CAPITOLO 34

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L'alba ci sorprese addormentati. Un senso di quiete aleggiava ancora intorno a noi. Abbracciati.

Nella luce soffusa che si stava diffondendo nella stanza, trovai le sue mani e le incrociai alle mie. Mi spinsi di più accanto a lui e le sue braccia mi cinsero. Le sue labbra teneramente cercarono la mia bocca, finché non la trovarono.

"Buongiorno" gli sussurrai.

"Stamani lo è davvero" rispose dandomi un altro bacio.

Sorrisi e alzai gli occhi verso i suoi.

"E' da tanto che sei sveglio?" gli domandai.

"Da un po'..." rispose impacciato, "Pensavo..."

Un senso d'ansia m'investì al pensiero che la notte trascorsa potesse essere stata un errore veramente. Soprattutto per lui.

"Sei pentito?" chiesi abbassando il capo.

"No! Perché dovrei?.E tu?"

"No..." risposi convinta, alzando ancora gli occhi nei suoi.

Con la punta delle dita seguì la piega del mio braccio, sfiorandolo appena, in una dolce carezza e si lasciò andare.

"Vieni a stare da me" mormorò.

Lo guardai sbalordita per la sua richiesta: era questo che stava pensando?

"Mi piace stare qui..." risposi cercando di rasserenarlo.

Non potevo andare a stare da lui. Non fino a quando non gli avessi raccontato tutta la verità e l'avesse accettata.

Ma non adesso, pensai. Non ora che ero tra le sue braccia...

"Il tempo peggiorerà d'ora in avanti. C'è una camera degli ospiti a casa mia. Potresti sistemarti lì... non ti chiedo di dormire già con me, se non te la senti" si adagiò sul fianco, per potermi guardare negli occhi.

Sentivo il suo respiro sul viso.

Seguii i lineamenti del suo viso con le dita e lui mi afferrò la mano, portandosela alla bocca, per posarvi un garbato bacio.

"Sto cercando di rimettere a posto la mia vita, Fabrizio... e vorrei riuscirci da sola" confessai.

"Cosa c'è che non va nella tua vita? Dimmelo"

Mi ritrassi di scatto, l'aria improvvisamente sfuggente, alzando tutte le difese intorno a me.

"Niente..." risposi poco convincente.

"Ho detto qualcosa che non dovevo?" la sua espressione tradiva preoccupazione, "Vorrei solo capire: se posso aiutarti, lo sai che puoi contare su di me"

Scossi la testa, senza rispondere. Le lacrime che pungevano dietro gli occhi e gli voltai le spalle.

No... nessuno poteva capire invece. Nemmeno lui lo avrebbe fatto. Nessuno avrebbe compreso a fondo che cosa mi aveva spinto a fuggire. Così come nessuno avrebbe accettato quello che avevo involontariamente commesso e di cui avrei avuto sempre rimorso...

Forse non potevo rivelarglielo ne ora, né mai...

Si accorse che qualcosa non andava.

"Ehi... Non dobbiamo parlarne per forza, se non ti va... Va bene lo stesso" continuò accarezzandomi un braccio, "Sta tranquilla, d'accordo?"

Annuii soltanto, ma sapevo che l'angoscia traspirava ancora dai miei pori. E che per lui era difficile trovarne la ragione.

"Tu pensaci... Sai che puoi venire quando vuoi..." sussurrò al mio orecchio,

Immobile, di schiena, non mi voltai subito.

Quando lo feci lui mi studiò pensieroso.

"Mi farebbe piacere" ammise imprigionando i miei occhi.

Curvai le labbra in un lieve sorriso. Sapevo di dovergli una spiegazione. Di dovergli dire di più su di me.

Ero una vigliacca, non c'era altro modo per definirmi, ma non ci riuscivo. Era più forte di me

"Non riesco a trovare le parole per spiegarti, Fabrizio... Non è facile parlarti del mio passato..." mormorai.

Avvertivo che aveva un presentimento negativo; che si domandava che cosa mai mi avesse sconvolto tanto. L'espressione del mio viso gli dava la dimostrazione che non si trattasse soltanto di rimettere a posto la mia vita.

"Sta tranquilla" disse allora, "Me ne parlerai quando sarai pronta, se vorrai..."

Assentii col capo abbassato, rinunciando a replicare.

"Ehi... guardami!" fece accorgendosi della mia angoscia. Posò due dita sotto il mio mento e mi costrinse a fissarlo, "Sono qui... Non ho intenzione di andare da nessuna parte. Troveremo il momento giusto per parlarne... non ho bisogno di sapere tutto di te... e comunque qualsiasi cosa tu decida di dirmi, non cambierà i miei sentimenti per te. Questo ricordalo sempre"

Sarei mai stata pronta a parlargliene? Ci sarebbe mai stato un momento giusto per farlo? E davvero, non avrebbe cambiato i suoi sentimenti per me?

Per quanto ne fosse certo lui, non lo ero io. Gli stavo tacendo troppe cose...

Contraccambiai il suo sorriso, ma rimasi taciturna.

"Vado a farmi una doccia" propose per allontanarsi.

Sentiva che avevo bisogno di spazio, di rimanere unicamente con me stessa. E me lo concedeva.

Mi serviva tempo.

Tempo per riflettere...

Tempo per ragionare...

Ma soprattutto tempo per decidere che cosa fare.

Facemmo colazione insieme e ci salutammo ritornando ciascuno ai propri impegni, con la promessa di rivederci presto.

Ormai ne ero troppo coinvolta come sentivo lo era lui...

Tutto... è possibileWhere stories live. Discover now