CAPITOLO 42

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Il sangue mi scorreva veloce nelle vene. Non c'era tempo da perdere.

Se Stefania gli aveva rivelato esattamente dove abitavo, ormai era la fine per me. Ora sapeva dove trovarmi. Era venuto a cercarmi... e Dio solo sapeva con quali intenzioni.

Raggiunsi la baita. Scrutai intorno circospetta. Non c'era nessuno oltre a me, intorno.

Almeno così pareva...

Il cielo grigio sembrava spento. Non un soffio di vento interrompeva quella quiete irreale. Era una giornata cupa, fredda, con una grande e pesante cappa che preannunciava ancora neve. Ma non l'avrei vista cadere stavolta. Me ne sarei andata prima...

Sulla porta restai immobile, esitante... Il fiato corto.

Non sapevo decidermi nonostante l'uscio fosse chiuso.

E se fosse stato già dentro ad aspettarmi? Come aveva fatto tante volte?

Studiai la porta alla ricerca di segni di scasso.

Niente.

Non era entrato nessuno fortunatamente.

Ero ancora sola...

Mi feci coraggio ed entrai all'interno.

La luce filtrava appena dalle persiane chiuse. Tenue, poca, avvolgendo la casa nella penombra, nonostante fosse ancora giorno.

Di una cosa ero assolutamente certa: non potevo più permettermi di perdere neanche un minuto a pensare a ciò che sarebbe accaduto dopo. Non c'era più tempo per questo ormai.

Dovevo andarmene e dovevo farlo in fretta!

Raggiunsi la camera, senza accendere luci e mi avviai all'armadio.

Lo aprii, agitata e presi la sacca di tela, iniziando ad infilarvi le poche cose che avevo, con una smania disperata.

Scrutai la camera per sincerarmi di non aver scordato nulla. Dovevo uscire da lì. Lasciare quella casa.

Subito!

I polmoni faticarono a riprendere aria per la foga che avevo addosso. Ressi la borsa, oltrepassai il letto e mi incamminai verso la porta.

D'un tratto qualcosa di stonato mi fermò. Qualcosa che non avrei potuto descrivere a parole, ma che era dissonante. Una brezza fredda mi scompigliò i capelli. Mi voltai lentamente verso la finestra: un'anta era accostata. In quello stesso momento la persiana, mossa dal vento, si spalancò e una scossa elettrica si insinuò sotto la mia pelle.

Le avevo chiuse quando ero uscita di casa, lo facevo sempre! Quella verità mi attanagliava la mente, stringendola come in una morsa.

L'adrenalina aumentò i battiti del mio cuore.

Il mio sguardo vagò ancora intorno, spaventato, come se dentro di me avvertissi un presentimento che non mi dava quiete. Come se mi aspettassi di scorgerlo da qualche parte...

All'improvviso il cellulare che avevo in tasca dei pantaloni vibrò, facendomi trasalire. Lo tirai fuori e inchiodai con lo sguardo il display acceso.

"1 Nuovo Messaggio"

segnalava, ma non riportava alcun numero del mittente.

Restai a fissarlo, col fiato in gola.

Ogni più piccolo frammento di me pregò che non fosse vero. Pigiai il tasto per aprirlo e mi mancò del tutto il fiato. Un brivido mi percorse intanto che lo leggevo, paralizzandomi all'istante.

"Ti ho trovata"

Il battito del mio cuore impazzì del tutto fino a scoppiare. Il sangue pulsò più veloce nelle vene del collo. Una maschera di terrore si posò sul mio viso.

Sapevo che era lui.

Chiusi gli occhi deglutendo a fatica. Bloccata, come impietrita. I pensieri corsero nella mia testa senza sosta, impedendomi di ragionare e riordinare le cose. Il mio respiro si fece frenetico, mentre giravo su me stessa in preda al panico. Le pareti ruotarono insieme alla stanza.

Sentivo il suo odore agghiacciante... Ora riuscivo quasi a distinguerlo...

Vicino...

Eppure non riuscivo a muovere un passo. Non ne ero più capace. Bloccata da un attacco di panico.

L'immagine di Adele all'improvviso si materializzò davanti a me. Pareva reale. I suoi occhi mi fissavano pieni di angoscia.

"Lui è qui! Esci immediatamente!" disse prima di scomparire di nuovo.

Sgranai gli occhi, spaventata.

Era lì! Non avevo più dubbi...

Con le ultime forze che avevo raggiunsi l'ingresso.

Era giunta la resa dei conti. Non c'erano più vie d'uscita per me... non più...

Posai una mano sulla maniglia, quando...

Tutto... è possibileTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon