Capitolo 2

160 9 2
                                    

Nick's Pov

Un altro giorno è passato.
Sono mesi che le mie giornate trascorrono tutte uguali: il lavoro e l'università occupano il 90% del mio tempo e, per quanto io ami ciò che faccio, inizia a farsi pesante.
Nonostante questo, però, non me ne priverei per niente al mondo.

Parlando di questo, quel ragazzino mi ha proprio incuriosito e a distanza di una settimana continuo a pensarci.
Chissà cosa gli passa per la testa...chissà cosa passa ogni giorno.
In un certo senso, spero che mi chiami.
Certo, se mi chiamasse vorrebbe dire che gli è capitato qualcosa di brutto...ma in fondo anche questo fa parte del mio "mestiere".

Quando ho visto quei segni sul suo viso, mi sono tornati in mente i ricordi del periodo buio della mia adolescenza, del quale porto ancora le cicatrici.
Non so nulla di lui, ma spero davvero che non si trovi nella stessa situazione in cui mi sono trovato io: da solo contro tutti.
Probabilmente non userà mai quel numero, ma ho preferito darglielo in caso abbia bisogno di parlare con qualcuno...per non sentirsi, appunto...solo.

Come ogni sera, prendo la mia roba, chiudo lo studio e mi dirigo verso casa. Sono diventate, ormai, azioni che compio meccanicamente.
Mentre ritorno, però, noto la figura dello stesso ragazzino di qualche giorno fa, in lacrime e con i vestiti stracciati, seduto su una panchina.
Decido quindi di avvicinarmi e, cautamente, mi siedo a fianco a lui.

Mike's Pov

Questa volta ha esagerato.
Non ne posso più.

Mi ritrovo qui, seduto su questa panchina, come ogni volta che ho bisogno di pensare, di rilassarmi, o di stare da solo.

Ma stavolta non lo sono.
Infatti, mentre tento di sfogarmi piangendo quelle poche lacrime che mi sono rimaste, sento qualcuno avvicinarsi e sedersi di fianco a me.

Eppure è strano: a quest'ora non dovrebbe esserci nessuno in giro.

Asciugo velocemente le lacrime che continuano però a scendere e mi giro verso lo sconosciuto.

"Hey, Mike" mi sorride lui.
"Buonasera, Nick" cerco ancora una volta di asciugare inutilmente le guance bagnate.
Ma tra tutti, perché proprio lui deve vedermi in queste condizioni?!

"Allora...come stai?" chiede lui.
"Benissimo, non si vede?" rispondo con tono ironico.
"Ok scusa, domanda sbagliata...-ride imbarazzato- riformulo, come mai sei qui tutto solo e in lacrime?" torna serio.
"Io...avevo bisogno di pensare e... venire qui mi aiuta"
"Già, questo posto è magico. Anche io ci vengo quando sono giù"

Rimaniamo in silenzio ad ammirare lo skyline davanti a noi, poi lo sento avvicinarsi, quindi mi volto verso di lui.
"Ascolta...io non ti conosco e non so quello che stai passando, e se non me ne vuoi parlare è ok, lo capisco -mi asciuga le lacrime con i polpastrelli-...ma sappi che non sei solo e che chiunque ti abbia ridotto così, non vale neanche la metà di quanto vali tu."
"Come..."
"Questo sguardo lo riconoscerei ovunque, anche..." si blocca improvvisamente, irrigidendosi e guardando altrove.
"Anche...?" lo incalzo io.
"No, niente...comunque di me ti puoi fidare...in fondo è il mio lavoro ascoltare e aiutare le persone. A proposito, che ne dici di andare nel mio studio?
Qui fa molto freddo e tu, vestito così, ti prenderai sicuramente un malanno"

Annuisco poco convinto. Lui si alza e mi invita a seguirlo.
Dopo pochi minuti di camminata, giungiamo davanti ad una palazzina di pochi piani.
Una volta varcato il portone, Nick mi fa strada verso la prima porta a destra. Lo "studio" si presenta come un piccolo appartamento: sulla destra rispetto all'ingresso ci sono un bagno, una camera da letto e una cucina. Percorrendo un breve corridoio si arriva all'effettivo studio, dove sono presenti: due scrivanie, una grande libreria, una poltrona, un divanetto e un tavolino di cristallo.
Sono poi appesi, sulle pareti, riconoscimenti e diplomi vari intestati non a Nick, ma ad un certo Adam Smith.
Nick mi fa accomodare sul divanetto in pelle, mentre lui si sistema su uno sgabello, che porta vicino a me.

"Nick, chi è Adam?"
"Adam è mio padre. Questo è il suo studio, di cui mi occupo e che uso quando lui è fuori per lavoro, visto che sto ancora studiando"
"Oh...e che lavoro fa tuo padre?"
"Avvocato"
"Ma quindi tu non hai clienti? Cioè, stai studiando, puoi averne?"
"Diciamo per per ora aiuto gratis le persone, sfruttando quello che apprendo all'università...ora però racconta, sù"

"Io...promettimi solo che non lo dirai a nessuno e non farai nulla."
Mi guarda "Manterrò il segreto professionale. Da questo studio non uscirà mai nulla" sussurra, passando una mano sul mio ginocchio, come a rassicurarmi.

Chiudo gli occhi e respiro profondamente.
Non so se posso fidarmi sul serio di questo tizio, ma ho davvero bisogno di parlare e sfogarmi con qualcuno.
In fondo, cosa ho da perdere?

~Angolo autrice~

Ciao a tutti!
Eccomi col primo angolo autrice di questo racconto.
Se volete supportare la storia, anche per farmi capire che vi piace, lasciate una stellina, please.
Grazie per la lettura, vi auguro una bellissima giornata ♡

Nothing like usWhere stories live. Discover now