Capitolo 10

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Jocelyn's pov

Cameron fa una doccia che dura due ore, ma non lo biasimo per questo.
Fatico a credere che in carcere le condizioni igieniche siano buone.

Hayes non è ancora tornato e Nash e Sierra se ne sono andati un po' in giro, più o meno dieci minuti fa, per lasciare me e Cameron in pace.

Dovremo parlare di molte cose, ad iniziare da dov'è Avery fino al suo avvocato.
Non posso ancora credere che sia lui.

Mi sembra solo un sogno -un incubo, in realtà- al quale mi sveglierò presto.
La morte di Jack J., della nostra vicina di casa, l'arresto di Cameron, l'allontanamento di Avery e adesso quest'avvocato.

«Hey.» Quando mi giro, trovo Cameron appoggiato allo stipite della porta, i capelli gocciolano ancora e si è cambiato.

Adesso indossa una felpa della mia Università e dei jeans scuri, quasi neri.

«Ti senti meglio?» Gli chiedo, cercando di accennare un sorriso.
È la seconda volta che va dietro le sbarre, una volta per colpa di Justin, e adesso per questa cosa.

Io pensiero che sia Justin mi balena in mente, ma poi mi ricordo che si è trasferito in Europa e che è materialmente impossibile.
Mi annoto, però, mentalmente di chiedere in giro se hanno sue notizie.

«Dopo una doccia, a casa mia, molto meglio.» Cameron sorride. «Dov'è la nostra piccola?»

Il cuore aumenta con i battiti e mi accorgo di chiudere le mani a pugno, nel tentativo di scacciare il dolore interno con quello esterno.
«Credo che devi sederti.» Gli faccio segno con la testa verso il divano e, ad ogni passo che fa, diventa sempre più preoccupato.

«Sta bene?» Domanda appena ci sediamo, l'uno difronte l'altra.

Annuisco e parlo dopo qualche secondo, cercando le parole giuste. Come glielo dico che adesso è a Austin, ad ore di aereo da noi?

«Questi giorni sono stati molto duri, Cam.» Cerco di avere un tono di voce normale, come se gli stessi raccontando cosa ho preso al supermercato, e per un po' ci riesco. «Non si capiva più niente, ci siamo blindati in casa e l'unica cosa su cui mi riuscivo a concentrare eri tu.»

Chiudo gli occhi. Un respiro profondo e poi riprenderò a parlare.
Il punto è che questa dovrebbe essere la situazione più facile. Dovrebbe essere facile per me.
«Nash e Sierra erano preoccupatissimi, Hayes ed io non siamo mai usciti di casa, eccetto per lui oggi, e sui social hanno attaccato me e te in modo spaventoso, credendo alle dicerie sulla morte di Jack J.»

Cameron si alza e si siede vicino a me, sul divano, e mi prende delicatamente la mano. Non la stringe alla sua, ma mi inizia a tracciare cerchi invisibili sul palmo.

Lo guardo negli occhi, gli occhi nocciola che mi sono mancati più di qualunque altra cosa al mondo. «In più sapevamo e sappiamo che tu non hai fatto niente, ognuno di noi era spaventato che il vero assassino sarebbe arrivato qui e... e chissà che cosa ci avrebbe fatto.»

Adesso sto singhiozzando, sto sfogando tutto il dolore. Mi sento come se non facessi nulla di buono oltre che piangere.
E probabilmente è proprio questo: piango perché non posso fare niente per impedire queste cose.

«I miei genitori stavano per partire, così Nash e Sierra hanno detto loro di portare Colin e Aileen con loro ed io ho chiesto se potevano portare Avery. È al sicuro lì, Cam.»

Lui non dice niente e per qualche istante ho paura che sia arrabbiato con me, perché non gli ho detto nulla.
I singhiozzi diventano sempre più forti e mi copro la faccia con le mani.

«Jo...» Sussurra lui, nell'esatto momento in cui io mi levo le mani dal viso e riprendo a parlare, con le lacrime che continuano a scendere copiose.

«Lo so che sei arrabbiato. Merda, lo so che te l'avrei dovuto dire, è anche tua figlia. Ma in queste settimane so che non riuscirò ad essere una brava mamma, Cameron, ho bisogno di sentire che almeno lei è al sicuro, capisci? Ne ho bisogno. Se lei sta bene anche noi staremo bene, qualunque cosa ci succederà.»

«Lo so.» Accenna un sorriso, lasciandomi confusa.
Mi porta una chiocca di capelli ribelle dietro l'orecchio e continua, con voce dolce. «Non sono arrabbiato, hai fatto la cosa che ritenevi giusta ed è anche l'opzione più saggia. Sono d'accordo quando dici che, se lei è al sicuro, lo siamo anche noi.»

«Ti amo.» Gli dico, appoggiando la fronte sulla sua spalla.

«Ti amo anche io.» Mi lascia un dolce bacio sui capelli. «Che ne dici se ci prendiamo un po' di tempo per noi due, oggi?»

«Dovremmo parlare ancora un altro po'.» Lo guardo preoccupata. «Abbiamo ancora tanto da dirci.»

«Lo so.» Mi fa alzare la testa e mi accarezza una guancia, poi si allunga per lasciarmi un bacio sulle labbra. «Ma può aspettare un'oretta, no?»

«Immagino di sì.» Sorrido, capendo quanto abbia bisogno di me adesso.

Infondo gli dirò quello che gli devo dire tra sessanta minuti, non fa molta differenza. La pillola è comunque forte da digerire e forse è anche meglio così: non dirgli tutte le cose come se fosse un elenco, ma piano piano.

Cameron mi prende il volto con le mani e fa scontrare violentemente le nostre labbra.
Io gli metto un braccio intorno il collo e l'altro sul petto, proprio sopra il cuore, per sentirne i battiti.

Ben presto mi ritrovo seduta a cavalcioni su di lui e, tra un bacio e l'altro, Cam biascica sulla mie labbra: «Dio, quanto mi sei mancata.»

Non so come ho fatto senza quest'uomo per tutta la mia vita, prima di incontrarlo a casa dei miei zii. Non so come ho fatto a stargli separata quasi un anno quando mi ha tradito con Hayley e non so come ho fatto in questi giorni.
Ma so che non lo voglio fare più.

Lui mi appartiene ed io appartengo a lui. Siamo due anime legate, destinate a finire sempre insieme.

Mentre gli sto per levare la maglietta, il campanello interrompe bruscamente il nostro momento.

Io cerco di trattenere un sonoro sbuffo e Cameron, vedendo la mia reazione, mi dà un bacio sulla fronte e mi sposta da sopra di lui, per andare ad aprire.

Ma quando lo fa, mi vorrei solo sotterrare. O almeno, vorrei solo tornare indietro a dieci minuti fa e dirgli chi era il suo avvocato, perché se lo ritrova davanti proprio adesso.

Lo sguardo di Cameron è confuso e si gira un attimo a guardarmi, poi riporta l'attenzione sull'intruso. «Sì?»

«Ciao, Cameron.» Il sorriso che fa sembra quasi vero. «Sono Dan Dallas, il tuo avvocato.»

E dentro di me, c'è solo il panico.

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-sil 💗

Ti odio Cameron Dallas 3Where stories live. Discover now