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Prendiamo l'ascensore, mentre aspettiamo lo guardo con attenzione. Si morde il labbro inferiore e guarda davanti a lui. Il silenzio regna tra di noi.
“Simo”
“Emma non è successo niente ok?”
“ no è successa invece! Ti stai arrabbiando per nulla. ”
“ per nulla? Emma mi hai quasi aggredito davanti al medico”
“ aggredito... Ma stai scherzando? Simone ho alzato un po' la voce non ti ho aggredito. ”
“ pensala come vuoi”
“ certo che la penso come voglio. Ti stai comportando come un bambino di due anni. ”
“ oh scusami se mi preoccupo per te. Scusami se ti senti pressata. Non era mia intenzione”
“ non è questo che ho detto”
“ lo hai fatto intendere con gli sguardi che lanciavi. Ti senti in obbligo a dover starmi a sentire. Come se ti disturbasse che ti dica di riposare”
“Simone perché capisci quello che vuoi tu. Ok voglio la mia dipendenza ma non ho mai detto che ciò che fai mi disturba” le porte si aprono. Aspetta che cammino davanti. Così faccio. Andiamo verso il taxi che abbiamo appena chiamato. Non possiamo di certo prendere argomento sua dentro. Fissa fuori dal finestrino, come se non esistessi, sto perdendo seriamente la pazienza. Stamattina andava tutto bene.
“ mi sembri una donna con il ciclo. Non ti va bene mai niente simone”
“ cosa non mi va bene? Mi preoccupo per te. Per la tua salute. È sembra che sbaglio anche questa volta” alzo gli occhi al cielo. Sembra davvero un bambino quando fa così. Mi urta. Una volta sotto casa sua. Scendo mettendo le stampelle davanti. Il taxista mi chiede se ho bisogno di aiuto, rispondo di no altrimenti chi lo sente quel deficiente. Una scenata di gelosia in pieno centro abitativo non la voglio proprio stare a sentire. Simone paga. Aspetta che io entri nel vialetto.
“ potevi dire pure di si ”
“Simone finiscila! Stai diventando pesante adesso. Mi ha solo chiesto una cosa che avresti fatto pure tu ad unaltra persona. ”
“ non sotto gli occhi del suo fidanzato”
“ perché non mi hai aiutato tu allora?”
“ stavi già davanti a me. Che dovevo fare?” scuoto la testa. Entro in casa una volta che lui ha aperto. Appoggio la giacca, lui fa lo stesso anche con la mia borsa. Mi siedo poco dopo sul divano. Tirando su un po' la gamba. Lui non mi chiede nulla.
“ se adesso non la smetti con quel broncio ti lancio il telecomando. Possibile che te la prendi per tutto? Poi la permalosa sarei io eh!”
“ ti ho appena detto che non me la sono presa. Tu continui imperterrita però...”
“ ti conosco Simone. Non sono nata ieri è sei il mio ragazzo vorrei ricordatelo. Se non parli con me non capisco con chi vorresti parlare. Sei arrabbiato ok? Ma che ti ho fatto? Ti ho semplicemente detto che non voglio stare seduta su un divano o stare sul letto”
“ il modo Emma. Ci sono i modi di dire le cose”
“ giusto. Ma sto nervosa. Io sta cosa non la voglio. Non posso tornare nemmeno a casa dai miei genitori. Sono qua bloccata!”
“ ah ecco! Cosa ti turba di più. Stare qui...”  perché travisa tutto. Forse dire quelle ultime parole non è neanche giusto. Ma non vedo i miei da tanto. Luke dice sempre che gli manco, è io sono sempre qui a Milano perché questa cazzo di gamba mi blocca a fare quello che voglio.
“ Simone”
“ no tranquilla. Ho capito tutto. Chiama tua madre sul serio stavolta. Dille che può venire a Milano così stai un po' con lei. Io molto probabilmente me ne vado in studio” si alza dalla sedia. Sono esasperata. Non riesce minimamente a capire.
“ non hai capito un cazzo!”
“ ho capito benissimo invece Emma. Tu qua non ti trasferiresti mai. l'Italia fa per te solo per poco tempo. Milano non ti piace. E io... Non lo so. Vorrei viverti più a pieno ma a quanto pare per te no. ” respiro. Si allontana verso la cucina.
È sempre tutto così complicato.
“ IO NON HO MAI DETTO CHE NON MI TRASFERIREI QUA” urlo per farmi sentire. Torna in salotto.
“ lo hai fatto capire adesso dicendo esattamente che sei bloccata qui e non puoi andare giù. Lo hai fatto capire con i tuoi occhi che non ci vuoi stare un minuto di più. Non so di cosa stiamo parlando. ”
“ ti stai rigirando la frittata Simone”
“ no invece. Pensavo stamattina che le cose sarebbero cambiate. Che iniziando a lasciare quella casa saresti tornata qui è avremmo riniziato la nostra convivenza. Ma a quanto pare non cambierà nulla. ”
“ non puoi cambiare le cose dall'oggi al domani”
“ non ho mai preteso nulla e non venirmi a dire della storia dell'uscita allo scoperto. Se avresti voluto altro tempo te lo avrei dato. Come te ne sto dando adesso. ”
“ mi stai Lasciando?” chiedo. Il mio cuore non reggerebbe una cosa del genere. Non ancora. Di nuovo come l'altra volta.
“No. Ma non possiamo continuare così. Hai bisogno dei tuoi genitori falli venire chiunque. Basta che non ti vedo con quella faccia appesa. Io mi faccio da parte. ” sbuffo vedendolo così. Mi alzo andando verso di lui. Si era seduto su una sedia affianco a un mobile. Mi accomodò sulle sue gambe non mi manda via.
“ hai finito? Ti sei sfogato? ” non dice niente. Prendo il suo viso tra le mani “ non mi disturbi affatto in niente. Sono che mi sento un peso” sta per parlare ma lo blocco “ io qua sto bene. Sono con te che mi proteggi. Non vedo però la mia famiglia da tanto e lo sai bene che non riesco a stare in pace con me stessa che magari non li vedo ogni tanto. Ciò non vuol dire che non voglio stare qua con te. Ho detto una frase brutta ti chiedo perdono. Non volevo che capissi che non voglio stare qua. Solo che... Mi manca la mia terra. Mi è concesso?”
“ mi ami?” chiede all'improvviso.
“ Simo certo che Ti amo. ” gli spunta un sorriso tra le labbra. “ mi farai uscire pazza un giorno di questi. ” gli butto le braccia intorno al collo e mi stringe un fianco.
MORIREI SENZA DI TE”

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