Capitolo 41

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«Allora ci vediamo domani a scuola, buonanotte Bea.» seguo con lo sguardo Dylan e Asia che vanno via.

Finalmente siamo arrivati a Brighton, non riuscivo più a stare ferma in quel bus. Per tutto il tempo non ho fatto altro che pormi domande. Ho preferito non sedermi accanto a James, perché non sarei riuscita a mettere assieme due pensieri.

Sto per tornare a casa a piedi, ma poi un senso di terrore mi blocca. E la rabbia prende il sopravvento. Ho rabbia perché non voglio provare paura, perché voglio poter tornare a casa senza dover preoccuparmi di essere rapita o altro.
Prendo il telefono per chiamare mia madre, ma una macchina mi accosta accanto. All'inizio sobbalzo, ma poi riconosco subito James al volante.

«Sali.» dice subito.

Sbuffo per i suoi modi sempre bruschi, ma poi salgo sedendomi al suo fianco.

«Ti accompagno a casa?»

«E dove altro se no?»

«Che antipatica.»

Ridacchio per il modo in cui l'ha detto, poi mi appoggio al finestrino, esausta.

«Mi dispiace per oggi.» dice all'improvviso.

«Per cosa?» lo guardo. Ha l'espressione concentrata sulla strada e un profilo perfetto. A volte lo mangerei di baci, altre lo riempirei di schiaffi.

«So che ti sei spaventata, ti ho sentita quanto tremavi quando si sono spente le luci.»

«Non è sicuramente colpa tua, non dispiacerti.» si gira verso di me nello stesso momento in cui si ferma fuori casa mia e mi fa un mezzo sorriso.

«Credo tu sia un angelo sceso in terra, Beatrice.» le mie labbra si schiudano in un sorriso gigante alle sue parole.

«E perché?» gli chiedo, curiosa.

Lui mi afferra un braccio e mi trascina fino a farmi sedere sulle sue gambe.

«Perché una volta ho sognato un angelo e aveva proprio il tuo viso e capelli rossi. Credo sia stato un sogno premonitore.» ridacchio mentre lui mi guarda seriamente.

«Tu che parli di sogni premonitori? Cos'hai bevuto James?» lo prendo in giro e lui si avvicina, strofinando il suo naso sulla mia guancia.

«Beh se non credi ai miei sogni premonitori, allora almeno crederei che sei un angelo mandato per salvarmi?» lo sento sorridere sul mio collo.

«E da cosa dovrei salvarti?» rido poiché mi fa solletico con i piccoli baci che mi lascia sotto all'orecchio.

«Piccola ogni diavolo ha bisogno di un angelo che lo porti sulla buona strada.» alza la testa, trovandoci faccia a faccia.

«E se anche all'angelo piacesse la cattiva strada?» lo provoco.

«In quel caso è un bel casino.»

Ci fissiamo le labbra e in un nano secondo le facciamo scontrare, provocando un rumoroso sciocco nell'auto. Mi passa la lingua sul labbro inferiore provandomi brividi lungo la schiena.
Facciamo entrare in contatto le nostre lingue che si sfiorano delicatamente. Un gemito esce dalla mia bocca al che lui si stacca per guardarmi.

«Forse sei un angelo che mi farà perdere la testa.»

Avvicino le mie labbra al suo collo e gli lascio dei baci umidi, gli lecco un lembo di pelle e poi lo mordicchio facendolo sospirare. Mi viene spontaneo muovermi, facendo strusciare il mio punto debole con il suo.

«Sbagliavo, mi hai già fatto perdere la testa.»

Sorrido sul suo collo e non faccio in tempo a fare altro che mi afferra da dietro il capo con una mano e mi bacia di nuovo. Questa volta però, lo fa come se potesse non farlo più, come se fossi il suo ossigeno.

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⏰ Last updated: May 06, 2020 ⏰

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