다실

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Un colpo improvviso alla porta fece destare Jisung, il quale aveva da poco preso sonno.

Scostò lentamente le lenzuola dal suo corpo e si tirò su sui gomiti.

Fissò la porta in legno della camera, per poi posare lo sguardo su Minho, che continuava a dormire profondamente.

Sul suo viso un'espressione tranquilla.

Un secondo colpo fece sobbalzare il minore, il cui corpo venne attraversato da una scarica di brividi.

Fece un sospiro profondo e, dopo aver contato fino a cinque, si alzò in piedi.

Il contatto con il pavimento freddo lo fece rabbrividire, improvvisamente si sentì raggelare.

Assonnato, ma con il cuore in gola per la paura, si diresse verso la porta, alla quale avevano bussato una terza volta nel frattempo.

La sua mente venne pervasa da mille ipotesi su chi potesse esserci lì fuori ad aspettarlo e su che cosa avrebbe potuto chiedergli.

Girò la chiave nella serratura e aprì.

"Oh, Yoongi hyung, sei tu" pronunciò con tono sollevato quando il ragazzo gli apparve di fronte, "successo qualcosa?"

Yoongi aveva gli occhi arrossati contornati di un violetto chiaro e indossava una maglietta nera stropicciata che gli arrivava fino alle ginocchia pallide e non oltre.

Così, sembrava ancora più minuto di quanto non lo fosse già.

"V ci deve parlare" lo avvisò, sistemandosi i capelli chiari arruffati, "tra un quarto d'ora vi voglio nella saletta del thè" e, senza aggiungere spiegazione alcuna, si allontanò.

"Chi era?" domandò Minho sbadigliando, quando Jisung si chiuse la porta alle spalle, "era Yoon?"

Jisung annuì, "sì, era lui, mi è sembrato abbastanza assonnato"

"Cosa ti ha detto?"

"Tra quindici minuti dobbiamo scendere" gli rispose, sedendosi accanto a lui sul letto scomodo.

"Uh, colazione?" gli occhi arrossati di Minho parvero ingrandirsi, ma vennero riportati alla loro grandezza naturale poco dopo dalle parole del più piccolo che gli spiegarono la vera motivazione.

"E io che volevo mangiare" si lamentò Minho, rigirandosi nelle lenzuola e facendo sollevare un sottile strato di polvere. 

"Il cibo è sempre il tuo pensiero fisso" lo riprese Jisung, "e, ti prego, stai fermo che alzi la polvere"

"La polvere?" ripetè confuso il maggiore, muovendo delicatamente un lenzuolo; della polverina grigia prese ad aleggiare in aria, Minho la guardò disgustato.

Jisung lo fissò per qualche istante sorridendo, Minho era così buffo e impacciato certe volte.

"Ragazzi, muovetevi!" la voce di Yoongi attraversò le pareti, ricoperte da una carta da parati rosata, ed arrivò dritta alle orecchie di Jisung e Minho, che si guardarono sorridendo.

"Dai, o faremo tardi" si alzò in piedi il più piccolo, iniziando a recuperare i vestiti sparsi per la stanza.

Quando raccolse la sua maglietta, la sbatté un poco, e l'indumento rilasciò una quantità preoccupante di pulciscolo.

Jisung arricciò il naso e starnutì.

"Guarda il lato positivo, se non ci ammaliamo adesso che abbiamo inalato tutta 'sta merda, non ci ammaleremo più" ragionò il maggiore.

Il più piccolo lo osservò con l'espressione di chi oramai ha perso le speranze, ma il leggero sorriso di Minho lo fece scivolare in una lieve risata.

"Sei figlio di miliardari, hai sempre vissuto nel lusso, e adesso guardati" rise Jisung, sistemandosi la frangia lievemente mossa sulle punte, "non ti fa strano?"

"Intendi vivere sul serio? No, non mi fa strano, anzi" gli occhi di Minho si illuminarono e regalò uno dei suoi sorrisi più sinceri a Jisung.

"A volte mi dimentico che fai parte della famiglia Lee" ammise Jisung, sperando di non aver toccato un tasto dolente.

"Anche io e, sinceramente, mi sento meglio se non vengo correlato a loro" rispose Minho, cogliendo l'altro di sorpresa.

"Ma è la tua famiglia, dopotutto..." sussurrò Jisung, ripensando alla sua di famiglia, ormai distrutta.

"Sì, hai ragione, ma... a volte, semplicemente, è meglio così, fidati" chiuse il discorso Minho.

La stanza scivolò in un silenzio scomodo, Jisung finse un colpo di tosse per cercare di abbattere quel muro.

Minho capì la sua intenzione e gli domandò come avesse dormito; il più piccolo rispose che, tutto sommato, era riuscito a riposarsi contrariamente da ciò che pensava.

"Yoongi hyung ci ammazzerà" commentò Minho, dopo aver letto l'ora sul quadrante del suo orologio.

Il ragazzo osservò per una manciata di secondi l'oggetto; gliel'aveva regalato sua madre quella mattina al casinò. Le sue iniziali, LM, brillavano al centro.

Senza preavviso gli scese una lacrima, ripensando al dibattito avuto con Jisung meno di un minuto prima.

Stava scappando da loro ma, in fin dei conti, erano i suoi genitori, erano la sua famiglia.

Stava facendo la cosa giusta?
Lasciare coloro che gli avevano donato la vita per colui che sembrava essere l'amore di quest'ultima?

Era davvero la cosa giusta?

Prontamente asciugò via le lacrime e Jisung non parve accorgersene.

"Dobbiamo scendere, siamo in ritardo" il tono del più piccolo era preoccupato, "staranno tutti aspettando noi due"

Minho annuì e, insieme, si diressero al piano di sotto.

I gradini di legno scricchiolavano sotto alle scarpe dei ragazzi, provocando rumori poco rassicuranti.

Jisung temette che si potessero frantumare da un momento all'altro sotto al suo peso. 

Quando giunsero dinanzi ad una porta in stile vittoriano sulla quale vi era dipinta la scritta Tea Time, capirono di essere arrivati a destinazione.

Bussarono e, senza attendere una risposta dall'interno, entrarono.

"Oh, eccovi, pensavamo ci aveste dato buca per scopare" disse con tono sarcastico Yoongi, osservandoli con uno sguardo provocatorio.

"Yoon, guarda che non tutti pensano a scopare, a differenza tua, che pensi solamente a quello" lo riprese a tono Taehyung, il quale ricevette un lieve sorriso da parte di Hoseok.

"Dai, venite" vennero invitati da quest'ultimo a prendere posto, "e servitevi pure" disse, riferendosi alle alzatine stracolme di dolciumi e alle teiere fumanti.

Si sedettero accanto ad un Jeongguk assonnato ed impegnato ad inzuppare i biscotti nel suo thè ai frutti di bosco, e accanto ad un Jimin eccessivamente truccato per il contesto. Le sue piccole mani stringevano un croissant ripieno alla crema.

Il silenzio, interrotto solamente dal rumore dei sorsi di Yoongi alla sua cioccolata calda, durò alcuni secondi, prima che Taehyung portò tutta l'attenzione dei presenti su di sé battendo il palmo della mano sul tavolo.

"Sarò veloce e arriverò dritto al dunque" iniziò a parlare, la voce leggermente instabile, "non mi piacciono i giri di parole"

Prese un respiro profondo e, dopo aver compiuto un contatto visivo con tutti i ragazzi seduti, pronunciò una frase che fece gelare il sangue nelle vene di questi ultimi.

"Credo che potremmo morire da un momento all'altro"

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