Jimin quando rientrò in casa si trovò in salotto Hoseok insieme a Yoongi e Taehyung, che chiacchieravano tranquillamente - il ragazzo dai capelli arancioni avrebbe voluto scomparire velocemente in camera sua, ma sfortunatamente venne visto da Tae, che senza pensarci gli fece segno di raggiungerli, facendolo imprecare a mezza voce.
«Hai visto chi è venuto a trovarci!?» mormorò Yoongi con un sorriso e Jimin incrociò lo sguardo con Hobi, sperando che non dicesse nulla del loro incontro di quel pomeriggio o almeno non del fatto che fosse scappato a gambe levate.
«Ciao Hobi Hyung, come mai qui?» sussurrò incrociando le braccia al petto e Hoseok rise divertito.
«Abbandona quell'atteggiamento per favore, sono qui solo perché una compagnia di Seoul mi ha assunto, tra l'altro la stessa dove lavora Hyuk-ah» spiegò con un sorriso Hobi e Jimin si sentì un po' in colpa per aver subito pensato al peggio - d'altronde una volta erano molto legati, era sempre stato il fratellino minore di Yoongi e Hobi, lo avevano preso sotto la loro ala protettiva e lui aveva ferito entrambi, chi più chi meno.
«Ma, sono qui anche per convincerti a tornare a ballare e nessuno mi impedirà di farcela, nemmeno quel ragazzino che avevi al seguito oggi.» sussurrò indurendo lo sguardo e Jimin si avvicinò minaccioso al suo Hyung.
«Kookie non c'entra nulla con le mie scelte! È solo il mio ragazzo!».
A quelle parole Hoseok sgranò gli occhi sorpreso e gli altri due presenti nella stanza si alzarono in piedi all'improvviso.
«IL TUO RAGAZZO!? GRAZIE! FINALMENTE GLIELO HAI CHIESTO!».
Taehyung sembrava una ragazzina, stava urlando e saltellando sul posto, mentre Yoongi lo fissava orgoglioso: il suo fratellino stava crescendo.
«Smettetela di fissarmi in quel modo! È imbarazzante!» sbottò Jimin nascondendo il volto fra le mani, arrossendo inevitabilmente e Hobi si alzò in piedi per posare una mano fra la sua chioma arancione.
«Chim, voglio solo chiarire e voglio che tu sia felice, dammi la possibilità di convincerti.»
Quelle parole fecero cadere nuovamente il silenzio nella stanza; Yoongi fissava Hoseok speranzoso - più tardi avrebbe dovuto spiegare a Tae di essere stato lui ad aver chiamato Hobi ed avergli chiesto di venire per aiutare Jimin, ormai stufo di vedere il suo fratellino intento a rinunciare ogni giorno di più alla sua passione.
«No, non balleró più: ne abbiamo già parlato.»
Yoongi sospirò e poggiò la fronte contro la spalla di Tae, che gli avvolse la vita velocemente.
Entrambi sapevano che sarebbe stata dura, ma alla fine ce l'avrebbero fatta: Jimin doveva tornare a ballare.«Chim, tu hai talento! Non puoi buttare al vento tutto quanto, hai solo bisogno di allenarti, all'inizio gradualmente per non sforzarti troppo, ma anche i medici hanno detto che puoi riprendere.»
Jimin scosse il capo, il panico che pian piano si faceva strada dentro di lui: sarebbe caduto di nuovo, non sarebbe più stato in grado di muoversi oltre che ballare e probabilmente si sarebbe trovato solo.
Chi avrebbe voluto al fianco una persona che non sapeva fare niente da solo? No, lui non voleva rischiare di finire in quella situazione, non poteva permetterselo.«Chim, dammi la possibilità di convincerti.» imploró Hobi e Jimin si sentì in colpa per l'ennesima volta.
«Mi dispiace, ma io non voglio più saperne niente.» sussurrò ormai con gli occhi lucidi e prima che potessero aggiungere altro il ragazzo lasciò l'abitazione: sapeva di aver appena salutato Kookie, ma aveva bisogno di lui in quel momento.
---
«Kookie, sono io ... Posso salire?».
Jungkook aprì il portone in fondo alle scale e attese che arrivasse al suo piano, era preoccupato perché si erano salutati più o meno un'ora prima e Jimin sembrava che stesse piangendo.
«Che succede?».
Jimin non gli rispose, ma semplicemente avvolse le sue braccia intorno al suo busto e poggiò il capo contro il suo petto, mentre calde lacrime inumidivano la maglietta del minore.
Poteva essere una cazzata per tutti gli altri, ma per Jimin la danza era stata la sua vita per così tanto tempo e ora era condannato a soccombere sotto le sue paure.«Jiminie, mi sto preoccupando.» sussurrò Kookie, che lentamente arretrò per entrare in casa e chiudere la porta dietro le spalle del ragazzo fra le sue braccia.
«Io non posso, Kookie.» mormorò fra i singhiozzi e Jungkook sentì il cuore stringersi in una morsa.
«Va tutto bene, va benissimo così: se non puoi, se non vuoi ... Non ha importanza.» sussurrò fra i suoi capelli e Jimin alzò gli occhi per intrecciarli con quelli di Jungkook.
«Kookie, io-».
Il ragazzo non lo lasciò finire che si fiondò sulle sue labbra, assaggiandone il sapore dolce e coinvolgendo subito il maggiore in un bacio più passionale, cercando di fargli capire che lui fosse lì per lui e che ci sarebbe stato per sempre, non gli importava del resto, voleva solamente che Jimin fosse felice, anche se questo volesse dire prendere il primo aereo e scappare da qualsiasi altra parte.
Perché per Jungkook c'era soltanto Jimin.