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=>Storm

Se lo avessi saputo prima, probabilmente non avrei mai insistito per sapere cosa fosse successo.
Il biondo, che avevamo scoperto chiamarsi Kaito, si era dato una calmata e ci aveva guidato verso il salotto, dove ci sarebbe stato abbastanza spazio da permettere a tutti di sedersi e di parlare in pace.
Ma come si poteva parlare in pace di un argomento del genere?
Vedevo Nashi torturarsi le mani tremanti mentre si sforzava di mantenere la schiena dritta ed uno sguardo fermo. Rimanemmo per un momento tutti in silenzio, dandole il tempo per scegliere le parole giuste.
"Sono stata nella loro base, ma mi hanno catturata. Avevo respirato uno strano veleno..."
"Veleno? Stai bene?" scattò su Reiki, guardandola negli occhi e ricevendo solo un cenno dalla rosata.
"Sì, ma non importa. Quando mi sono svegliata c'erano i miei genitori. Li hanno ricattati, o morivo io, o loro" vedevo come cercasse in ogni modo di spiegare le cose a piccole frasi, probabilmente se avesse parlato troppo a lungo sarebbe scoppiata a piangere.
Nessuno ebbe bisogno di aspettare che continuasse per collegare le cose.
Sentì il cuore come cadere a terra, ai miei piedi. Se lei era lì, Natsu e Lucy erano morti. E se avevano trovato un modo per sconfiggere loro, erano anche in grado di farlo con tutti gli altri.
Levy ci aveva avvisato, se avessero scoperto cosa gli impediva di prendere ciò che volevano, sarebbero stati tutti spacciati.
Quasi involontariamente abbassai la testa, lo sguardo fisso sulle mani che tremavano sui miei pantaloni. Non avevo il coraggio di guardare gli altri negli occhi.
Un silenzio tremendo calò sulla sala, i respiri pesanti scandivano i secondi che scorrevano inarrestabili.
"Ho visto papà venire trasformato in una specie di pietra e ho perso il controllo. Mi hanno teletrasportata poco lontano da qui, e mentre precipitavo sono stata afferrata da qualcosa. Mi sono risvegliata qua con Happy e Ryu al fondo del letto. Sono di sopra, sanno già tutto. E ora lo sapete anche voi. Mi dispiace, anche se non vale nulla.
Non sono riuscita a fermarli, mio padre ora è una pietra. E presto lo saranno tutti. Non ho scusanti e non mi aspetto che mi perdoniate. Ma comunque sappiate che se potessi rifarei tutto da capo, darei la mia vita per permettere a tutti loro di tornare a casa dalle loro famiglie. "
Sentì lo spostamento d'aria al mio fianco e dei passi che si allontanavano. Nashi se n'era andata, e nessuno di noi aveva la forza di seguirla. Forse sarebbe stato più facile dare veramente la colpa a lei. Ma nessuno lo avrebbe mai fatto. Forse il primo pensiero, tra la rabbia e la frustrazione, ma poi, ragionando, nessuno la avrebbe mai accusata. Né lei né nessun altro. Era stata avventata, ma per ridurre il tempo che loro avrebbero passato in pericolo; era stata sconsiderata, ma per la fretta di stringere i suoi genitori tra le braccia. Alla fine, aveva solo fatto quello che tutti avremmo fatto. Individuato una scorciatoia pericolosa ed essercisi  buttata a capofitto.
L'unica ad avere colpe era quella gilda. Quei vermi assetati di potere a tal punto da privare così tante persone della loro preziosa vita.
Strinsi i pugni con forza, gli occhi spalancati invasi dalla rabbia.
Un bisogno incontrollabile di sfogarmi mi privava del respiro, dovevo uscire da quella stanza che mi risultava claustrofobica.
Alzai lentamente lo sguardo, osservando per la prima volta i miei compagni.
Vidi Kasumi stringere il braccio di Reiki, per dare conforto al mio amico che in quel momento sembrava solo un involucro vuoto. Gli occhi puntati sul muro, le braccia molli lungo il corpo e la schiena curva. Reiki non manifestava mai le sue emozioni in modo chiassoso. Non urlava, non piangeva, non insultava. Quando era arrabbiato ti faceva sentire in colpa con una faccia delusa, quando era triste si estraniava dal mondo.
Spostai lo sguardo sulla poltrona dove si era seduto Gale, ma del ragazzo non c'era traccia, persino i cuscini avevano ripreso la loro forma originale, nessun segno della sua presenza. Se n'era probabilmente andato per prendere a pugni qualcosa. Mi stupì di non averlo sentito andare via.
Poi Nova, non riuscivo a vederle il viso, le testa china come la mia fino a poco fa, era tutta un tremore.
Ciò non fece che aumentare la mia voglia di distruggere qualcosa, possibilmente la sede di quella dannata gilda.
Stavo cercando di sopprimere il dolore con la rabbia, avevo paura di cosa sarebbe successo se mi fossi lasciato andare.
Uscì dalla stanza e in seguito dalla casa. Camminai dritto, sorpassando persone, calpestando prati finché non fui abbastanza lontano da sapere di essere completamente solo.
Poi urlai.

