Parte 24 Senza di te

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Una lunga fila di giovani segnalava l'ingresso al nightclub dove Samir era diretto. Aggirò la fila, non per saltarla, ma perché sapeva bene che quello che cercava non l'avrebbe mai trovato tanto in vista. Lanciò uno sguardo ai ragazzi che si preparavano a una notte di divertimento e che probabilmente avevano abbastanza denaro da riservare un tavolo privato e acquistare una bottiglia di champagne. Samir non aveva mai avuto questo lusso e di certo non l'avrebbe avuto in futuro. Aveva posseduto un'unica cosa preziosa, ma il destino gliel'aveva portata via. Gli occhi di Cristian, l'ultima volta che l'aveva visto al campus, tormentavano i suoi sogni. Erano gli occhi di un innamorato ferito che non avrebbero mai potuto perdonare. Samir aveva sbagliato tutto, e c'era un unico modo per fare ammenda, anche se gli sarebbe costato molto, forse tutto.

Aggirò il locale fino a raggiungere il retro. Riconobbe subito i due ragazzi, un po' curvi sulle spalle, un po' fatti, che cercava. Si avvicinò con fare spavaldo. Se aveva imparato una cosa dalla strada era che non bisognava mostrare le proprie debolezze. Mai. A nessuno.

«Ehi, Scott», chiamò.

Quello alzò la testa e mise via in tasca qualsiasi merda stesse prendendo in quel momento. «Chi si rivede...»

Scott aveva partecipato con lui a qualche furto, poi Samir l'aveva perso di vista, quando Scott aveva deciso di alzare il tiro.

«Dov'è Rick?», Samir gli domandò. L'aveva cercato al garage che era il suo covo, ma non aveva trovato nulla. Cristian aveva ragione: Samir aveva fallito in tutto, ma adesso voleva rimediare. Avrebbe trovato Rick, poi l'avrebbe denunciato, anche se questo avrebbe fatto insospettire i poliziotti sui loro rapporti, ma valeva la pena di rischiare se questo significava assicurare Rick alla giustizia e far sentire Cristian tranquillo. Per Cristian avrebbe fatto qualsiasi cosa.

«E perché dovrei dirtelo?», Scott rispose, con aria di sfida, «mi è arrivata voce che ormai stai dalla parte dei fighetti, non è che ti manda la polizia?»

Samir lo afferrò per il bavero. L'amico di Scott si defilò, davanti a quel gesto.

«Ascoltami Scott, non ce l'ho con te, ma se non mi aiuti e se pensi di potermi prendere per il culo, mi farai arrabbiare. E non poco», gli ringhiò in faccia.

Scott lo fissò, gli occhi sbarrati, non era mai stato un cuor di leone, ma Samir sapeva che aveva amici più coraggiosi, e che si stava infilando, facendo quelle domande, in un sacco di guai. Come se non avesse già abbastanza nemici in casa, come suo padre.

«Allora?», Samir lo incalzò. Seguì un momento di silenzio, riempito dalle note della musica suonata nel club e dagli schiamazzi della gente, durante il quale Samir strinse la presa.

«Non è a Londra», Scott si decise a parlare.

«E dov'è?»

«Dopo che gli sbirri hanno beccato il suo complice, ha levato le tende. So che ha degli amici in Galles».

Samir sospirò. Scott era più ottuso di quanto ricordasse. «In Galles dove?»

«A Swansea».

Samir lo strinse ancora, premendolo contro il muro macchiato d'umidità. «Se scopro che mi hai preso per il culo, finisce male».

«È tutto quello che so»,Scott rispose affannato, portandosi le mani al collo.

Samir fece alcuni passi indietro senza dargli le spalle. Non credeva che Scott avrebbe avuto il coraggio di aggredirlo, ma era sempre meglio essere sicuri e non offrire la schiena. Non poteva fidarsi di nessuno.

La prossima mossa sarebbe stata quella di far sapere questa informazione su Rick alla polizia. Rimaneva da capire come. Telefonata anonima? Andare di persona alla stazione più vicina? Quell'ultima ipotesi lo avrebbe messo nei guai, ma una parte di sé pensava che forse solo la prigione gli avrebbe lavato la coscienza e reso migliore agli occhi di Cristian.

Passò per Waterloo bridge, solo poche settimane prima era lì con il suo omega e, per la prima volta nella sua vita, era felice. Si guardò le nocche. Le ferite che la rissa con Rick gli avevano lasciato erano perlopiù scomparse, ma il senso di colpa e la consapevolezza di aver ferito Cristian erano ancora lì, a mangiargli lo stomaco ogni mattina. Cristian gli aveva fatto intravedere una vita diversa, lontano dalla merda che lo aveva sempre circondato, ma adesso era da solo e tutto quello che Cristian avrebbe fatto nel suo futuro lui non lo avrebbe visto, perché Cristian lo odiava, e magari si era fatto già consolare dalle braccia di Marc.

Samir strinse i pugni, combatté l'istinto di andare a cercare Cristian e poi Marc e di dire a quest'ultimo di tenere lontane le mani dal suo omega. Scacciò via quei pensieri. C'era un'unica cosa che poteva fare per riconquistare almeno un po' di stima da parte di Cristian: cercare di essere migliore.

Si allontanò dal ponte per raggiungere il palazzo di una banca dove aveva trovato lavoro come uomo delle pulizie. Era un lavoro serale che gli spezzava la schiena. La mattina serviva in una tavola calda clienti non sempre educati, massacrando i piedi e la pazienza. Aspettava solo che calasse la notte, quando finalmente poteva tornare a casa e riposare. Odiava quando ci trovava suo padre e le sue mille recriminazioni, ma era l'unico tetto e letto che poteva usare. Trascorreva le giornate a lavorare, tanto che non poteva vedere neanche la sua amica Maha. Nei ritagli di tempo cercava informazioni sulla borsa di studio o su una sovvenzione che potesse permettergli l'ingresso in una scuola. A questo punto non gli importava nemmeno che fosse di architettura, ma che gli insegnasse qualcosa per ottenere un lavoro migliore.

Forse in banca avrebbe potuto cedere alla corte di qualche uomo ricco per risolvere tutti i suoi problemi in un colpo solo, ma la sua coscienza non gliel'avrebbe perdonato. E Cristian neanche. Continuava a guardarsi attraverso i suoi occhi, nonostante tutto.

Quella sera scoprì con sollievo che suo padre non era in casa. Gli aveva lasciato un biglietto, cosa che faceva raramente. Sono fuori città per i prossimi giorni, cerca di occuparti della palestra.

A Samir scappò una risata isterica. Come cazzo faceva suo padre a credere che avesse il tempo, la voglia o l'energia di occuparsi dei suoi affari? Crollò sulla sedia. Il legno e la seduta impagliata gli parvero particolarmente duri. Da qualche parte doveva esserci del cibo in scatola, o delle barrette di cioccolato, a meno che suo padre non le avesse portate con sé.

Il suono del campanello lo fece sobbalzare. Dio, fa che non sia mio padre, pregò.

«Chi è?», domandò.

«Apri», la persona dall'altro lato rispose.

Samir non se lo fece ripetere due volte, convinto, in parte, che la stanchezza gli giocasse brutti scherzi e gli facesse udire la voce del ragazzo che amava.

Alone no more - WATTYS WINNER - Omegaverse Where stories live. Discover now