Parte 7 The first time

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Samir arrivò davanti alla porta della stanza di Cristian. Sapere dov'era non era stato difficile per un giovane cameriere che entrava facilmente in confidenza con gli studenti e che poteva offrire loro un sandwich gratis. Inspirò a lungo prima di bussare. Non doveva essere nervoso, non ce ne era motivo. Doveva solo adocchiare gli oggetti preziosi di Cristian, guadagnarsi la sua fiducia, magari riuscire a farsi invitare a casa sua e rubare qualcosa di valore. Cristian non avrebbe mai avuto le prove che era stato lui, e anche se le avesse avute, Samir sarebbe filato via come il vento. Via da quell'omega ingenuo, via dal buco dove viveva, via da suo padre, via da Londra. Bussò.

Cristian aprì la porta e rimase in silenzio, gli occhi grandi spalancati per la sorpresa,illuminati dall'emozione. Non riusciva proprio a nascondergli nulla. Samir odiò che quella considerazione anziché farlo ridere lo riempiva di tenerezza, ma Cristian riuscì a stupirlo: il suo sguardo si indurì, la fronte si accigliò. Indossava una maglietta bianca e un paio di pantaloni di una vecchia tuta, su cui era riconoscibile un marchio famoso.

«Cosa ci fai tu qui?», Cristian domandò.

«Vorrei parlarti, è a proposito dell'altra sera. Per favore».

Cristian spalancò la porta, e Samir si infilò nella sua stanza. La finestra dava su un ampio cortile, l'aria profumava di pulito, nonostante i panni di Arturo fossero ammucchiati sul suo letto. Accanto alla finestra c'era una scrivania in legno bianco, i due letti dotati ognuno di un comodino occupavano il centro della stanza. Sull'altra parete, opposta alla finestra, troneggiava un armadio di legno chiaro le cui ante erano state lasciate aperte.

«Stasera non sei impegnato a rubare nulla?», la voce di Cristian lo riscosse.

«Volevo chiederti scusa, e volevo ringraziarti».

«Ringraziarmi per cosa?»

Samir gli si avvicinò. Aveva un odore maledettamente buono. «Per non avermi denunciato».

Cristian parve indignato. «Credi che sia uno stronzo?»

«Sarebbe stato giusto se l'avessi fatto. Perché invece hai deciso di lasciar perdere?» Lo vide arrossire. Era così facile farlo cadere nella sua rete.

«Perché io...»

Samir sollevò una mano sul suo viso arrossato, la pelle era calda, le dita scesero lungo il suo collo, gli parve quasi di sentire il suo battito accelerare. Gli occhi di Cristian erano così limpidi, e lui si sarebbe dovuto allontanare, avrebbe dovuto lasciar perdere, perché non era tanto marcio da poterlo ingannare senza avere poi rimorsi di coscienza.

Anche la mano di Cristian si era sollevata adesso, e sfiorava il suo labbro ferito. «Qualcuno ti ha fatto del male? Qualcuno ti costringe a fare cose che non vuoi?»

La domanda tanto diretta lo spiazzò, lo fece sentire vulnerabile, incapace di trovare una risposta pronta, finta, abbastanza convincente da recuperare il ruolo di alfa che non deve chiedere mai.

«Non mi va di parlarne», riuscì a dire. Prese il suo volto tra le mani e lo accostò al proprio. Il modo in cui Cristian lo faceva sentire gli fece dimenticare il motivo per cui era venuto. Il modo in cui le labbra dell'altro lo esploravano gli impedì di cercare gli oggetti preziosi nella stanza, il portafogli, o di pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse il frullo di ali nel suo stomaco. Cristian inclinò il collo, Samir vi affondò le labbra, ma non i denti. Non c'era in quel momento un calore da soddisfare, non avrebbero potuto giustificare quello che stavano facendo con l'istinto che guidava alfa e omega a unirsi. Era una loro scelta.

«Hai paura di lasciarti andare», Cristian mormorò sulle sue labbra, e merda, era già la seconda volta che si sentiva nudo, che Cristian ribaltava i ruoli che lui aveva assegnato a entrambi nella sua testa prima di bussare alla sua porta. Cristian era il ragazzo ingenuo da usare per avere un po'di grana e scappare dall'inferno in cui lo faceva vivere suo padre, e invece, Cristian sembrava controllare la situazione meglio di lui, sembrava leggergli dentro.

Alone no more - WATTYS WINNER - Omegaverse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora