폭로

1.2K 134 69
                                    


"Minho hyung!" lo accolse un ragazzo biondo, dal viso delicatamente costellato di lentiggini, "finalmente sei arrivato, non ci speravo più"

"Ciao Felix" lo salutò Minho, abbracciandolo, "scusa, c'era traffico" mentì; le strade, stranamente, erano libere, ma quella fu la scusa più vicina alla realtà che a Minho venne in mente per giustificare il suo ritardo di quasi mezz'ora.

"Capisco" sorrise il più piccolo dei due, "beh, ora posso tornare a bere" lo avvisò Felix, scomparendo.

Minho, rimasto solo, si guardò intorno; erano presenti già gran parte degli invitati, tutti ragazzi appartenenti alle famiglie più altolocate della Corea del Sud, come la sua, del resto.

Iniziò un lungo giro di saluti, nel quale Minho saltò da un ragazzo all'altro, stringendo la mano ad ognuno di loro e ringraziandoli per la loro presenza.

Si rese conto che maggior parte di loro non sapeva nemmeno il nome, e ne ignorava la famiglia di appartenenza.
Per lui erano tutti uguali.

Quando finì questo girone infernale di baci, abbracci e strette di mano, Minho si diresse al tavolo dell'alcol, dove era sicuro di trovare il suo migliore amico Felix.

"Minho, eccoti" disse il minore, mandando giù ciò che stava bevendo, "vuoi?" e gli offrì un bicchiere di birra, o almeno, a Minho sembrò quella.
Il maggiore scosse la testa, lui beveva solamente ed esclusivamente champagne di marca.

"Un bicchiere di Brut Rose" ordinò Minho al cameriere, il quale glielo porse sorridendo.

"A te!" gridò Felix, facendo scontrare il suo bicchiere con quello di Minho, dal quale quest'ultimo iniziò a farsi scivolare in gola il liquido frizzante e alcolico.

Minho svuotò il bicchiere in una sola volta e, come finì, se ne fece versare altro. Continuò così finché Felix non lo fermò, preoccupato che il suo amico potesse andare in coma etilico.

"Sai una cosa? credo che andrò al bagno" disse Minho, "ci metto un attimo. Aspettami qui" Felix annuì.

Minho era in piedi davanti al water, quando gli venne in mente di non aver chiuso la porta a chiave. Iniziò a sperare che nessuno la aprisse ma, come se qualcuno potesse leggergli nella mente, sentì la maniglia muoversi.

"Ma che cazzo" imprecò Minho, riallacciandosi svelto la cerniera dei pantaloni, e girandosi verso la porta, dalla quale stava entrando una ragazza.

Minho la guardò; non si ricordava il suo nome ma, a differenza degli altri, era a conoscenza del fatto che fosse figlia di un importante impresario di Seoul.

"Oh, scusami Minho" biascicò lei, appoggiandosi al lavandino di granito per non perdere l'equilibrio. Era ubriaca.

"Non si usa più bussare?" chiese Minho scontroso, la ragazza si mise a ridere.
"Scusami, dovevo vomitare" spiegò lei, il ragazzo fece un'espressione disgustata.

"Ma ora sto meglio" disse lei, cominciando a muovere dei lenti passi verso Minho, il quale invece indietreggiava.

"Sei proprio bello" sussurrò, una volta arrivata a pochi centimetri dal viso di Minho. Il ragazzo rimase immobile, non riusciva a compiere un movimento, il suo corpo era come pietrificato.

La ragazza approfittò della sua situazione, posizionando la sua mano sul basso ventre di Minho. Rimase confusa quando notò la mancanza di un'erezione da parte del ragazzo.

"Ma che cazzo fai!" la spinse via Minho, facendola andare a sbattere contro la vasca da bagno.
"Tu che cazzo fai, sei impazzito?! Potevo farmi seriamente male" urlò lei, cercando di rialzarsi da terra.

