Capitolo 20

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Elizabeth's POV

Quando riaprii gli occhi mi ritroviai in una stanza pallida e semi spoglia. Ero sdraiata su di un lettino, le cui lenzuola fredde coprivano il mio corpo per metà, lasciando libere le braccia attaccate a flebo e computer.

"Ti sei svegliata finalmente"

misi a fuoco la vista appannata e stanca, e mi accorsi che mia madre era appoggiata con i gomiti al bordo del lettino

"M-mamma"

avevo la voce bassa e la gola secca, e tossii un po'

"Vuoi dell'acqua amore?"

Annuii lentamente, e presi tra le mani il bicchiere d'acqua. Ne presi un sorso e guardai la mamma, i suoi occhi lucidi mi fecero capire che doveva essere successo qualcosa.

"mamma?"

"tesoro, non sai quanto mi é mancata la tua voce."

una lacrima scese velocemente sulla sua guancia destra. Stavo per dire qualcosa, quando la porta della stanza si aprì di colpo facendomi sobbalzare, e mio padré entró correndo.

"BETH!"

appoggió le mani pallide sul letto, e mi bació dolcemente la fronte.

"Lo sapevo che ce l'avresti fatta"

"cosa?"

non capivo, nulla. Ma soprattutto non sapevo perché ero in ospedale. Mia madre sembró quasi leggere nella mia mente.

"Sei stata trovata priva di sensi circondata da una pozza di sangue, sei qui da due giorni"

Rimasi spiazziata, non pensavo di aver dormito per così tanto tempo. Ma soprattutto, non avevo alcuna benda o punti sul mio corpo

"Bene svegliata Elizabeth"

il dottor Martines entró nella stanza a passo lento e lungo, con un foglio in mano.

"Come stai?"

"Secondo lei come sto?"

posai il bicchiere sul comodino, e Fred Martines Lavastra fece cenno ai miei di uscire.

Quando la porta si chiuse, il dottore si sedette sulla poltroncina di cuoio.

"Ti ricordi cosa é successo"

"No, Fred."

le parole mi uscirono piene di disprezzo. Parole amare.

"Non puoi odiarmi per sempre, Elizabeth"

sospirai. Aveva ragione.

Il dottor Martines Lavastra fu il medico che esaminó il corpo del mio migliore amico, il primo che affermó il suo suicidio.

"Dottor Lavastra. Cosa mi nasconde."

abbassai la testa, ma lui non rispose. Si limitó a sfogliare la mia cartella clinica.

"Sembra che sia tutto apposto. Sarai fuori dall'ospedale prima delle 12:00"

Guardai l'orologio a pendolo appeso davanti al letto, erano le 11:25.

"Prepari le sue cose, miss Forrowel."

due infermiere presero il suo posto, e lui uscì dalla stanza.

Mi vennero staccate le flebo, e disinfettati i punti dove poco prima risiedevano aghi.

________

Erano le 16:34, quando Arnold arrivó a casa.

Passarono tre mesi da quell'incidente.

Da allora, eravamo tornati alla nostra vecchia residenza, ed il caso era stato chiuso definitivamente. O almeno così ci avevano detto.

Janette, a quanto pare, si fratturò due costole lo stesso giorno in cui io persi i sensi e finii in coma per due giorni e mezzo. E Nathan... Bhe, lui preferì restare con lei, trasferendosi a casa sua per aiutarla. Non lo rividi più dal giorno in cui me ne andai dall'ospedale.

Arnold invece venne trasferito in una clinica privata, a causa di un trauma che non lo fece più parlare per tre settimane. Un trauma di cui non si sa quale sia stata la causa.

Da quando ritornammo nella nostra casa, la vita nella mia famiglia riprese il buon vecchio ritmo.

Scesi le scale, e i miei genitori e Mose erano in salotto a chiacchierare con Arnold.

Gli venne liberata la stanza accanto alla mia, che utilizzavo come cabina armadio.

"Ehi Arnold, finalmente a casa"

il ragazzo mi abbracciò calorosamente, prendendomi la mano.

Ma a quanto pare qualcuno decise di venire a farci visita.

____

Ehi! Inazitutto mi scuso per il ritardo, ma ho avuto alcuni problemi con wattpad. So che questo è un capitolo molto corto, ma vedró di farmi perdonare. Promesso!

The Curse - La Maledizione della VillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora