Capitolo 30

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Elizabeth's pov
Fortunatamente Aron non l'ho proprio visto, sono stata con Drake e Jenni mentre Taylor è rimasto con lui e un altro loro amico.
Adesso siamo in Hotel e tra poco andremo a Monmartre e a visitare la basilica del Sacro Cuore.
Cerco il mio cappotto ma non lo trovo da nessuna parte.

"Jenni tu l'hai visto?"
"Se non sbaglio è in camera di Drake, l'avrai lasciato lì."
"Va bene grazie, vado a controllare."
Il corridoio dell'hotel è davvero particolare perché una volta uscita dalla stanza c'è un piccolo spazio all'aperto e poi si prosegue verso altre camere.
Apro la porta per uscire dal mio lato e mi trovo Aron difronte che appena mi vede alza leggermente le sopracciglia. 
Ma perché sempre a me? Una sensazione strana nel petto s'impossessa dentro di me a vedere quegli occhi azzurri e quelle labbra perfette con il quale mi hanno toccata. Solo per gioco... mi ricordo delle sue parole e adesso riesco a vedere solo l'Aron di quando l'ho conosciuto. Freddo, stronzo e distaccato.

Si sposta verso sinistra e io faccio lo stesso, lui va a destra e contemporaneamente anche io.

Alza le mani, si ferma e mi lascia passare.
Si siede su un divanetto, prende una sigaretta dalla felpa, se la porta alle labbra, l'accende poi...
-Gli stai facendo l'identikit- Ringrazio la mia coscienza per avermi fatta ritornare alla realtà.

Ho trovato finalmente il cappotto e sto ritornando in camera.

Nuova missione: non incontrare Aron. Cammino come la pantera rosa, guardo a destra e sinistra e poi mi fermo di colpo perché Aron mi sta fissando. Missione fallita. Sbuffo. Penso abbia anche capito che speravo di non trovarlo. Invece è ancora seduto a fumare. Ha i capelli tutti scombinati, come al solito.
Mi metto diritta e faccio finta di niente. Ritorno in stanza e mi butto a peso morto sul letto!

"Va bene ragazzi ma vi concedo mezz'ora di tempo, poi dovrete ritornare all'Hotel." Il professore Dawson dopo essersi accertato che eravamo tutti presenti, se ne va insieme alla guida del posto.
Ci sediamo in un bar a Montmartre, il mio preferito, venivo sempre a studiare e nel contempo mangiavo le migliori crêpes della zona. È molto stile barocco, ha due sale, una giù e poi c'è questa.

"Elizabeth." Una voce familiare riecheggia nella stanza. Mi giro e lo vedo. Occhi azzurri, capelli color pece e baffi alla francese.
"Damien." Viene vicino e mi abbraccia.
L'ho conosciuto qualche anno fa in questo posto, il proprietario è il padre e aiuta la famiglia nelle mansioni del bar.
Gli racconto dei miei trasferimenti in giro per il mondo e dove sono adesso. Gli spiego perché mi trovo qui e anche lui mi racconta tutto quello che ha fatto negli ultimi anni.

Aron mi lancia costantemente occhiate fugaci ma faccio finta di niente.
"Non c'è nessuno qui? Ho fame. Cameriereee." dice sbuffando. La mia pazienza ha un limite e lui l'ha superato.
"Se non ti va bene questo posto, alzati e vattene, altrimenti stai zitto e non aprire bocca solo per dargli aria. Ah giusto,quasi dimenticavo che non sei abituato ad aspettare, quello che vuoi te lo prendi in tutti i modi, anche quelli più bruschi, ma tanto non ti interessa di niente e di nessuno." Sbotto furiosa e Taylor e Jenni si sono zittiti mentre Aron mi guarda negli occhi. Si alza e posa fortemente le mani sul tavolo.
"Ora basta!" Mi prende per il polso e mi trascina giù. Adesso sono attaccata al muro e tiene salde le mani ai lati della mia testa.
"Ora mi ascolti ragazzina. Mi hai stancata tu e quel francese perfettino, cosa credi che sia geloso?" Fa un ghigno.

"Ma-ma chi ti credi di essere?" Faccio una faccia schifata ma la vicinanza con lui mi porta ad assumere un linguaggio per niente intimidatorio. "Non tutto gira intorno a te. Non hai il diritto di dire o fare niente, perché tu non fai parte della mia vita. Mi hai capito? Ma con quale faccia tosta ti presenti così. Dio!"

"Ti piace quel tipo?" Mi guarda negli occhi.

Scoppio a ridere.
"Aron ma hai sentito cosa ho appena detto?" Scuoto la testa esasperata.
"Rispondi." Dice mentre fa un passo verso di me e adesso siamo troppo vicini.
"Non sei nella posizione di dare ordini e adesso spostati." Ma quanto è alto? Porto le mani su suo petto e lo spingo ma non si muove.
Fa un sorriso beffardo e io sbuffo sonoramente.
"Aron, ma mi lasci in pace per una buona volta? Non voglio vederti, ne parlare con te, lo capisci?"
Ad un tratto diventa serio e si sposta da me.
Faccio per andare ma mi blocca un polso facendomi voltare verso di lui. Mi guarda per una frazione di secondo, poi mi lascia e finalmente me ne vado. Lontana da lui.
Non lo capirò mai.

Nel destino ci credo  #Wattys2019Where stories live. Discover now