CAPITOLO 8

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Una volta raggiunta la baita mi rimboccai le maniche e decisi di mettermi subito al lavoro. Cominciai dalla cucina, per poi passare al soggiorno, quindi alla stufa, al bagno e finire con la camera. Carponi lavai e rilavai i pavimenti concentrandomi sulle singole faccende, così che il lavoro risultasse meno pesante e più produttivo. Il tempo scorreva davanti a me, a poco a poco, non lasciandomi altro spazio se non quello di dedicarmi a quel compito. Instancabile come instancabile ero io fino a che l'arrivo del furgoncino coi mobili promessi da Brunod, mi costrinse a fermarmi.

Al calar della sera la casa aveva assunto un altro aspetto. La camera, il soggiorno, il bagno... Tutta la baita sembrava differente. I lampadari, gli armadi, il tavolo con le sedie, il letto... tutto l'insieme, ora, la rendeva vivibile.

Con lo sguardo valutai i miei sforzi e mi sentii per la prima volta in vita mia profondamente soddisfatta. Mi doleva la schiena e il mio stomaco borbottava per la fame, ma avevo portato a termine il mio compito... Per quanto insignificante e inutile alla mia situazione potesse sembrare ce l'avevo fatta... Avevo compiuto qualcosa per me... solo per me...

Mi accostai alla finestra della cucina e guardai fuori. Era buio ormai. Un tremore mi costrinse a stringermi di più nel maglione di lana. Avrei preso della legna per la stufa il giorno dopo, pensai.

In pochi minuti preparai cena ed esausta riordinai la cucina per sprofondare nel letto. Al buio, guardai il soffitto, adattando la vista all'oscurità e mi resi conto un'altra volta di sentirmi al sicuro tra quelle mura, almeno per come avrei potuto sentirmi al sicuro ovunque fossi andata in quel momento. C'era qualcosa di particolare che trasudava da quelle pareti. Un senso di pace che non conoscevo, ma di cui avevo un disperato bisogno.

La stanchezza fisica, ben presto, ebbe il sopravvento e sfinita chiusi gli occhi, troppo presto per avere il tempo che i pensieri tornassero a tormentarmi.

Poi un flash e tutto cambiò...

I miei passi frenetici erano decisi... Più avanzavo e più risultava accettabile respirare ora che mi ero allontanata un po' dal rogo, ma sapevo non sarebbe durato per molto. Le fiamme avrebbero inghiottito tutto più in fretta di quello che immaginavo. Non c'era fumo adesso intorno a me, ma il buio che regnava mi obbligava a rallentare lo stesso e ad ansimare di paura.

Con la mano davanti a me tastavo le pareti, camminando alla cieca... Ero nel corridoio che portava agli spogliatoi. Dovevo sbrigarmi! Dovevo raggiungere la finestra...

Le lacrime mi rigavano le guance, mentre i miei piedi strisciavano sul pavimento attenta a non inciampare. Seguivo tastandoli i muri di cartongesso, cercando la porta, intanto che il panico mi batteva forte nel petto.

Finalmente un fascio di luce mi brillò di fronte, passando attraverso il vetro della finestra, che si trovava in alto. Varcai la porta della stanza e mi voltai. I tremolii delle fiamme ondeggiavano sul muro in fondo al corridoio... vicine... troppo vicine.

Cercai qualcosa su cui salire per raggiungerla col fiato corto. Strizzai gli occhi per adattarli alla poca luce. C'era un armadietto appoggiato al muro di fronte. Lo trascinai a fatica e ci salii sopra, tossendo per il fumo che si stava di nuovo diffondendo nel locale.

"Dai! Apriti!" gridai, stirandomi al massimo per cercare di muovere la maniglia.

Con la coda dell'occhio vidi le fiamme diffondersi nel corridoio che avevo appena percorso.

Guardai la finestra in preda al panico. Coi pugni cominciai a picchiare con forza sul vetro, che disegnò una lieve venatura sporca del mio sangue...

"Aiuto!" urlai vedendo il fuoco avvicinarsi, "Ti prego Signore! Aiutami!"

La mia vita era al di là di quella finestra... dovevo riuscire ad aprirla!

Con tutto il mio peso mi lanciai con entrambe le mani contro il vetro incurante del dolore...

Battendo coi palmi e coi pugni, senza sosta...

Di soprassalto mi trovai, di nuovo, seduta sul letto, trafelata. Mi guardai attorno ancora terrorizzata, incapace di realizzare dove mi trovassi in quel momento.

La luce del sole che passava attraverso le persiane inondò la camera, riportandomi pian piano alla realtà. Come un'onda i ricordi mi investirono e i battiti del mio cuore si accesero ancora.

Stavo fuggendo...

Con le mani mi afferrai i capelli in preda ad un pianto disperato. L'agitazione mi fece salire un senso di soffocamento e l'adrenalina cominciò a scorrermi nelle vene. Scansai le coperte di botto, ansimando e con una mano alla gola, mi precipitai alla finestra. La spalancai e mi lasciai investire dall'aria gelida. Lentamente sentii i polmoni riempirsi d'aria e riprendere il loro lavoro. Respirai profondamente per cercare di domare l'ansia, chiudendo gli occhi per riportare la calma dentro di me. Un alito di vento mi sfiorò i capelli, quasi volesse accarezzarmi... e lentamente il mio cuore rallentò.

Dovevo rassegnarmi... Solo il tempo sapeva come e quando sarebbe finita la mia sofferenza.

Eppure quello era ciò che avevo sempre voluto. Fuggire...

Quante volte avevo guardato al di là di una finestra desiderando andarmene? Solo andarmene... Era stata la mia speranza più grande ed ora quella speranza era diventata una realtà...

Per anni avevo creduto di dover precipitare, solo precipitare... Che non avrei mai potuto sottrarmi al mio maledetto destino, ma ora... era diverso... Avevo un'altra possibilità... Ce l'avevo davvero...

Mi ero sempre costretta a non cedere, ad essere forte, incondizionatamente forte, per poter affrontare proprio quello che mi stava accadendo. Non potevo mollare adesso!

Quante volte avevo supplicato Dio che mi desse l'occasione di poterlo fare... Quante volte avevo pianto per questo... Ed ora anche se la paura mi attanagliava, se la verità mi avesse minacciato sempre, non dovevo rinunciare... No... non lo avrei fatto.

Il mio pensiero andò a lui... Anche se mi avesse, alla fine, trovata, non mi sarei fatta prendere... Mai...

Sarebbe rimasta un'altra opzione per me e quella, ne ero sicura, anche se definitiva, era necessaria...

Ci avevo pensato altre volte... Non c'era niente che mi trattenesse dal farlo. Niente a cui aggrapparmi... Ciò che avrei fatto, l'avrei fatto per me... solo per me a quel punto.

Quello sarebbe stato l'ultimo dei miei gesti, ma non avrei potuto farne a meno... Non, se volevo davvero essere libera...

Avrei tentato fino alla fine, ma se in fondo, tutto, si fosse rivelato un'illusione, non mi restava altro...

Mi sarei uccisa...

Tutto... è possibileWhere stories live. Discover now