Chapter 55

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1 anno prima.
Eloise.

Stavo uscendo dall'aula di Letteratura e stavo pensando al nuovo compito che ci aveva affidato il professore. Mi aveva detto che si aspettava un ottimo risultato da me. A lui piaceva molto il mio modo di scrivere, ma la verità è che la maggior parte delle volte non sapevo cosa stessi dicendo.

Devo scrivere una relazione su Orgoglio e Pregiudizio e sono solo a metà libro e devo anche esercitarmi per il test di Biologia e...

Tenevo stretti i libri al petto e camminavo tenendo la testa basta e la mente soprappensiero. Andai a sbattere contro qualcuno e feci cadere i miei libri per terra.

"Grandissima idiota!" Mi insultai da sola abbassandomi per raccogliere tutto.

"Hai la testa fra le nuvole?" Alzai lo sguardo e affogai nelle sue pozze nere. Ero andata a sbattere contro Peter, che si era piegato per aiutarmi a raccogliere la mia copia di Orgoglio e Pregiudizio.

"Sei tu..." bofonchiai.

"Stavo venendo a cercarti" disse poi.

Mi rialzai in piedi.

"Grazie" presi i libri che mi porse e ci mettemmo a camminare lungo il corridoio fianco a fianco.

"Perché mi cercavi?" Chiesi.

"Ti serve un passaggio?" Mi domandò passandosi una mano tra i capelli spettinati.

"Prendo l'autobus... non preoccuparti, oggi non abbiamo le prove" risposi. Solitamente andavo in macchina con lui o con Sam quando dovevamo provare col gruppo a casa di Josh, ma quel giorno ci eravamo concessi una pausa e io ne avrei approfittato per pensare a quella maledetta relazione su Jane Austen.

"Lo so... in realtà volevo parlarti in privato di un paio di cose e beh... potrei farlo mentre ti riaccompagno a casa" spiegò.

L'idea che Peter volesse parlarmi mi mandò un attimo in agitazione, ero presa dalla curiosità di sapere cosa dovesse dirmi e dal batticuore che mi veniva pensando che sarei rimasta in macchina da sola con lui. Di solito c'era sempre qualcuno, ma adesso voleva parlarmi in privato. L'ultima volta che eravamo rimasti da soli era stato quando mi aveva accompagnato alla festa di Cristina.

"È successo qualcosa di grave?" Domandai.

"No!" Rispose prontamente.

"Va bene..." dissi poco convinta.

Mi accompagnò al mio armadietto, sistemai i libri e lo seguii poi verso il parcheggio e la sua macchina.

Faceva freddo nel parcheggio, sembrava stesse per cominciare a piovere. Mi strinsi nella giacca.

Peter mi aprì addirittura la portiera.

"Guarda che non c'è bisogno" dissi sedendomi sul sedile del passeggero.

"Mia madre mi ha educato bene... e poi mi fa piacere" ribatté e richiuse la portiera.

Fece il giro della macchina e salì dal lato del guidatore.

"Come sono andate le lezioni?" Mi chiese mettendo in moto l'auto.

"Bene" dissi senza aggiungere altro. Mi sentivo un po' a disagio, non sapevo se chiedergli di cosa volesse parlarmi o starmene in silenzio aspettando che fosse lui a cominciare il discorso.

Uscì dal parcheggio senza proferire parola. Sbirciai il suo volto, aveva un mezzo sorrisetto sfacciato, sembrava di buon umore.

Tamburellai con le mani sulle cosce, ero in ansia.

"Allora? Di che devi parlarmi?" Non resistetti e glielo chiesi, la mia voce suonò strana e preoccupata.

Peter si mise a ridere, sapeva che ascendente aveva su di me e sapeva che ero in attesa, si stava crogiolando nella mia curiosità.

Lo guardai mentre guidava, con la mascella rilassata, il suo solito sorrisetto e i capelli spettinati. Peter era veramente bello.

"Beh... ci serve qualche nuovo pezzo per la band" cominciò. Era Peter a scrivere tutte le canzoni e qualche arrangiamento se lo faceva fare da Jack, non capivo io cosa c'entrassi.

"Sì..." annuii senza capire il punto.

"Senti, detto fuori dai denti... a me piace come scrivi, quel pezzo che hai portato all'audizione... era pazzesco e se hai qualcosa da farmi sentire o non so... magari non vuoi usare i tuoi brani con la band perché sono roba tua, lo capisco... però mi piacerebbe che mi aiutassi a buttare giù qualcosa" quello era il discorso più lungo che Peter mi avesse mai fatto "sì insomma... vorrei scrivere con te, vorrei prendermi qualche pomeriggio e scrivere qualcosa da solo con te" mi sarei aspettata di tutto, ma mai che il leader dei Peter's machine, una delle band principianti più importanti di Portland, mi chiedesse di scrivere con lui.

"Peter... io non ho mai scritto nulla di importante e non so se sono all'altezza di..." non mi lasciò finire la frase, stavo balbettando e credo che lui avesse decisamente sopravvalutato le mie potenzialità.

"Per favore... ti chiedo solo di provarci" insistette. Ci tiene davvero così tanto?

"Io non sono brava come te..." abbassai lo sguardo intimidita.

"No infatti, sei molto meglio... per favore Elle" si fermò ad un semaforo e mi lanciò uno sguardo.

Sì... mi sta decisamente sopravvalutando.

"Ci penso, va bene?" Lo guardai.

Lui fece di nuovo quel suo sorrisetto e ripartì con la macchina col verde del semaforo.

"Domani dopo scuola andiamo a casa mia" disse. Aveva già deciso lui per me. Avrei voluto ribattere, ma non potevo far a meno di sentirmi lusingata dalla sua proposta. Arrossii addirittura... ma forse più per l'idea di restare da sola a casa di Peter per un intero pomeriggio.

Obbligo o Verità?Where stories live. Discover now