CAPITOLO 41

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Davide mi fissava, con un'espressione angosciata, senza parlare. Travolto da quella verità.

"Il colorificio fu raso al suolo..." continuai, "Non solo dall'incendio, ma anche dalle esplosioni che cominciarono ad innescarsi, una dopo l'altra, prima che i soccorsi potessero intervenire. Non ci fu alcun superstite purtroppo... e io venni data per morta. Non fuggii subito. Volevo essere certa che anche Massimo ne fosse convinto.

E così accadde...

Ho tagliato i capelli, li ho tinti di castano... Ho cercato di assomigliare alla foto di Adele sui documenti e sono scappata... Il resto della storia la conosci..." quel peso così insostenibile era diventato d'un tratto più leggero da sopportare.

Davide mi guardò con un profondo malessere. Era rimasto ad ascoltarmi in silenzio. Gli avevo rivelato tutto, come se non fosse la mia storia, ma quella di un altro, senza nemmeno rendermene conto.

Lui si avvicinò e mi strinse una mano tra le sue. Trasalii a quel contatto, come risvegliata da un sogno. E inaspettatamente mi sentii più distesa. Mi costrinse a guardarlo e mettendomi le mani sulle spalle mi abbracciò, cercando di distendermi i nervi.

Avevo cercato di dimenticare, di scacciare Massimo dalla mia mente, ma non era stato possibile. Come probabilmente non lo sarebbe stato mai. Ora me ne rendevo conto.

"Non è stata colpa tua" mi disse guardandomi dritto, "Non hai niente da rimproverarti, Chiara..." il suo viso esprimeva compassione.

Guardai nel vuoto, senza riuscire a ribattere.

"Tu non hai colpe... nessuna colpa" continuò.

"Invece sì, Davide... Io gli ho permesso di trattarmi a quel modo. Io ho deciso di sposarlo... Io ho causato la morte di Adele..." piansi in silenzio, abbassando il capo.

Scosse la testa, ma non lo lasciai dire altro.

"Me ne devo andare" ammisi rassegnata, "Non so come ha fatto, ma ha capito tutto..." feci riferendomi a Massimo, "Mi sta cercando e mi troverà ormai... ne sono sicura"

"Perché dici questo? Non è detto..."

"E invece sì..."

Misi una mano nella tasca posteriore dei pantaloni e tirai fuori il foglio con le foto, che avevo raccolto da terra.

"C'è un tizio in paese. Ha fatto vedere queste a Fabrizio" feci passandoglielo, "Mi sta cercando"

Davide lo fissò con attenzione, poi guardò me incredulo.

"E' lui, Davide. Gli ha detto che vuole convincermi a costituirmi, come se fossi io la responsabile dell'incendio" spiegai, rispondendo al suo sguardo attonito, "Sa che prima o poi qualcuno mi fermerà e lui ne sarà informato... Non so come è successo, ma c'è riuscito... Sa tutto, ormai!"

"Credo che dovresti restare invece. Qui ci sono persone che ti vogliono bene. Fabrizio ti aiuterà! Noi ti aiuteremo!" disse concitato, tentando di convincermi.

"Davide! E' finita!" un groppo in gola mi spezzò la voce, "Fabrizio non ne vuole più sapere di me... Non sa più cosa credere... Vuole che me ne vada... e ha ragione"

Davide si fermò, incapace di comprenderne il motivo.

Scosse la testa.

"No... Non è vero! No, se gli hai raccontato quello che hai raccontato a me"

Distolsi lo sguardo, senza rispondere subito. Non avevo avuto il tempo di farlo. Non mi aveva lasciato spiegare.

"Fabrizio, non conosce tutta la verità... Non ha voluto ascoltarla. Non gli interessa più... Ho tradito la sua fiducia ormai..." confessai.

"Devi dirgliela allora! Ti proteggerà! Nessuno di noi rivelerà dove ti trovi!" mi strinse con le mani le braccia, tentando di rassicurarmi.

Chiusi gli occhi, mentre gli appoggiai la testa sulla spalla e lui mi abbracciò, stringendomi forte.

"Sta tranquilla..." mi sussurrò all'orecchio.

Non era così semplice purtroppo...

Una voce femminile alle spalle, ci interruppe all'improvviso

"Parla per te, Davide! Non per me!" Stefania sulla porta ci guardava, furente di gelosia, "L'ho già fatto!"

Alzai il viso, staccandomi da lui, atterrita a quelle parole.

"Che cosa stai dicendo? Che cosa hai già fatto?" Davide si allontanò, si voltò e la fissò, sorpreso.

Lo sguardo di Stefania tradiva soddisfazione per qualcosa che aveva commesso e che temevo. Davanti alla sua strafottenza Davide aggrottò la fronte, si avvicinò a lei e la freddò con gli occhi.

"Dimmi cosa hai fatto?" le intimò serio.

"Gliel'ho detto! Ho detto dove si trova!" gli sbraitò contro. Mi lanciò uno sguardo truce e parlò di me, "E' un'impostora, Davide. Lei non è chi ci ha detto di essere!"

"Tu non sai niente, Stefania... Niente! A chi l'hai detto, dimmelo! A chi?" gli gridò contro, afferrandola per le braccia e scuotendola rabbioso.

Il cuore mi balzò in petto, le tempie presero a pulsarmi.

Sapeva dove mi trovavo!

"Al tizio che la cercava stamattina a Cervinia" rispose con fierezza, "Aveva delle foto segnaletiche... Me le ha fatte vedere... L'ho riconosciuta e gli ho detto dove stava"

Il mio respiro accelerò. Mi appoggiai con le mani al tavolo per non perdere l'equilibrio e cadere a terra.

"Sei una stupida!" gli sbraitò contro Davide, "Non hai nemmeno idea di quello che hai fatto!"

I suoi occhi lampeggiarono furenti in quelli di lei.

Quel gesto mi agghiacciò all'istante.

"Lasciala stare, Davide! Sarebbe successo lo stesso..." riconobbi sconsolata, "Era solo questione di tempo"

Tempo?! Forse non avevo nemmeno più quello ormai...

Dovevo colmare quel dubbio. Subito!

Mi rivolsi a lei.

"Quando è successo, Stefania! Dimmelo!!" le implorai disperata.

"Hai finito di fare la santarellina! " esclamò compiaciuta, senza lasciarsi commuovere.

Mi lanciò un'occhiata soddisfatta, senza riuscire a spegnere il risolino che aveva sulle labbra.

Davide la guardò con sprezzo, trattenendo la rabbia.

Non potevo più tergiversare. Non serviva ascoltare altro. In preda al panico corsi fuori e mi precipitai in macchina.

Me ne dovevo andare e in fretta!!

"Chiara! Aspetta!" gridò Davide correndomi dietro nel tentativo di bloccarmi.

Non mi fermai. Dovevo tornare alla baita per prendere le mie cose e fuggire...

Ancora una volta...

Tutto... è possibileTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon