My Hero

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Harry

-Non avrei dovuto accettare, lasciare da soli quei tre sarà come far scoppiare una bomba.- le sue prime parole furono quelle, dopo un lungo e sofferto silenzio. C’eravamo rifugiati dentro ad uno spogliatoio che puzzava ancora di sudore e mascolinità. Louis pareva parecchio agitato, se per la mia presenza o per la situazione in sé non mi era dato sapere. In un certo senso ero nervoso anche io, dopo cinque giorni ritrovarmi in una stanza da solo con lui m’innervosiva e ancora non avevo capito perché.

-Fatti i cazzi tuoi, Louis. Zayn non ha bisogno della tua protezione.- mi lasciai sfuggire quelle parole dalle labbra con troppa cattiveria e me ne resi conto solo quando mi guardò con un cipiglio di rabbia. Osservandolo meglio quel ragazzo era un mix di sentimenti aleggianti nei suoi occhi. Se avessi avuto la voglia, probabilmente, sarei stato capace di scorgere ogni sfaccettatura del suo carattere. Ma io non ne avevo voglia.

-Senti, fatti tu i cazzi tuoi.- sbottò alzando un sopracciglio. Lo vidi avvicinarsi con uno scatto quasi felino che mi distrasse. Osservai il suo corpo farsi improvvisamente sinuoso e quella strana voglia di giocare con lui tornò a farmi visita. Era divertente prenderlo in giro e poi scoparmelo.

-Allora perché mi hai seguito?- il mio sorriso si allargò ancor di più se possibile, in una smorfia che di divertente aveva ben poco. Ironia. Mi leccai le labbra fissando i miei occhi nei suoi. Mi parve vacillare un attimo prima di afferrarmi per i polsi e sbattermi con violenza contro il muro. Il primo istinto fu quello di sorridere di fronte a quella spavalderia, ma mi si smorzò immediatamente non appena le sue parole scivolarono fuori dalle sue labbra.

-Senti Harry, mi hai già stancato. Vieni, mi scopi e poi non ti fai vivo per giorni. Cosa ti sembro? Una troia? Dovresti pagarmi, sai?- e il modo cattivo con cui disse l’ultima frase mi fece credere di aver sbagliato ogni cosa con lui. I suoi occhi azzurri divennero di un colore che non riuscii bene a definire, ma riuscii a scorgervi dentro rabbia, tanta rabbia. Mi sbatté i polsi ancora una volta contro la parete, quasi come se volesse scuotermi dal mio stato di trance momentaneo.

-Allora? Ti hanno mangiato la lingua?- un suo ginocchio finì in mezzo alle mie gambe, sfiorando di proposito il cavallo dei pantaloni. Inclinai di poco il capo cercando di capire cosa avesse dentro allo sguardo. La rabbia era stata eclissata da qualcosa di molto più forte. Non riuscii a capirlo e rimasi nel dubbio.

-Cosa vuoi che ti dica, Louis? Cosa vuoi esattamente che io ammetta?- sbuffai. –Che mi è piaciuto? Che ti scoperei e mi lascerei scopare, ancora? Sì, Louis.- sostenne il mio sguardo per pochi secondi, poi lo abbassò quasi ridacchiando. La sua presa si allentò leggermente sui miei polsi, ma non opposi nessuna resistenza.

-No, vorrei che la smettessi di giocare con me.- mi soffiò a fior di labbra. Mi parve di sentire un gelido freddo attraversarmi le membra, un brivido freddo sulle labbra, un sentimento gelido attraversò i suoi occhi. Aprii le labbra per dire qualcosa, ma istintivamente ebbi voglia di toccare quel dannato tatuaggio fresco, che adesso Louis stava inconsapevolmente stringendo tra le sue piccole mani. Così mi strattonai e lui mi lasciò andare. Alzai di poco la manica del maglione per osservare quell’ancora tatuata sulla mia pelle. La sfiorai con le dita e avvertii quel senso di protezione di cui avevo bisogno. Io avevo bisogno di un’ancora per poter rimanere attaccato alla realtà, un’ancora a cui attaccarmi nel caso avessi avuto bisogno. Per istinto osservai Louis,l’ancora a cui mi ero attaccato in quei giorni, e sfiorai ancora il tatuaggio, ancora più forte di prima. Avevo bisogno di rilassare i muscoli o sarei scattato. Non disse nulla, semplicemente afferrò il mio polso stringendolo tra le sue dita ed osservò il mio tatuaggio.

-E’ bello.- disse con una voce neutra. –Quando l’hai fatto? Non mi pare di avertelo mai visto.- non riuscii bene a capire come fossimo giunti a parlare del mio tatuaggio e ad eclissare l’argomento principale, basilare per quella specie di rapporto. E le sue dita a strisciare proprio su quelle linee mi fecero sentire il bisogno incessante di annegare in qualcosa di diverso. Perché fingevo solamente di aver scordato ciò che avevo fatto prima. Lasciare Liam a Zayn. Lasciarli da soli, quando avrei dovuto esserci io in una situazione del genere. E forse tutto il mio vero nervosismo derivava proprio da quella situazione del cazzo. Liam invaghito completamente di Zayn ed io un povero coglione perso per il suo migliore amico. Perché Liam mi piaceva sempre di più, perché il vero Liam lo conoscevo solo io, perché era sempre stato mio, perché era stato destinato a me e non a quel ragazzino. E Louis, lui non meritava di trovarsi in mezzo a quella maledetta situazione. Eppure non sarei mai più stato capace di stargli lontano. Avevo bisogno di lui, dell’ancora che rappresentava, della salvezza, del rifugio in cui correre ai ripari quando i pensieri sarebbero stati più forti di ogni rumore. E non m’importava più di apparire egoista, perché per me nessuno si era mai davvero preoccupato. Solo Liam, con scopi diversi dai miei.

Recovery LessonsWhere stories live. Discover now