Capitolo 34

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Quante volta nella vita capita di svegliarsi felici? Di aver voglia di alzarsi dal letto e di aprire la finestra per far luce nella stanza? Di preparare la colazione canticchiando e di non provar fastidio nel sentire gli uccelli canticchiare? Insomma quante volte capita di sentirsi come la protagonista di un romanzo rosa? Poche volte, pochissime se non mai. Eppure oggi io mi sento proprio così.

«Allora Beatrice mi raccomando comportati bene e non farmi stare in pensiero.» mia madre mi lascia un bacio sulla fronte e mi porge la mia valigia.

Per questi prossimi due giorni la direttrice della mia scuola ha organizzato una specie di gita. In realtà li passeremo girando per i musei. Il lato positivo è che alloggeremmo in un albergo che si trova nel centro di Londra, con vista della ruota panoramica e Big Ben.

«Dai mamma non preoccuparti, lo sai che puoi fidarti.» la rassicuro e poi esco di casa dopo aver salutato i due mostriciattoli. Mio padre purtroppo è a lavoro e non sono riuscita a salutarlo.

Raggiungo scuola a piedi, ho proprio voglia di camminare. Per quanto durerà questo buon umore, mi domando. Quando arrivo fuori all'edificio c'è un bus ad aspettarci, intravedo subito Dylan con tutti gli altri.

«Buongiorno!» esclamo con un sorriso a trentadue denti.

Si girano tutti verso di me. Manca solo James.

«Amica mia non è molto salutare bere di prima mattina.» ovviamente il mio migliore amico non perde occasione per prendermi in giro.

«Per tua informazione non sono ubriaca, sono soltanto di buon umore... è così difficile da credere?» sbuffo e incrocio le braccia, degna di una vera bambina. Se solo mi vedesse James incomincerebbe a chiamarmi di nuovo ragazzina.

«Dai non dargli retta Bea, lo sai che gli piace prenderti in giro.» Asia corre in soccorso del suo ragazzo.

In realtà non hanno ufficializzato niente, ma mi sembra abbastanza ovvio che stiano insieme. Basta guardarli.

«È il solito idiot...» ovviamente vengo interrotta.

«Alt mocciosetta! Porta rispetto per quelli più grandi.»

«Ma Dylan sei nato solo un mese prima!» lo guardo torvo, ma sorrido quando tutti gli altri ridono assistendo alla scena.

«Su ragazzi non perdete tempo. Caricate le valigie che partiamo.» il professore Morgan ci indica dove posare i nostri bagagli e poi assieme entriamo nel bus già quasi totalmente pieno.

Non c'è neanche qui. Ma che fine ha fatto?

«Faccio l'appello ragazzi. Rispondete quando dico il vostro nome, non costringetemi ad alzare ogni volta lo sguardo solo perché siete troppo pigri anche per parlare.» il professore si mette gli occhiali sul naso e incomincia a dire una serie di nomi.

«Collins.» sento dire.

Rispondo distrattamente all'appello, ma sono troppo occupata a ignorare lo sguardo di Stefan. Si è seduto al mio fianco e non ho voglia di fare conversazione. Purtroppo il buon umore è già passato. Mi appoggio al finestrino cercando di estraniarmi dal mondo che mi circonda, è brutto tempo e la pioggia batte forte sul vetro. Guardo le gocce scendere e le immagino fare una gara, ovviamente io tifo per quella in svantaggio che, puntualmente, ad un tratto scivola velocemente fino a toccare per prima il fondo. Infondo si dice che gli ultimi saranno i primi no?

«Alzati.» alzo lo sguardo quando sento la sua voce. È strano dirlo e un po' mi dà anche fastidio, ma è come se in me si riaccendesse quella luce che avevo stamattina prima di uscire. Mi rendo conto che il mio buonumore è passato quando credevo che non fosse più venuto.

From light to dark Where stories live. Discover now