43 - Ti senti poco bene?

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CLAIRE

Mi isolai di nuovo nei giorni che seguirono. Avevo bisogno di sbollire il nervoso, dopo il modo in cui era finita la serata ma in ogni caso, Leviathan non mi aveva più cercata.
Avevo parlato con Kit, perché dovevo chiedere delle cose ai saggi, ma il mio compagno sembrava latitante ed ero incazzata, di nuovo.
Occupai quel tempo in modo proficuo però. Mi concentrai sui piani che avevo per il mio dolce, amabile, umano da compagnia Simon.
Ero riuscita a sopportare giusto un po' di aconito, per salvare le apparenze e sperai di sembrare credibile, durante i controlli. Come le ultime volte, dovetti seguire un'ora di terapia con una psicologa, ma a parte una visita generale non mi prelevarono il sangue, limitandosi a fornirmi un'altra manciata di flaconi di pillole.

"Simon, ti andrebbe di venire a cena da me, stasera?" chiesi timidamente, mentre mi accompagnava di nuovo a Mountain Falls. Esitò un momento e m'indispettii, ma finsi di esserci rimasta male. "Se non ti senti di restare con me, posso capirlo, sai, puoi dirmelo."
Ero brava a sembrare dimessa, bastava abbassare di qualche tono la voce e schiarirsi la voce ogni tanto per sembrare insicura e debole. All'inizio avevo paura che mi avrebbe scoperta, invece funzionò.
"Non ho paura di te, tranquilla. I dottori dicono che sei migliorata molto" disse infatti e lo odiai per la menzogna che mi stava propinando. Certo che aveva paura e se non era quella era disgusto, ma finsi che mi andasse bene.
"Bistecca e contorno, niente di speciale, non sono brava a cucinare" ammisi arrossendo anche un po'. Dopotutto, il segreto di una bugia credibile erano i dettagli.
"Posso portare da bere?" chiese allora.
"Certo, quello che vuoi. Io purtroppo con le medicine posso bere solo acqua, ma tu sentiti libero di portare ciò che preferisci" assicurai.
"Sicura che non ti dispiaccia?"
"Assolutamente no. Ci vediamo alle sette?"
"Certo, a dopo" mi assicurò quando mi lasciò davanti a casa.
Sorrisi fino a rasentare la paresi, mentre lui si allontanava, poi mi voltai verso casa.

"Deduco che sia andato tutto bene, visto quanto sorridi."
La voce fastidiosamente sexy di Levi m'investì non appena giunsi sotto il portico di casa. "Sto benissimo, grazie."
"Avevo paura che ti rinchiudessero" ammise con un'espressione neutra.
"Non mi hanno prelevato il sangue, forse è per questo che sono ancora qui."
"Perché ha detto che vi vedrete dopo?"
"Perché l'ho invitato a cena. Tu invece non sei invitato" specificai, prima che pensasse di farmi aggiungere un posto a tavola.
"Non voglio che tu stia con lui da sola. Non mi fido di lui, frequentava Monya" rivelò.
Restai interdetta solo per un momento, mentre un bonus per la serata prendeva forma. "Anche tu se non sbaglio."
"Claire" minacciò arrabbiandosi.

"Leviathan smettila di fare l'iperprotettivo, sembri geloso, lo sai?"
"Non potrei mai essere geloso di uno talmente stupido da scoparsi un lupo e non capire la sua natura, o che rifiuta la compagnia di una ragazza a cui faceva il filo solo perché è stata morsa. E poi è solo un umano" concluse e mi morsi la lingua per non rispondere.
"Allora non capisco quale sia il problema. Ho bisogno di parlare con lui e ho pensato che a casa si sarebbe sbottonato di più che in un laboratorio di analisi."
"Allora buona serata" disse andandosene e lasciandomi di stucco. Scacciai ogni pensiero però, dovevo preparare la cena.

"Ehi, sei in perfetto orario" dissi sorridendo a Simon.
"Ciao, che buon profumo" replicò lui, un po' imbarazzato cercando di farmi un complimento.
"Forse ho esagerato nello sfumare la carne con il vino bianco" ammisi con un sorriso "ma non ti preoccupare, non ho bruciato nulla!"
Rise e mi guardò con quegli occhi dolci che mi avevano ingannato già una volta e la bile risalì lungo la mia gola al pensiero.
"Entra e mettiti comodo, è quasi pronto" dissi prendendo il suo cappotto e appendendolo al gancio accanto alla porta, vicino al mio.
"Hai cucinato tu tutto quanto?" chiese in imbarazzo, lasciando un paio di bottiglie di birra sul tavolo.
"No, solo le bistecche. Te l'ho detto non sono molto ferrata in cucina. Le patate dolci vengono dalla gastronomia di Lila e gli spinaci sono quelli surgelati in busta" dissi indicando il sacchetto che giaceva ancora appoggiato accanto ai fornelli.
Sorrise e si mise seduto, osservando le mie mosse.
Mangiammo tranquilli, gli chiesi come procedevano le ronde e se c'erano novità di rilievo e lui mi chiese del mio lavoro al pub e come mi trovassi.
Fu piacevole e per un po' tentennai, ma quando lui iniziò a mangiare gli spinaci, fu tardi per ripensarci.

The hidden wolfWhere stories live. Discover now