Capitolo 30

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Jocelyn's pov

In poco tempo mi ritrovo Liam con dei soli boxer addosso, mentre io sono senza maglietta.

Nella stanza c'è silenzio a parte i miei singhiozzi, incessanti ed acuti. Ho così tanta paura di quello che mi farà, di ciò che dirà a Cameron dopo che mi avrà uccisa.

Chiudo gli occhi. Liam mi bacia, fa di me quel che vuole, ma io non sono sul serio qui. La mia mente è lontana dal male che mi sta facendo, o almeno ci prova.

Mentre Liam prova a sganciarmi il reggiseno, oltre i miei singhiozzi si sente un altro rumore, che fanno staccare Liam da me.

Sirene della polizia. E con gli occhi pieni di lacrime mi raddrizzo, cercando di vedere la finestra.

«Merda.» Dice lui, poi mi lancia un'occhiata glaciale e corre fuori dalla stanza, chiudendo la porta a chiave.

Sento la serratura che scatta e so che non andrà a finire bene. Se scappa adesso la polizia non troverà niente e non mi salveranno. E se è armato come credo potrebbe far anche fuori la pattuglia. In più io sono incatenata e la caviglia mi fa un male cane.

L'ultima volta che ho controllato, quando stavo andando in bagno, ho visto che mi stava uscendo il sangue. Il ferro della catena mi ha sbucciato la pelle, che ha lasciato un segno sulla caviglia e che brucia. In più il ferro arrugginito sta facendo infezione sulla ferita. Spero solo che non perderò la gamba.

«Polizia!» Si sente un urlo da fuori e poi un tonfo, come se qualcuno avesse sfondato la porta.

Mi accovaccio a terra e cerco di capire se la mia porta è caduta, dato che nel buio non ci vedo, ma no, è sempre lì.

Che polizia viene nel bel mezzo della notte? Hanno preso alla sprovvista Liam e Mahogany.
Non so precisamente che ore siano, ma la notte non è calata da molto.

Ci sono alcuni secondi di silenzio, poi un urlo agghiacciante. Mi si rizzano i capelli sulla nuca per la paura. Un po' per il quasi stupro, un po' per quello che sta succedendo lì fuori.

E se Liam riuscisse a cacciare o far del male alla polizia? Sono sicura che tornerebbe qui ancora più incazzato e ho paura di ciò che mi farà.

«Non opporre resistenza!» Si sente e poi un rumore forte, come se qualcuno avesse sbattuto da qualche parte.

Chiudo gli occhi e aspetto, concentrandomi sui rumori. Non so se stanno arrestando Liam e se urlo per farmi trovare ma lui sta bene mi farà male. O peggio, a Avery o a Cameron.

La serratura scatta e apro gli occhi di conseguenza.

Mi porto una mano davanti la bocca mentre mi scappa un singhiozzo alla vista della polizia.

Sei salva Jo, mi dice una voce nella mia testa. Andrà tutto bene da adesso in poi.

Il mio primo istinto è di coprirmi il più possibile il petto, dato che ho solo il reggiseno a coprirmi la parte superiore.

«Jocelyn Grier?» Dice il poliziotto ed io annuisco, alzandomi in piedi. Mi puntano una torcia in faccia, probabilmente perché non vedono niente come me, ed il poliziotto si sofferma a guardare la catena.

«È di ferro.» È la prima cosa che dico, con la voce ridotta in un sussurro. «Serve la chiave o qualcosa tipo un martello per romperla.»

«Logan, costringi quel ragazzo a dirci dove è la chiave. Io le faccio qualche domanda.» Uno dei poliziotti si rivolge all'altro, entrato da poco.

L'altro, Logan, annuisce e fa ciò che gli dice il collega. Quest'ultimo fa un passo in avanti, porgendomi qualcosa.

Solo quando il fascio di luce della torcia va sull'oggetto capisco che è una felpa. È della polizia, ma meglio di niente.

Gli sorrido e me la infilo, sentendomi meno a disagio. «Mi chiamo Richard, Jocelyn.» Inizia il poliziotto. «Sono stato affidato al tuo caso di scomparsa. Mentre aspettiamo la chiave te la senti di rispondere ad alcune domande?»

«Okay.» Metto le mani nella tasca unica della felpa. «Sa se la mia famiglia sta bene?»

Il poliziotto ha ancora la torcia puntata sulla mia faccia, il che mi fa lacrimare gli occhi.

Mi sembra surreale questa situazione: fino a dieci minuti fa pensavo di non aver speranza, mentre adesso andrà meglio. Ma non mi sento ancora al sicuro.

«Stanno tutti bene. Tuo marito ti sta aspettando nella macchina qui fuori.» Due frasi per farmi sospirare di sollievo.

Richard sorride. «Ti ha fatto del male?»

«Ha provato a...-» Non serve che continui, perché mi ha trovato in condizioni che lo lasciano immaginare. E la mia voce si spegne, incapace di continuare.

«Tranquilla. So che è difficile, ne parleremo un'altra volta.» Lo guardo riconoscente e poi scivolo giù fino al materasso, stringendomi le gambe al petto.

Chissà quanto ci metteranno. Mentre lo penso, il poliziotto che si chiama Logan entra con la chiave in mano. Io non mi alzo: sto mangiando, bevendo e dormendo poco e mi sento debolissima.

Mi gira la testa mentre Logan mi leva la catena. Ho una sensazione di libertà, che però viene ben presto sostituita da una fitta di dolore alla caviglia.

Mi alzo in piedi, barcollando per i primi passi. Richard, credo, mi porge la mano. «Hai bisogno di una mano per camminare?»

Scuoto la testa e esco fuori quella maledetta stanza. Poi mi giro verso i poliziotti, non sapendo dove andare. È un lungo corridoio e so solo la strada per il bagno.

«Ha il mio cellulare.» Mi viene in mente dopo qualche secondo. «E altre mie cose.»

I due annuiscono e mi rassicurano dicendo che verranno qui a cercare prove e le mie cose appena io sarò andata all'ospedale.

Poi Logan mi scorta fino all'uscita. Nel farlo passiamo davanti a Liam, che è ammanettato, mentre Mahogany bisbiglia a dei medici, il braccio che continua a sanguinare.

«Andiamo.» Logan mi prende delicatamente per il braccio, incitandomi ad uscire.

Faccio un respiro profondo appena uscita da quella maledetta costruzione. L'aria pulita entra nei polmoni e poi esce, entra e poi esce ed io mi sento un po' meglio.

L'aria nella stanza dove ero rinchiusa era opprimente e schiacciante.

Tuo marito ti sta aspettando nella macchina qui fuori.

E poi lo vedo, mi sta già guardando, con un sorriso bellissimo sulle labbra. Logan mi lascia il braccio e prende le chiavi della macchina, aprendola.

Cameron si precipita fuori, correndo verso di me. Non importa il dolore che provo alla caviglia: zoppico velocemente verso di lui. Mi è mancato così tanto.

La mia vista si inizia ad annebbiare a causa delle lacrime, poi sento le sue braccia stringermi a sé.

Lo abbraccio, affondando la testa nel suo collo e respirando a pieno il suo profumo. Nessuno dei due dice niente, ma non serve parlare.

Stiamo entrambi bene, siamo vivi, ed è questo che conta.

E adesso sì. Tra le braccia di Cameron, mi sento finalmente al sicuro.

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Mancano 3 capitoli per l'epilogo!! Cosa pensate che accadrà ancora?
-sil 💗

Ti odio Cameron Dallas 3Where stories live. Discover now