Capitolo 8

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Aron's pov.
La porta si apre.
Elizabeth? Cosa ci fa lei qui?
-Coglione il progetto.- giusto.
-ti sta fulminando con lo sguardo- lo so.

"Non volevo interrompervi, io me ne vado."
Se fosse stata un'altra non mi sarebbe importato affatto, ma con Elizabeth non ci penso due volte a scaraventare giù dal letto Michelle e seguirla.
"Aspetta dove vai?" urlo raggiungendola e bloccandole un polso.
"Non voglio disturbarvi." dice sarcastica. "Ero venuta per fare il progetto, l'avevi detto tu alle sei da te, ma avendo altro a cui pensare," indica Michelle appena uscita dalla stanza. "Te ne sei dimenticato."
"No aspetta Elizabeth." "Michelle ci vediamo."
"No Aron. Sono mortificata di avervi interrotto, continuate pure, vi stavate così divertendo." Fa un sorriso più falso dei capelli della bionda e va via.

———

Elizabeth's pov.
-Ma sembravi una fidanzata gelosa-
Io? Ma per favore, figurati se io, gelosa puf.
Sono quasi arrivata a casa, sono in taxi e sto ascoltando la musica. Sto ripensando a ciò che è successo prima. Ovviamente non sono gelosa di un cretino, sono solo infastidita. Poteva avvisarmi, sarei stata a casa a leggere un libro o che ne so a mangiare.
Devo stare lontana da Aron Cooper, non so perché, però, succede sempre qualcosa che ci fa stare insieme.
Sfiga perenne. È anche il fratellastro di Jenni e il miglior amico di Taylor, le uniche persone con cui ho stretto amicizia.
Devo fare pure lo stupido progetto. Prima lo facciamo, meglio è e prima posso sbarazzarmi del ragazzo dagli occhi azzurro oceano. O almeno spero.

Dopo due ore di matematica con la professoressa Miller, chiedo una vacanza. È alta quanto una lattina di coca-cola, ha i capelli scalati e sembra indossi un casco.
Ha una voce così squillante e quando urla è capace che anche un sordo la senti.

Mi siedo su una panchina, accanto c'è un grande albero. I raggi del sole filtrano tra i rami, illuminando il mio viso.
Prendo un libro, ma la mia intenzione di leggere finisce quando un ragazzo si siede accanto a me. Percepisco il suo odore di menta fresco mischiato al tabacco della sigaretta che ha sulle sue labbra carnose.
"Che vuoi Aron?" Domando subito, non ho voglia di scherzare.
"Rilassati, ero solo venuto a chiederti scusa per ieri."
"Guarda che non mi interessa minimamente quello che fai. Non ci conosciamo e le poche volte che abbiamo parlato era per offenderci quindi non devi assolutamente darmi delle spiegazione." Rimaniamo due minuti in silenzio. Io faccio finta di leggere ma sono alla decima pagina da troppo. Non riesco a concentrarmi.
-Ci credo con quel ragazzo che ti ritrovi accanto è difficile concentrarsi.- Zitta tu.
"Ma non sto parlando." dice d'un tratto Aron.
"Che? Cioè non a te." Mi guarda confuso e sono sicura di essermi fatta rossa. Abbasso lo sguardo imbarazzata.
"Hai detto bene, non ci conosciamo. Forse ha ragione Dawson, questo progetto potrebbe aiutare a conoscerci meglio.
Io di te so solo che sei una rossa sbadata che vive sulle nuvole, che cammina come una pazza negli aeroporti, che entra nelle camere degli altri, che se solo la provi a sfiorare, diventa peggio di John Cena e che invece di fare uno stupido progetto preferisce pulire i cessi e lavare i piatti della mensa." Faccio per ribattere ma continua.
"Ma so anche che quando hai visto i miei disegni i tuoi occhi verdi si sono illuminati e non riuscivo a smettere di guardarli, che fuori sembri così fredda ma so che dentro nascondi un uragano di emozioni e che quando sorridi, mostrando le tue fossette, sei bellissima." Finisce il suo discorso è non so che dire, ha messo in subbuglio tutto. Non riesco a formulare una frase di senso compiuto. Mi ha chiamata pazza, aggressiva e sbadata e ha finito col dire che quando sorrido sono bellissima, ha capito ciò che provo in poco tempo che ci conosciamo, e ha notato i miei occhi verdi.

Una voce arriva alle nostre spalle, facendoci voltare di scatto. Aron sbuffa, di sicuro si aspettava una mia risposta.
"Allora ragazzi come procede il progetto?" il professor Dawson, tempismo perfetto.
"Ehm, si il progetto è..." Ma non faccio finire di parlare Aron che lo precedo.
"Professore il progetto è quasi terminato, stavamo appunto mettendoci d'accordo su quando continuare. Dobbiamo perfezionarlo soltanto."
"Perfetto ragazzi, a lunedì." Se ne va lasciandoci un'altra volta soli.
"Aggiungerei che sei anche una brava attrice." Alza la mano e gli batto il cinque. Quando le nostre mani si sfiorano, avverto una strana sensazione. E noto che per lui è lo stesso, ci guardiamo per qualche secondo, poi distolgo lo sguardo alzandomi dalla panchina, lui mi richiama.

"Allora amici?" domanda.
Gli faccio un sorriso e me ne vado.

Dopo che io e Aron abbiamo risolto, ci siamo messi d'accordo che ci vedremo domani a casa sua.
Mi butto a peso morto sul letto. Finalmente sono a casa!
Scendo le scale a due scalini non vedo l'ultimo e cado come una giraffa.
Ahia stupide scale. Ma non c'è nessuno?
Meglio. Vado in cucina prendo le patatine, ritorno in salotto, metto la musica sul mio telefono e sulle note di 'Shallow' ballo.
-beh se questo lo chiami ballare, Io sono Lady Gaga-
In effetti ballo come Taylor gioca a Tennis.

"I'm off the deep end, watch as I dive in
I'll never meet the ground
Crash through the surface, where they can't hurt us
We're far from the shallow now" canto imitando la voce della cantante, fallendo miseramente, quando ad un tratto la porta si apre rivelando la figura di mio padre con dei cinesi.
"In the shallow." L'ultima frase che riesco a dire.
"Elizabeth?" Trattengo una risata perché la situazione è davvero imbarazzante e mio padre vorrebbe prendere una pala e sotterrarmi in giardino.
"Ehm salve, stavo provando se le mie corde vocali funzionassero." I cinesi mi guardano scioccata.
"Non c'è bisogno di portarmi da un medico. Oggi i giovani di oggi pensano solo a far spendere soldi ai propri genitori. Io sono riduttiva papà." Gli do una pacca sulla spalla sorridendo.
"Io vado a dormire cioè a studiare, coniciuà" indico ai cinesi facendo un inchino e salgo le scale di corsa.

Nel destino ci credo  #Wattys2019Where stories live. Discover now