Chapter 44

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1 anno prima.
Eloise.

"Scusami..." aveva borbottato Peter. Il suo volto era stanco e lo ero anche io, non solo della serata, ma anche dei suoi continui sbalzi d'umore.

"Lascia perdere" gli dissi scocciata e mi voltai di nuovo a guardare la strada.

Poco dopo arrivammo a casa di Peter fortunatamente. Non ci ero mai stata e tanto meno avevo mai conosciuto i suoi genitori.

Bel modo di presentarmi ai suoi... pensai.

Guardai la casa dall'esterno per qualche istante prima di uscire dalla portiera. Era una villetta a schiera di mattoni rossi ad un solo livello. C'era un piccolo garage sulla destra e un ingresso molto modesto. Le luci erano accese: i suoi erano ancora svegli evidentemente.

Perfetto!

Uscii dalla macchina insieme a Sam e aprii la portiera del passeggero. Sam mi raggiunse e aiutò Peter ad uscire dalla macchina.

Richiusi la portiera e misi un braccio attorno alla vita di Peter per aiutarlo a camminare insieme a Sam.

"Posso camminare anche da solo..." borbottò lui.

"Sì certo..." lo schernì Sam.

Ci avvicinammo all'ingresso e Sam suonò il campanello.

"Ho le chiavi" disse Peter.

"Non ho intenzione di infilare le mani nelle tue tasche dei pantaloni pieni di vomito" rispose Sam stanco. Chissà quante volte lo aveva dovuto riaccompagnare a casa in quelle condizioni.

Sam mi aveva parecchio destabilizzato con i discorsi che mi aveva fatto quella sera e più la serata andava avanti e più mi convincevo che Peter non era per niente il tipo di ragazzo che immaginavo. Era un dannato.

"Non sono pieni di vomi..." inziò ad alzare la voce contro Sam e a sbraitare da vero imbecille quando la porta si aprì.

"Oh signore! Di nuovo! Peter ma che ti dice il cervello?!" Una bella donna, alta e slanciata comparve dietro la porta con un'espressione contrariata sul volto. Mi colpì la sua somiglianza con il figlio.

Aveva dei bellissimi lineamenti identici a quelli di Peter. I suoi zigomi erano alti e scolpiti e le labbra rosee e carnose. Aveva i capelli ricci sciolti e degli occhi marroni con lo stesso taglio di Peter, ma il suo sguardo era decisamente molto più dolce di quello del figlio.

"Mamma ti prego non mi stressare" borbottò lui.

"Entrate ragazzi!" Ci fece passare mentre sorreggevamo Peter.

"Grazie Sabrina" rispose Sam cordialmente.

"Mettetelo sul divano" disse Sabrina andando verso quella che doveva essere la cucina. La casa era molto modesta e sembrava anche molto piccola, ma era colma di roba, i mobili erano tutti anni 70' e c'erano libri e dischi sparpagliati per tutta la casa.

Sabrina dava l'idea di essere una persona molto eccentrica.

Ci avvicinammo con Peter vicino al divano e lui ci si gettò sopra a mo' di sacco di patate.

"Che ha bevuto?" Ci chiese sua madre tornando in salotto con un bicchiere d'acqua.

"Birra... più che altro" rispose Sam.

Sabrina allungò il bicchiere verso Peter, sembrava preoccupata. Quale madre non lo sarebbe stata a ritrovarsi un figlio così incosciente?

"Non ne ho bisogno" borbottò e provò ad alzarsi in piedi.

Barcollò un po'.

"Devi vomitare ancora?" Chiese Sam.

Oh no, basta... non ne posso più di vederlo sboccare. Ripensandoci mi rivennero su i conati.

"Sto benissimo!" Farfugliò e gli diede una spallata facendo per andarsene.

"Dove vai?" Sua madre chiese stanca. Era esasperata, lo eravamo tutti.

"Lasciatemi in pace!" Gridò di colpo facendomi sobbalzare.

"Ho solo mal di testa, andatevene! Lasciatemi stare!" Non si voltò neanche a guardarci era troppo intento a uscire da quella stanza senza cadere.

"Diventa intrattabile quando ha l'emicrania" Sabrina commentò sottovoce appoggiando sul tavolino davanti al vecchio televisore il bicchiere d'acqua ancora pieno.

"E dov'è la novità?" Sam si lasciò cadere sul divano. Sembrava a suo agio in quella casa, doveva averci passato molto tempo. Era anche molto in confidenza con Sabrina.

Peter a quel punto aveva lasciato il salotto, diretto probabilmente in camera da letto. Mi chiedevo se sarebbe stato in grado di raggiungerla senza cadere o farsi male.

"E tu chi sei? Non ti ho mai vista!" Sabrina mi rivolse un sorriso.

La guardai un po' a disagio.

"Oh mi scusi signora Andrews..." stavo per presentarmi, ma Sam sghignazzò interrompendomi. Sembrava divertito e mi voltai a guardarlo.

"Sabrina" disse Sam "puoi chiamarla benissimo Sabrina, vero?" Chiese conferma a lei.

"Sì cara, questi qui sono tutti i miei figli adottivi" alzò gli occhi al cielo esasperata. Si stava riferendo probabilmente al resto dei Peter's machine.

"Oh" sorrisi "d'accordo, comunque è un piacere... io sono..." venni interrotta.

"Eloise!" Peter urlò chiamandomi dall'altra stanza.

Il mio cuore perse un battito e mi voltai di scatto verso il corridoio verso cui si era diretto Peter.

"Cosa..." tentennai.

"Eloise!" Chiamò ancora. Mi voltai a guardare Sam e lui sollevò le spalle sorpreso quanto me.

"Io..." guardai Sabrina sperando mi dicesse lei cosa fare.

"Ah quindi sei tu Eloise!" Intrecciò le braccia al petto e mi scrutò con un mezzo sorrisetto nascosto che non riuscivo molto bene a decifrare.

"Cosa devo fare?" Balbettai ancora preoccupata.

"Elle!" Era insistente. Io non sapevo come comportarmi.

"Va' da lui" disse lei sorridente. Chissà che pensava! Ma sicuramente non sapeva che avevamo litigato abbastanza pesantemente per metà della serata.

"Dai, coraggio" mi incitò e con il capo mi fece un cenno verso il corridoio.

"Elle!" Sembrava si stesse agitando.

"La sua stanza è la prima sulla destra" disse Sabrina invitandomi ad andare da lui.

Presi il mio coraggio in mano, percorsi il corridoio e bussai alla sua camera da letto.

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