Capitolo 20

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"Forse abbiamo mangiato troppi popcorn." dice Kate, guardando la ciotola ormai vuota.
"Un film non è un film senza una buona dose di popcorn al burro. E bibite gassate." dico io, finendo gli ultimi popcorn della mia ciotola.
L'idea di vederci un film è stata di Kate, per pranzo abbiamo mangiato popcorn in pratica, ma ne è valsa la pena. È stato un film di tutto rispetto.
"Non comincia a fare un po' freddo Jane?", adesso che me lo fa notare è vero, ho i brividi.
Guardo fuori la finetra, vedo il cielo oscurato da enormi nuvole grigie, e proprio in quel monento un fulmine squarcia il cielo dando il via a una tempesta. "Col tempo che c'è fuori, direi priorio di si."
"Oddio, con questo tempo non potrò neanche raggiungere la mia auto. Odio la pioggia".
Per la maggior parte della gente è così, odiano la pioggia e amano il sole. Purtroppo io penso il contrario, penso di amare le tempeste mentre il sole non mi piace granché. Penso che in un certo senso, la pioggia esprime ciò che ho dentro ma non posso esternare.
Mi alzo dal divano, "Ti presto l'ombrello non ti preoccupare.", ne prendo uno dal portaombrelli vicino l'entrata, e glielo porgo.
"È stato una bella giornata, grazie dell'ospitalità Jane."
Le sorrido, "È stato un piacere, ma sicura tu non voglia aspettare che la pioggia diminuisca?"
"La tua proposta è allettante, ma tra poco si farà buio, e mia madre mi ha gia mandato un po' di messaggi." risponde un po' dispiaciuta. Annuisco, almeno lei ha una madre che si preoccupa per lei.
L'accompagno alla porta e mi saluta, "Ah eh... mi dispiace di aver interrotto te e Sean." ridacchia.
"Non hai interrotto niente..." mormoro cercando di mantenere la calma. No infatti, assolutamente nulla.
Mi rivolge uno sguardo di chi non se la beve, aprendo l'ombrello sul ciglio della porta, mi saluta e va via.
È strano invece che mia madre non sia ancora rientrata, ad ogni modo non mi interessa meglio per me.
Fulmini, tuoni e lampi continuano la danza nel cielo, senza mai fermarsi.
Salgo nella mia stanza, mi appoggio sul davanzale interno della finestra della mia camera, per osservare il temporale. I rumori di questo fenomeno atmosferico, sono decisamente tramquillizzanti e tendo le orecchie per ascoltarlo meglio. Il cielo si scurisce, fino a diventare nero. Nero come i suoi occhi, bui e profondi. Che cosa stava succedendo questa mattina? Cosa è successo questa notte? Cosa succederà ancora?
Per quanto io voglia, e non so il perché io lo voglia, non riesco ad inquadrarti. Sei scostante. Prima mi guardi con indifferenza, poi con curiosità, mi dai attenzioni, poi sei freddo e mi ferisci, ti penti e torni.
Mi sento nelle montagne russe. Non capisco davvero. Non so se potrò mai capire. Capire lui.
La porta d'ingresso sbatte, annunciando il rientro di mia madre. Non importa se piove, forse faccio in tempo ad uscire, andrò a fare passeggiata per schiarirmi le idee. Sarò parte della furia dei fulmini.
Indosso qualcosa velocemente, lascerò il telefono in camera, non mi servirà.
Scendo cercando di non correre, e trovo mia madre intenta a fissare il vuoto, con il solito bicchiere rimpieto.
Non le rivolgo più alcuno sguardo, né le dico una parola d'amore, tanto lei non mi da niente di tutto questo, solo disprezzo.
Vado verso la porta d'ingresso, per fortuna c'è ancora un ombrello.
Quando sento un rumore vicino a me, di vetro che si infrange.
Mi volto di scatto, "SEI FORSE IMPAZZITA? AVRESTI POTUTO FERIRMI VERAMEMTE!" Non riesco a trattenere la rabbia, come diavolo le è saltato in mente?
"Abbassa il tono, ragazzina. Non ti ho preso, anche se a dire il vero, un po' ci speravo." la sua voce e fredda, distanze e come i cocci di vetro per terra, è tagliente, mortale.
"TU SEI PAZZA" sbraito fuori di me, hanno tutti questa mania di dovermi lanciare qualcosa, prima Jessica con il liquido melmoso rosa, e adesso lei con il vetro. Sono tutti folli, vogliono attentare alla mia vita.
"Stai zitta, mocciosa, non sai di cosa parli..." prova ad alzarsi con scarsi risultati.
Mi avvicino a lei come una furia "Cosa c'è, sei già troppo ubriaca per riuscire ad alzarti? Sei proprio una delusione, Lui sarebbe immensamente deluso da te, da quello che sei diventata, da quello che fai a sua figlia, a me." sputo parole, che fanno male anche a me, perché lottare contro un membro della tua famiglia, è una battaglia persa in partenza, anche se vinci. È disonorevole. "Di quello che sono diventata io, Jane? E di quello che sei diventata tu? Tu hai preso da me, alla fine, sai la scuola mi ha chiamato per darmi un'interessantissima notizia: sei stata sospesa, perché hai fatto a botte. Di nuovo. E continuerai a fare così, a scaricare sugli altri proprio come io faccio con te. Non dirmi che sono violenta, piccola Jane, perché neanche tu vai in giro ad abbracciare la gente. Tuo padre ti disprezzerebbe, non sei quello che voleva tu fossi.", un ringhio animelasco nasce da me, prendo la bottiglia di vetro di scotch, che era appoggiata nel tavolino accanto a lei, la lancio nella parete, dove poco prima c'ero io.
"Non osare dirlo madre, io sono cosi a causa tua. Perchè se tu fossi stata diversa, avrei superato il passato. Invece tu continui a mescolarti con esso, ed ad affondarci ancora di più, trascinando me con te. Andremo all'inferno insieme madre. E li la mia tortura, continuerai ad essere tu." La mia voce è bassa, cupa, fredda. Rispecchia il mio stato d'animo. Esco fuori, bagnandomi sotto la pioggia che diventa più forte. Non ho preso l'ombrello, ma pazienza, diventerò una goccia anche io.
Cammino senza una meta, cammino per minuti, forse ore, non lo so. La rabbia mi appesantisce, come la pioggia appesantisce gli abiti che indosso. Poi scivola via, lasciando ancora un volta il vuoto.
E dal vuoto nasce la solitudine, in fine la tristezza.
Anche nell'oscurità c'è la luce, anche se poca.
Le sue parole mi ritornano in mente
Sei sicuro Sean? Sei sicuro che nella mia oscurità c'è anche solo una piccola luce? Perché io vedo tutto buio e qui non c'è nessuno a farmi luce.
Mi ritrovo, grondante di acqua davanti un edificio, il portone viene aperto da un anziano signore, entro con lui. E forse, la mia luce nel buio non esiste. Forse io posso vivere solo adagiata nell'oscurità a me tanto familiare. Clicco il numero dell'ascensore, che chiude le porte e comincia a salire per raggiumgere il piano da me scelto. Forse non hai sempre ragione Sean, non sempre c'è una luce.
L'ascensore si apre, esco, suono il campanello, la porta si apre.
"Jane?" Mormora, con uno strano tono, basso.
Ovunque io mi trovi, ovunque io vada, alla fine ci sei tu.
Forse hai ragione.
Forse la mia luce nel buio sei tu, Sean.

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