Bloom

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La campanella suonò stridula ed improvvisa fra le spesse pareti dei corridoi del liceo, spezzando l'atmosfera tranquilla e pacata che adagio accompagnava lo scorrere delle lezioni. Allo scoccare della lunga lancetta sul tanto atteso numero dodici, il quale sanciva così l'inizio del sospirato intervallo, Yoongi raccattò di fretta i suoi libri di testo e, gettando la sedia all'indietro con le ginocchia, provocando di conseguenza un fastidioso stridio lungo il pavimento, uscì dall'aula per immischiarsi - a suo malgrado - nella caotica folla che come lui si apprestava a raggiungere il cortile per inalare, dopo estenuanti e noiose lezioni, una sana boccata di aria fresca.

Nonostante quell'attimo fosse inevitabile, Yoongi odiava il cambio dell'ora più di qualsiasi altra cosa al mondo. Una moltitudine di persone raggruppate in uno spazio oblungo che non faceva altro che dilettarsi in chiacchiere da bar e gossip - per la maggior parte delle volte - del tutto inutili ed infondati. C'era chi correva dritto verso la mensa, gruppi di studio pronti a raggiungere la biblioteca e coppiette separate da sole due ore di matematica che ritrovate giacevano invece appoggiate ai muri a scambiarsi effusioni e baci di appagata mancanza.

Yoongi fece slalom fra una cheerleader ed un insegnate, un membro del club di scienze ed un giocatore di football, e con lo sguardo perso fra le mattonelle bianche e geometriche del pavimento lurido, si apprestò a raggiungere la piccola anta rossa, nel mezzo di una lunga schiera, di quel che poteva definire essere il suo armadietto personale. Inserì la combinazione del lucchetto, non altro che la sua noiosa data di nascita messa al contrario, ed una volta aperto gettò all'interno i libri della lezione appena trascorsa recuperando in cambio, da un angolo del piccolo ambiente lattato, un pacchetto di sigarette che furtivo infilò nella tasca posteriore dei jeans.

Fra un tiro nel bagno della scuola ed un altro fatto insieme a Namjoon, il pallido ragazzo aveva scoperto che il fumo era l'unica cosa che - in quel periodo - riusciva a calmare alla perfezione i suoi nervi a fior di pelle. Come un anestetizzante su una ferita dolente, acqua gettata sul fuoco, Yoongi riusciva a trovare pace ogni qual volta leggeri strascichi di fumo grigio e saturo di nicotina venivano inalati dai suoi polmoni ed espirati invece dalla sua bocca. C'era qualcosa che lo tormentava, da lì a qualche mese. Qualcosa di nuovo, un tornado che aveva colpito d'improvviso la sua vita, e che Yoongi temeva non sarebbe stato in grado di far fronte. Qualcosa che aveva un nome, un bellissimo volto, e che il ragazzo vide avvicinarsi con una furia stampata in viso, non appena l'anta dell'armadietto fu chiusa.

Kim Taehyung gli si parò davanti in tutto il suo splendore, con i pantaloni della tuta che morbidi gli fasciavano le gambe snelle e una fascia di spugna sulla fronte che teneva lontani dalla fronte ciuffi di capelli grigi ormai arricciati. Yoongi intuì che il ragazzo aveva da poco terminato il suo allenamento nella pista di atletica leggera e che, nonostante i vestiti sgualciti e goccioline di sudore ancora visibili sul suo collo, non era mai stato più bello di così.

"Mi stai evitando" sentenziò Taehyung con le braccia incrociate strette al petto, lo sguardo fisso nei suoi occhi scuri, aspettando impaziente che Yoongi dinanzi a se proferisse parola.

"Non è vero", rispose lui afferrando lo zaino e indossandolo cadente su di una spalla.

Taehyung accennò un sorriso nervoso, "Mi stai chiaramente evitando e voglio sapere cosa c'è che non va"

"Non c'è niente che non va Taehyung, gira a largo"

"Adesso e così che fai ? Ficchi la lingua in bocca alle persone e poi quando ti stufi le molli lì senza spiegazione ?"

Il maggiore alzò gli occhi al cielo e, bruscamente, senza dare il minimo cenno di risposta al ragazzo dai capelli grigi, girò i tacchi dall'altro lato cominciando a camminare impassibile lungo il corridoio affollato. Yoongi non dava mai peso a tutto ciò che gli altri studenti diffondevano tra quelle mura, soprattutto se questi erano frivoli gossip scambiati in momenti di pura noia atti a dare brio invece ad una giornata monotona. Era per tale motivo che rifiutava categoricamente di credere a quelle voci insistenti secondo cui affermavano Taehyung fosse il padre del bambino che Jimin portava in grembo. Dopo però averli osservati per lunghi giorni, lì a pranzo, come Taehyung imboccava Jimin preoccupandosi così mangiasse, durante gli allenamenti, e quanto affetto e premura quest'ultimo aveva verso la piccola e abbozzata pancia, Yoongi non potè fare a meno di pensare che forse sotto sotto quelle voci avevano una radice di verità.

Strawberry & Cigarette ✧ JikookWhere stories live. Discover now