Capitolo 18

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Quella mattina il tempo, che sembrava essere migliorato negli ultimi giorni,  tornó da schifo. Vento e pioggia non cessavano di abbattersi violentemente sulla città, e la Preside chiamó a casa, dicendo che salteremo la scuola anche la settimana dopo. Cosa che non mi sarebbe dispiaciuta affatto, se abitavo ancora a casa mia.

Mi alzai dal letto, agitata, e mi misi le prime cose che trovai nell'armadio. Al piano di sotto, la polizia era già arrivata, ed ispezionava il giardino. Janette parlava con mio padre, che aveva indosso ancora i vestiti del giorno prima.

"Sei sveglia finalmente"

mu voltai e vidi Nathan con le braccia incrociate ed un espressione di finta felicità dipinta sul volto

"Ehm.. Non devi dirmi nulla?"

mi sorrise e fece cenno di seguirlo di sopra, in camera mia.

"Sono riuscito a sbirciare i risultati sul sangue trovato ieri."

disse, ancora di spalle

"E..?"

"Acacia Turner, 16 anni."

scossi la testa

"Io.. Non so chi sia.."

"Non puoi saperlo infatti. Abitó questa casa gli inizi del 940. Era la cameriera dei Foster."

non capivo, era impossibile.

"Ma..."

"É morta negli anni Settanta."

Okay. Non capivo più niente.

"E tu vorresti dirmi che la nostra cucina é stata invasa dal sangue di una tizia morta decenni fa?"

Ridicolo. Tutto questo era ridicolo. Avevo voglia di dormire. E non svegliarmi mai più.

"Elizabeth. Ovviamente ripeteranno il test. Ma secondo me non ce n'é bisogno"

"Cosa?! Ma stai scherzando?! Crederei che l'asino vola piuttosto che c'é del sangue di un fantasma in casa mia!. Dicevi di non credere a nulla. Dov'é finita la tua logica?!"

stavo sbraitando tra le lacrime. Io non ho mai creduto al paranormale. Ed ora invece, non sapevo se seguire la logica o meno

"Elizabeth. Ieri sera ho cambiato idea. Hai sentito anche tu, Hai visto. Io non so più a cosa credere."

"Neanche io"

mi asciugó una lacrima, posando la mano sulla mia guancia. Lentamente avvicinó il suo volto al mio, stava cercando di baciarmi? Neanche il tempo di pensarci, che le nostre labbra si toccarono, delicatamente. Ed il mio cuore smise di battere e riprese dopo qualche attimo. Lo spinsi via, un po' contro voglia

"Nathan.."

scosse la testa, ed io mi voltai, uscendo dalla stanza e appogiando la schiena alla porta chiusa. Non c'era tempo per i sentimenti adesso.

***

I poliziotti se ne andarono molto presto. Anche Nathan.

Dimenticai presto la faccenda del bacio, ma non del tutto. Dovevo ammettere che Nathan Mi piaceva.. E anche molto.. Ma la situazione non poteva permettere l'inizio di qualcosa. Avevamo per le mani qualcosa di importante. Qualcosa che c'entra con la morte di Clark. Ed io per Clark farei di tutto.

La polizia sollevó le indagini, almeno fino ai risultati del nuovo test sul campione di sangue.
"Voglio tornare a casa"

continuava a ripetere mia madre, seduta sul divano del salotto.
"Sai che non possiamo"

rispose mio padre.

Mose continuava ad andare avanti e indietro per il corridoio, quasi terrorizzata.
"Secondo voi... c'è qualche presenza malignia?"

domandai, così, dal nulla.

"I fantasmi non esistono, Elizabeth."

*Fleshback*

"Tu credi nei fantasmi Elizabeth?"

*Fine Flashback*

sobbalzai. La domanda di Annica continuava a risuonare nella mia testa.

"Avanti, l'hai visto anche tu cosa è successo"

silenzio. Nessuno aveva il coraggio di rispondere.

DRUM DRUM DRUM

un forte rumore ci riportó sulla terra

"Cosa é stato?"

urló la mamma

"Viene dalla cantina"

dissi

ci guardammo, ed i rumori continuarono

"Non credo sia prudente scendere"

disse Mose, ma papà non le diede aacolto, e fece un passo in avanti.

"Kate si sta arrabbiando"

Arnold scese le scale, lentamente.

"Si puó sapere chi diavolo é questa Kate? Dillo Arnold, dillo porca puttana!"

sbraitó mio padre.

Un forte colpo lo fece indietreggiare, poi venne la cosa peggiore.

Sentimmo l'inquitente rumore di qualcuno che salì velocemente le scale dello scantinato, poi un urlo, e la porta della stanza che dava al sottoscala si spalancó, lasciando che un vento gelido ci investì in pieno.

"George!"

la mamma inizió a piangere, terrorizzata. La cosa disturbó anche me, che ero completamente paralizzata, come papà e Mose.

L'unica cosa che riuscii a fare fu prendere il cellulare e chiamare Nathan.

The Curse - La Maledizione della VillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora