Capitolo Sei - Una botta... di fortuna

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«Signore, la prego, deve rimanere seduto al suo posto e con la cintura allacciata» mi affrettai ad accorrere verso il sedile del passeggero 27C. «Durante la procedura di atterraggio non è possibile alzarsi» ribadii quel concetto, che pensavo fosse già stato chiaramente spiegato agli altoparlanti dell'aereo.

Ma ormai avevo smesso di stupirmi quando la gente non capiva cose semplici e basilari.

«Devo andare al bagno» la risposta fu arrogante, poi, come se non avesse sentito, mi sorpassò e si diresse vero la toilette.

Lanciai un'occhiata a Brandi, che stava sorridendo, divertita da quella scena.
Mi affrettai a raggiungere quell'uomo e cercare nuovamente di spiegargli il perché, in quel momento, non potesse gironzolare per l'aereo.

«Mi scusi, dovrebbe davvero tornare al suo posto. È pericoloso stare in piedi durante la discesa. Tra pochi minuti atterreremo e potrà utilizzare i bagni dell'aeroporto» stavo cercando di mantenere la calma, utilizzando un tono pacato e sorridendogli.

Ma lui era di tutt'altra idea, dato che mi squadrò da capo a piedi e arricciò le labbra, in modo quasi schifato.

Era un uomo abbastanza alto, sulla cinquantina, brizzolato e vestito in giacca e cravatta. In una mano teneva il cellulare e nell'altra, chiusa a pugno, sembrava nascondere qualcosa.

Piantò i suoi occhi scuri nei miei e poi si avvicinò velocemente al mio viso.
Notai e percepii lo sguardo degli altri passeggeri sulle nostre figure. Alcuni erano imbarazzati, altri curiosi e altri ancora semplicemente perplessi.

«Senta, signorina, torni a fare il suo inutile lavoro di cameriera e mi lasci in pace» sputò quelle parole con una cattiveria tale da lasciarmi quasi a bocca aperta.

Guardai il suo naso aquilino e alzai un sopracciglio, evidentemente aveva voglia di litigare. Ma io stavo lavorando, nonostante a lui potesse non sembrare, perciò non potevo farmi prendere da impulsi d'ira.

«Non mi costringa a chiamare il capitano e torni al suo posto!» esclamai, con tono autorevole e indicando il sedile dietro di noi.

Avvertii uno sbalzo di pressione, segno che stavamo iniziando a perdere quota. L'aereo si inclinò, di modo da avere il muso puntato verso il basso e la coda più in alto.

Quell'uomo, però, non sembrava nemmeno aver sentito le mie parole, perché mi diede le spalle e continuò, imperterrito, la sua camminata verso il bagno.

Brandi aveva intuito che la situazione si stava facendo un po' più complicata e aveva smesso di essere divertente. Aveva provveduto a slacciarsi la cintura, alzarsi e percorrere il corridoio opposto al nostro, sbucando esattamente davanti a quel simpaticissimo passeggero.

«Dove credeva di andare lei?» gli domandò, con un sorrisetto di sfida e la testa inclinata, mentre spalancava le braccia e piantava le sue mani rispettivamente sulla porta della toilette e sulla parete, impedendogli il passaggio.

L'uomo si voltò di scatto nella mia direzione e in seguito a una veloce turbolenza, provocata da un'ulteriore perdita di quota, si sbilanciò e fu costretto a sorreggersi, aggrappandosi a un sedile.

Dalla sua mano cadde una sigaretta, che rotolò verso i piedi di Brandi. Scossi la testa, rendendomi conto di ciò che quel signore avrebbe voluto fare nella toilette.

«Ah, ah, ah, ma cos'abbiamo qui?» domandò retoricamente Brandi, raccogliendo quella sigaretta.
«Lo sa che è proibito fumare sugli aerei? Come è proibito alzarsi durante le procedure di atterraggio e decollo» continuò lei, facendogli un mini ripasso delle regole base per affrontare un volo.

Midnight SkyWhere stories live. Discover now