=>Gale

La sua schiena curvata su sé stessa era l'unica cosa che riuscivo a vedere. Non mi aveva sentito entrare, forse il rumore dei miei passi era coperto dai suoi singhiozzi.
Mi sentivo spaventosamente calmo, forse arrabbiato, un po', mentre muovevo un passo dopo l'altro verso Nashi.
Vederla così, vedere come si era arresa mi provocava una strana sensazione. Delusione, forse.
Eravamo sempre stati tutti uniti, una grande famiglia. Ci sono sempre personalità diverse in un gruppo, soprattutto se così grande, ognuno è come un pezzo fondamentale compone un motore. Nashi era sempre stata come il carburante, ci spronava a fare meglio, anche nelle situazioni più critiche pensava a come alleggerire la situazione, si prendeva cura di quelli che ne sarebbero potuti uscire più feriti.
Mi tornò in mente l'inizio di quello stupido inferno. Anche quando la gilda era in pezzi, quando eravamo tutti confusi e terrorizzati, lei era stata in grado di reagire, aveva pensato ai più fragili, ai miei fratellini, li aveva presi e portati in giro pur di non farli stare tra le macerie e il sangue.
Come può un motore funzionare al meglio senza in carburante a spingerlo?
Era la più piccola di noi, eppure era sempre stata quella su cui ognuno di noi aveva sempre fatto più affidamento. Ovviamente nessuno le era mai andato a chiedere consigli amorosi, risposte logiche o piani funzionanti. Ma con la sua sconsideratezza e allegria era sempre stata un esempio, trasmetteva sicurezza, non mollava mai.
Vederla così, tremante e vuota, mi distruggeva, faceva paura e faceva arrabbiare allo stesso tempo.
Non sembrava più lei, la Nashi che conoscevo non si sarebbe arresa così.
L'avevo già vista affrontare un lutto, e non era quello il suo modo di andare avanti.
Sapevo che non era invincibile, l'avevo già vista cadere in un limbo dal quale però era riucita a uscire.
Quella volta sembrava però volersi crogiolare nel dolore, e per quanto pensassi ne avesse il diritto, non potevo permetterglielo.
Dovevo svegliarla.
Giunsi davanti a lei, che alzò il viso dalle ginocchia solo quando le posai una mano sulla testa.
Era stravolta, le guance rosse e gli occhi gonfi, potevo vedere nei suoi occhi le urla che stava trattenendo.
"Devi essere forte"
"Non riesco"
Le feci scivolare la mano sulla guancia, per poi allontanarla e farla nuovamente venire in contatto con la sua pelle. Un colpo che risuonò nella stanza.
Lei voltò il viso all'impatto con la mia mano, aveva smesso di piangere e gli occhi spalancati indicavano che non si aspettava un gesto simile.
Mi sembrava l'unica cosa possibile.
Aveva il diritto di stare male, ma non di affogare nel dolore.
Avevamo bisogno della nostra guida.
Mi sedetti accanto a lei, mentre ancora il suo viso era rivolto verso il muro, non volava una mosca.
Le circondai le spalle con il braccio, tirandola a me.
"Mi dispiace, piangi, sfogati. Ma poi rialzati. So che fa male, lo so, ma non è finita. Non possiamo fermarci, e abbiamo bisogno di te."
La sentì tremare nella mia stretta, poco prima di sentire la sua testa poggiata sulla mia spalla.
"Mi rialzerò, ci rialzeremo." un soffio tremante uscì dalla sua bocca, mentre portava la mano sulla guancia colpita.
"Sei forte, Nashi. Non so da dove tu prenda questa forza"
"Da voi. Sono una maga di Fairy Tail. La mia famiglia è la mia forza. Grazie per avermelo ricordato"
Mi lasciai cadere sul letto, trascinandola con me e stringendola forte.
"Non c'è di che. Non sono mica così intelligente per niente."

Our Time [Fairy Tail Next generation] Where stories live. Discover now