Prologo - Quasi formiche

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La situazione... difficile da spiegare come si sia arrivati fin qui. Ognuno è arrivato qui nel suo modo, ma ci sono ovviamente dei fatti che hanno portato la realtà che tutti conoscevamo ad essere il passato; un passato che ormai molti hanno dimenticato e che alcuni ancora sognano ad occhi aperti. Eppure quanto tempo è passato? Probabilmente un anno, o poco più; era Estate, o comunque non faceva più freddo, per fortuna. Se tutto fosse precipitato in Inverno... bè, sarebbe rimasto ben poco da raccontare. Questo è uno dei fatti.

Non si può dire che l'umanità sia stata presa alla sprovvista. Quando un bambino decide di distruggere un formicaio, per le formiche l'apocalisse, la catastrofe, chiamatela come volete, arriva, senza preavviso - anche volendo le formiche non capirebbero e non potrebbero seguire, per quanto organizzate, le indicazioni per un piano di evacuazione - e si porta via tutto e tutti. O quasi.

E allo stesso modo gli uomini rimasero quasi inermi, la diffusione di questa merda fu più veloce di qualsiasi TG, esercito, piano di evacuazione o chissà che e come uno tsunami investì tutto e tutti. O quasi.

Allo stesso modo, l'umanità nel suo insieme, non ha capito, ha assistito a ciò che stava succedendo ed ha reagito in modo disordinato, chi scappando (dove?), chi provando a combattere (cosa e come?) e chi semplicemente aspettando di essere preso, come un cervo abbagliato, paralizzato e terrorizzato dai fari della macchina che sta per travolgerlo.

In un contesto di quasi morte quasi totale ritenere una fortuna che per molti la fine fu quasi immediata potrebbe risultare banale, ma per i sopravvissuti, le eccezioni che rendono necessari alcuni di quei "quasi", quella fu una vera fortuna: alcuni secondi, o minuti, o per i meno fortunati tra i fortunati alcune, poche, ore di dolore e terrore e agonia, e poi la fine. Come detto non fu una morte, ma una trasformazione, un cambiamento: quella che in molti chiamano anima, altri coscienza, altri ragione, venne disarcionata e al suo posto salì in sella qualcosa di nuovo, di animalesco, ottuso ed affamato. Come prevedibile, fu l'uomo stesso a determinare la sua quasi totale estinzione: un copione scontato e già visto in tutte le salse, ma inconsciamente tutti sappiamo che il destino dell'uomo è l'autoeliminazione. In questo caso però la fine fu determinata e definita a tavolino, tutto ciò che è successo è stato pianificato ed eseguito a regola d'arte. Ma siccome ad eseguire questo piano sono stati degli esseri umani, alcuni di questi hanno seguito un altro istinto primordiale affine all'autoeliminazione, l'autosabotaggio. I film e i romanzi ci hanno abituato a vedere la variabile "uomo" come la chiave per la soluzione di problemi altrimenti irrisolvibili: l'uomo diventa eroe. Ma esiste un'altra faccia di questa medaglia, quella misera, stupida, o vanagloriosa, quella che con il termine umanità intende rappresentare una qualsiasi debolezza. Un piano perfetto, infallibile, calcolato passaggio dopo passaggio, perde di solidità ed efficacia se si introduce la variabile "uomo". Ed anche in questo caso, la debolezza umana, o meglio l'umanità intesa come debolezza, renderà imperfetto un piano che sulla carta era infallibile.

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