Capitolo 73

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Mi sveglio stiracchiandomi nel letto con un feroce mal di testa.
Per fortuna che sono iniziate la vacenze natalizie, se no le mie assenze sarebbero così innumeravoli da dover fare dei corsi in più, per dei crediti extra.
Mi alzo dal letto sbadigliando, ancora in pigiama e vado in cucina dove ci sono tutti, "Buongiorno" mormoro andando verso il frigo, per prendere del latte. Solo Kate e Metthew mi rispondono.
Dopo aver preso una tazza verso latte e caffè, mettendoli nel microonde.
Kate mi da un'aspirina, prevedendo già il mio mal di testa e l'accetto volentieri.
"Allora bambolina, piaciuto Americano Vero?" Mi chiede il biondo sorridendo in modo strano.
"Beh, per quel che mi ricordo si." Annuisco contenta.
Kate sorride conconcordando con me "Non ricordo molto nemmeno io." prendo la tazza dal microonde, sedendomi a tavola, accanto un Sean silenzioso. Lo guardo di sottecchi, trovandolo come sempre di un bellezza mozzafiato, con i capelli scombinati al mattino.
Ho una sensazione strana, sento di star dimenticando qualcosa ma non ricordo cosa.
"Quindi non ricordi che abbiamo giocato ad obbligo o verità?" Chiede il biondo, io mi concentro e qualcosa mi viene in mente, ma nulla di più  "Vagamente."
Mett e Sean si scambiano un'occhiata ambigua, che cosa stanno tramando?
Un senso di inquietudine nasce in me, ho come l'impressione di aver detto qualcosa di troppo ieri sera. Devo assolutamente ricordare cosa.
Improvvisamente mi passa un flash per la testa, di me che tolgo la maglia a Sean e osservo il suo fisico asciutto.
Il ricordo mi fa arrossire, spero non si ricordi nessuno del mio obbligo anche se a me non dispiace per niente ricordarlo.
La prossima volta non ti fermerò.
Ricordo come se fosse accaduto soltanto un secondo fa quando la sera prima dell'incontro con April, Sean mi disse questo.
Il ricordo del perché mi provoca brividi in tutto il corpo, facendomi venire la pelle d'oca.
Non so con quale coraggio io abbia potuto baciarlo, ma non mi pento anzi, tutto il contrario.
Ricordo come mi ha stretta a se, le sue labbra, il suo sapore, il suo profumo, la sua pelle asciutta sotto le mie mani che lo esploravano; tutto questo mi fa sciogliere, sciogliere e sperare che un giorno lui possa ricambiare i miei sentimenti. Vorrei dirgli quanto sono forti, vorrei dirglielo guardandolo negli occhi, ma qualcosa mi frena. La paura, forse. 
Sospiro affranta per la mia complicata situazione amorosa, guardando il ragazzo che mi crea tanta confusione.
Lo stesso con cui stiamo organizzando un piano di fuga per April, una fuga estranea al resto del mondo, persino ai nostri amici.
Devo stare da sola per un po' e riflettere su April, sulla sua imminente fuga, sulla rete di Erick, come incastrarlo, come non essere più sotto suo ricatto attraverso Sean. Cosa fare con Sean.
So esattamente dove andare e ci andrò il prima possibile: domani mattina quindi dato che questa sera avrò un gara.
Un altro senso di inquietudine nasce in me, amplificando già quello di prima, la sensazione di essere osservata.
Sollevo lo sguardo dalla tazza trovando tre paia di occhi su di me, "Inquietante." Dico senza veli.
Il viso della mia amica si trasforma in una maschera indispettita, "È da un po' che cerchiamo di parlarti."
Sul serio? Non mi sono accorta totalmente di nulla.
"Uhm? Veramente?" Chiedi quindi e lei annuisce.
Il silenzio riempe la stanza, quindi prendo parola sentendomi a disagio "Cosa stavate dicendo?" Chiedo curiosa.
La mia amica sembra a disagio, Metthew sposta lo sguardo sul pavimento trovandolo improvvisamente interessante.
Quindi è Sean a prendere la parola "Questa mattina alle 9:00 è venuta tua madre." La notizia mi lascia di sasso, aggrotto le sopracciglia infastidita dal fatto che lei sia venuta e che sappia dove vivo.
"Quindi?" Lo sprono a continuare, vogliosa di sapere il perché.
"Voleva chiederti di pranzare insieme al negozio dove l'abbiamo incontrata quella volta." Dice tutto d'un fiato. 
Inizialmente mi innervosisco, pensando voglia torturarmi in qualche altro modo, dato che non lo fa da un po'. Poi la parte razionale di me, mi invita a pensare che forse vuole solo passare del tempo con sua figlia. Faccio una smorfia frustata, guardandolo negli occhi, in cerca di aiuto.

Apro la porta che si scontra con il campanellino, producendo il rumore che annuncia l'entrata di un cliente.
L'ambiente è silenzioso, affondo il viso nella sciarpa, infreddolita, e vado verso una sedia libera del tavolino.
Mi siedo silenziosamente, "Ciao Mamma." La saluto guardandola negli occhi con fermezza.
"Ciao." Borbotta lei, distogliendo lo sguardo da me, trovando il menù più interessante.
"Come facevi a sapere che sarei venuta?" Le chiedo senza troppi giri di parole, lei solleva le spalle evitando il mio sguardo, "Non lo sapevo; anzi, ero quasi certa non saresti venuta."
Però lei è qui lo stesso e questo mi lascia piacevolemente sorpresa.
Non voglio abbassare la guardia però e non voglio perdonarla così in fretta, deve meritarselo.
In questo momento in me alleggiano strane emozioni, tutte confuse e ce ne sono così tante che non riesco a distinguerle.
"Perché sono qui?" Chiedo ancora.
"Perché non dovresti? Sono tua madre." Risponde lei guardandomi negli occhi, innervosendomi.
"Perché mi hai maltrattata per anni, forse?" Sbotto ironica.
Distoglie di nuovo lo sguardo, veloce come il lasso di tempo in cui mi ha guarda, ed è qui che capisco che si vergogna di guardarmi, ma non per me, per se stessa.
"Per Will." Bisbiglia il nome di mio padre, che mi fa tornare alla mente l'ultimo ricordo che ho di lui, facendomi venire gli occhi lucidi.
Ordiniamo il pranzo, mangiando tutto velocemente e in rigoroso silenzio che a tratti è imbarazzante. Ricordo quando sono stata qui con Sean, la prima volta che ho incontrato Metthew, quando lui aveva stretto la mia mano nella sua e questo mi produce una piacevole e calda sensazione al cuore. 
Una volte terminato il pasto mia madre prende parola per prima, "Che farai per Natale?"
Io mi gratto la nuca a disagio, non avendoci pensato affatto "Farò un salto da te, se vorrai." Decido istintivamente, lei ha deciso di fare il primo passo, mi sembra giusto fare quello dopo. Lei annuisce sorridendomi sincera, provacondomi un sorriso, a mio volta.
Grazie Papà.

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