εφηβεία (pt.1)

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8 maggio 1725

Un movimento, rapido e preciso, e l'archetto squarcia l'aria, atterrando con furia sulle corde dello Stradivarius. Lo strumento piroetta in tutt'uno con il corpo della fanciulla mentre una melodia nostalgica e collerica s'impossessa di ogni particella della sala. Un ennesimo affondo dell'archetto dà origine ad una vertiginosa scala discendente melodica, portando con sé dramma e passione. La fanciulla destreggia lo strumento come fosse l'arma con la quale combattere la propria guerra, affannandosi in strutture armoniche estremamente complesse e vive. Ed ecco che il suono dell'ira funesta prorompe in sala, seguita poi da un sussurro doloroso e nostalgico. I movimenti dell'archetto diventano quasi invisibili sin quando la fanciulla smette di riversare i suoi forti sentimenti distruttivi sull'infausto violino. Un'ultima nota echeggia spaventosamente nella stanza, facendo sospirare la fanciulla ormai con le lacrime agli occhi.

BLAM!

Victoria sussulta e stringe istintivamente il violino al petto, voltandosi verso la fonte dell'onda sonora e riconoscendo subito la giovane dai capelli biondi e gli occhi color quercia. Un sospiro abbandona le labbra della contessina, notando la gradita ospite dirigersi verso di lei con passo deciso, sintono di cattive nuove. Prima però che Teresa possa giungere dinanzi a lei, Victoria nota Abba correre verso di loro livida in volto, fermandosi sull'uscio della porta e riprendendo fiato con eccessivo vigore.

«Signorina Visconti!» La richiama la negra. «Si fermi subito!»

Teresa non le presta ascolto, fermandosi davanti a Victoria con i pugni ben saldi sui fianchi e le sopracciglia quasi congiunte, sentore della sua preoccupazione ed ira. Prontamente la contessina svia il suo guardo inquisitorio, rivolgendosi con garbo alla balia: «Va tutto bene, Abba.»

«La signorina Visconti è entrata in villa senza permesso come una furia...»

«Sono stata io a chiedere della sua presenza.»

«Ma contessina...»

«Puoi andare Abba.» Le sorride con dolcezza. «Grazie per avermi avvisata del suo arrivo.»

La nutrice sbuffa indispettita e diniega contrariata, drizzandosi sulla schiena e compiendo un profondo respiro. Prima d'andar via e lasciare sole le due amiche, lancia uno sguardo inquisitorio alla contessina per poi borbottare tra sé e sé e chiudere la porta della biblioteca. Teresa tossisce così d'attirare l'interesse di Victoria visibilmente incollerita. Non appena la marchesina nota il volto contratto e gli occhi fiammeggianti della contessina, sospira e le sorride appena. Con un gesto rapido le sfila il violino dalle mani, lo poggia sul tavolo e prende sotto braccio l'amica, dirigendosi insieme verso il divano color cremisi e prendendo posto l'una accanto all'altra.

«Cos'è accaduto questa volta?»

Victoria serra la mandibola e fissa furiosa la sua lunga gonna color quercia, torturando la sventurata stoffa con le sue dita rosee.

«Viki.»

La voce dolce di Teresa ed il contatto della sua mano con il braccio della contessina infondono a Victoria la forza di alzare il capo e puntare le sue gemme lucide per le lacrime non ancora versate in quelle preoccupate dell'amica.

«Viki...cos'è successo?» Le domanda la marchesina angosciata, stringendole la mano destra.

Victoria si morde l'interno della guancia per non irrompere in un pianto isterico, avvertendo poco dopo il sapore metallico del sangue in bocca. La fanciulla ingoia il dolore, percependo male al cuore, e compie un profondo respiro, facendosi forza, per poi puntare le sue gemme disperate in quelle dell'amica. Le mani le tremano, come il resto del corpo, quando improvvisamente le sue labbra si distendono ed il suo spirito s'arma d'audacia.

Victoria e Dimitrij Where stories live. Discover now