"Mi dispiace" sussurrò Minho, rendendosi conto solo ora della gravità dl suo gesto, "ma non posso farlo"

"Come non puoi!" urlò lei esasperata, "sai quanti ragazzi pagherebbero per essere al tuo posto?" Minho annuì, "e allora, se lo sai, perché non puoi"

"Mi piacciono i ragazzi" ammise Minho, la ragazza ebbe un sussulto, "i ragazzi?"
"Sì, i ragazzi" ribatté Minho, "sono gay, in caso tu non riuscissi a comprendere"

Gli occhi della ragazza si inumidirono, si allontanò velocemente da lui, imboccando l'uscita del bagno in fretta. Minho la seguì, ma si bloccò quando vide ciò che gli si parò dinanzi.

Sua madre, che era appena entrata in casa accompagnata da Sebastian, bloccò la ragazza per un braccio, chiedendole perché stesse piangendo.

"Suo figlio è uno stronzo" rispose, muovendo il braccio per liberarsi dalla presa della donna, "è stronzo e gli piace farselo succhiare dai ragazzi!" gridò con disprezzo, prima di uscire e allontanarsi dall'imponente villa.

Minho, che nel frattempo era arrivato a metà scalinata, e aveva assistito alla scena da lì, rimase immobile a fissare sua madre, la quale non accennava ad abbassare lo sguardo.

La donna si limitò a salire le scale fino a raggiungere suo figlio. Si fermò un gradino più in basso rispetto a quello di Minho.

"Ha detto la verità?" chiese, gli occhi lucidi. Il ragazzo annuì, oramai non aveva più senso continuare a scappare ogniqualvolta gli si presentasse quel problema.

Lei non disse nulla di rimando ma, prima di andarsene, diede uno schiaffo sulla guancia di Minho. Il ragazzo la osservò scendere le scale e andarsene.

Mentre massaggiava la parte dolorante, sul suo viso comparve un'espressione confusa; i suoi genitori non l'avevano mai sfiorato e, ora, si sentiva strano perché era successo. Per la prima volta, da quando era nato, aveva ricevuto una sberla da parte di sua madre.

Nella grande sala bianca di marmo cadde il silenzio, alcuni ragazzi iniziarono ad andarsene. Felix raggiunse il suo amico, il quale era scoppiato in un pianto silenzioso, accompagnato da Sebastian.

"Ehi Minho, tutto bene?" chiese, poggiandogli una mano sulla spalla. Minho alzò il viso per poter guardare il suo amico negli occhi, "Lix, devo tornare a Las Vegas. Adesso" disse.

"Perché?" chiese il biondino, non riuscendo a capire le intenzioni del maggiore.

"Ho conosciuto un ragazzo, devo andare da lui" spiegò Minho, mentre scendeva la scalinata due gradini alla volta. Sebastian e Felix lo seguirono, riuscendo a tenere il suo passo.

"La festa è finita" dichiarò Minho ad alta voce, attirando l'attenzione dei pochi ragazzi ancora presenti, "ci si vede in un'altra vita" e congedò tutti gli invitati.

"Sebastian, ho bisogno che tu mi porti in aeroporto" Minho si rivolse al suo maggiordomo, il quale scosse la testa, "signorino, devo riportare i vostri genitori a casa"
"E allora accompagnali e poi passami a prendere, ti aspetto qui" gli disse Minho.

Sebastian continuava a non sembrare convinto, "ma, signorino, il jet non è di sua proprietà"
"Ti prego, fallo per me" lo implorò Minho, e l'uomo accettò, uscendo di casa.

Quando sentirono il rumore della limousine partire, Minho si girò verso Felix, il quale lo fissava sorridendo.
A Minho non piacque quella sua espressione.

"Che c'è?" chiese, impaurito dalla risposta che avrebbe ricevuto dal suo amico.

bet on me ; minsung #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora