Capitolo 32 - la condanna

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-    «Che cosa c'entri tu con questo simbolo, Robert?»

La voce di Andy è impastata da un misto di eccitazione e paura. Mi guarda negli occhi con una violenza che mi fa tremare.

-    «Temo di essere stato complice inconsapevole di un omicidio, ventiquattro anni fa...»

Sputo fuori la mia storia senza troppe riserve.
Una fiducia incrollabile mi lega a quest'uomo da più di quaranta anni.
Abbiamo passato insieme una gioventù diversa, emarginata dalle nostre stesse passioni impopolari.
Lui annegato nella sua storia, nei suoi studi infaticabili; io nella mia musica, nella costante ricerca del potere devastante di una sequenza di note.
Ci vediamo poco, da molti anni ormai. A dirla tutta non ci vediamo quasi mai. Eppure, ogni volta, è come se il tempo venisse spazzato via, e ci ritrovassimo invecchiati, carichi di qualche ruga di troppo, a rincorrere il passato, sentendoci ancora due ragazzini diversi, uniti nella loro stranezza singolare.

-    «Questo è un simbolo pericoloso, Robert.
Usato da persone pericolose...»

Lo vedo rivolgere uno sguardo fugace verso Emma.

-    «Mi scusi signorina, non ho nulla contro di lei...»

Poi lo distoglie e lo punta nei miei occhi ormai stanchi.

-    «Ti fidi di questa donna, Robert? Perché sto per raccontarti una storia che sanno in pochi, ma che nessuno dovrebbe sapere... per lo meno nessuno che voglia restare vivo...»

-    «Lei è nella merda quanto me, Andy... forse lo è ancora di più.
E sì, mi fido ciecamente di lei!»

Sento Emma rabbrividire.
Con un gesto veloce le afferro la mano, la stringo nella mia.
Andy si abbandona su una poltrona di velluto a coste, ci indica di fare altrettanto, su un divano posto davanti ad un camino spento.

-    «Il simbolo sulla partitura è quello dei Nuovi Santi...»

Corruccio la fronte. Lo guardo negli occhi cercando di capire.

-    «I Nuovi Santi?»

-    «Sono un'organizzazione criminale segreta... un'impresa di pulizie, diciamo.
Si occupano da anni di perpetuare una giustizia che ritengono compromessa da uno sbagliato sistema legislativo internazionale.
Per dirla con franchezza, Robert, sono dei giustizieri.
Un gruppo di persone con un'organizzazione impeccabile, con un codice d'onore ferreo, quasi di stampo mafioso.
Ma operano in modo diametralmente opposto rispetto alla mafia.
Loro puniscono i colpevoli.
All'inizio, circa trecento anni fa, la loro causa poteva addirittura essere giusta.
Poi, come sempre, le cose hanno preso una piega che di giusto ha ben poco, e si sono trasformati in un branco di assassini, con i loro tribunali, i loro giudici e le loro sentenze.
Sentenze che vengono eseguite senza alcuna pietà.
Hanno lo strano vizio di marchiare le loro opere, di lasciare un simbolo ben preciso, per rendere riconoscibile la loro "missione".
Quel simbolo...»

Dice indicando distrattamente la partitura con la mano e lisciandosi ancora una volta i baffi cespugliosi.

- «Sono abili, abilissimi.
E sono ovunque.
Sembra che a Roma operi il capitolo più potente, quello che effettivamente detiene il potere...»

-    «Capitolo? È così che ha detto di aver sentito Renato...»

Emma interrompe il racconto. Ha la mano sudata, la sento tremare nella mia.

-    «Sì, non si sa molto di loro, ma negli anni abbiamo capito che si dividono in capitoli... in gruppi.
Le nostre ricerche dell'epoca ci avevano portato ad individuare in Roma il fulcro dell'organizzazione, ma non ne siamo totalmente sicuri.
Esistono un po' ovunque, in Europa.»

-    «Quindi mi stai dicendo che la polizia è a conoscenza della loro esistenza? Voi indagavate già su di loro ai tempi in cui lavoravi?»

Andy si abbandona sullo schienale. Poi fa un respiro profondo.

-    «Non sono mai stato nella polizia, Robert... quella era una copertura.»

Tentenna un minuto.
Si passa le dita sui folti baffi grigi, lisciandoli con i polpastrelli.

-    «Io facevo parte dei servizi segreti di Sua Maestà...»

Il silenzio cala improvvisamente nello studio.
Passa qualche minuto che sembra durare un'eternità. Poi Andy si sporge di nuovo avanti sulla poltrona.

-    «Cosa vuoi intendere quando mi dici che sei stato complice inconsapevole di un omicidio? E cosa vuol dire che lei è nella merda più di te?»

Mezz'ora dopo Andy annuisce pensieroso davanti alla nostra storia.
Gli abbiamo raccontato ogni cosa.
Dalle prime lettere di Renato, alla visita al teatro dell'Opera, dall'anello di Luca, alla storia sentita da Emma... fino alla morte del povero uomo che ha cercato di aiutarci, e alla vera identità di Hanna.

-    «Vi hanno controllato per anni. Il solo sospetto che qualcuno possa conoscere parte del loro mondo li mette in allerta.
Ma il loro credo gli impedisce di uccidere qualcuno, se non hanno la certezza del tradimento.
Ricordatevi che loro si sentono purificatori, giustizieri senza macchia.
Non ucciderebbero mai qualcuno che ritengono innocente.
Ma vi hanno controllato, evidentemente non si fidavano del tutto della vostra distrazione.
Mi hai detto che Hanna è arrivata a casa tua qualche mese dopo l'omicidio della madre di Emma, giusto?
Volevano assicurarsi che non nascondessi nulla, che fossi lontano anni luce da smascherare la loro organizzazione.
Quando sei andato a chiedere spiegazioni sull'inizio anticipato del terzo atto, quella notte, evidentemente li hai messi in allerta.
E così hanno mandato una governante a controllarti. A vedere se mostravi segni di nervosismo o se insistevi con le ricerche.
Con gli anni si saranno tranquillizzati, ma hanno comunque lasciato Hanna al suo posto...»

Toglie gli occhi dai miei e punta lo sguardo in quello di Emma.

-    «Lei era una bambina all'epoca, signorina.
Ma una bambina che vede morire la mamma a nove anni può trasformarsi in una donna che cerca risposte.
Per questo hanno fatto in modo che incontrasse questo Luca, che intrattenesse una relazione con lui...
Vi controllano da anni, senza che nessuno di voi se ne sia mai accorto.»

Emma mi stringe la mano.
Sento la paura intrufolarlesi nelle dita.

-    «Renato aveva ragione, non dovete fidarvi di nessuno!
Questa Cecilia di cui mi ha parlato, Emma... è fidata? La conosce da molto?»

La sento trangugiare la saliva.

-    «È la mia migliore amica... la mia socia! Con lei ho diviso tutto...»

Andy appoggia i gomiti sulle ginocchia.
La guarda dritta negli occhi.

-    «Non le telefoni Emma... potrei sbagliarmi ma non mi fiderei di altri che di voi stessi, o di qualcuno che conoscete, e conoscete bene da prima di quella notte!»

Si porta una mano ai baffi folti, di nuovo.
Li rigira stancamente con le dita per un momento.

-    «Adesso dovete prendere una decisione!
Se volete scoprire cosa è successo al teatro dell'Opera dovete tornare a Roma!
Posso mettervi in contatto con un mio collega dei servizi segreti italiani. Sta sulle tracce dei Nuovi Santi da anni.
Mi fido ciecamente di lui, so che niente al mondo lo farebbe più felice che mettere finalmente fine alla follia da pistoleri che da trecento anni macchia il volto della città eterna.
Ma correrete il rischio di esporvi in prima linea.
Mai nessuno è riuscito a incastrarli e, onestamente, non so se una cuoca e un direttore d'orchestra possano avere le carte in regola per mettersi contro ad una delle organizzazioni criminali più potenti e subdole della storia...»

Fa una pausa, si liscia i baffi adesso.

-    «Per contro, nella situazione in cui siete, dopo le vostre indagini, siete in pericolo comunque, per lo meno lei, Emma...
Se hanno ucciso Renato è perché sanno che le ha detto qualcosa, e se sanno che le ha detto qualcosa non la lasceranno andare...»

Vedo una lacrima farsi strada sulle guance di Emma.
Le stringo più forte la mano.
Lei dischiude le labbra.

-    «Mi sembra di non avere molta scelta, quindi... se devo morire, almeno voglio farlo scoprendo cosa è successo a mia madre... e perché secondo loro meritasse quella condanna!»

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