CAPITOLO SEI: A Letto Ammalata

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Al ritorno dalla premiazione me ne stetti zitta zitta sul mio sedile. Lo sguardo verso la strada, le ginocchia verso la portiera.
"Com'è andata?" domandó Hawks notando la mia aurea nera "Bene"
Annuí lentamente: "Ti sei divertita?" "Si"
Si voltó verso di me per pochi secondi, poi riportó lo sguardo sulla strada: "Mi dispiace se sono stato occupato, non ho passato tanto tempo con te"
Strinsi i pugni: "Non importa" "Sicura? Sembri arrabbiata" "Non lo sono"

Hawks alzó le sopracciglia dubbioso: "Strano perché voi femmine fate proprio cosí quando siete offese"
Digrignai i denti ma mi limitai ad alzare le spalle.
D'altronde non avevo nessun motivo per essere arrabbiata con lui. Non ne avevo neanche il diritto.

Mi obbligai a voltarmi verso di lui e a fargli un mezzo sorriso: "Non sono offesa, perché dovrei?"
Hawks corrugó la fronte e guardó la strada confuso. Non aggiunse altro, probabilmente temendo di peggiorare la situazione.
Passarono qualche minuto e improvvisamente lui spense la musica: "Aspetta, non è che sei gelosa?"
Una morsa mi stritoló il cuore.
"Cosa?" domandai io, cercando di nascondere l'acuto.
Lui mi guardó con la coda dell'occhio: "Boh l'ho buttata lí, sarebbe divertente"

Il giorno dopo non andai all'agenzia.
Sí, mi diedi malata.
Dovevo analizzare la frase che aveva detto. E magari anche quello che provavo.

Certo, non andare a lavoro era stata una cazzata.
Ma se dovevo camminare affiancata da Hawks con il cuore in subbuglio, potevo benissimo saltare qualche giorno.
E poi dovevo scegliere se andare all'appuntamento che aveva deciso al telefono.
Non sapevo perché, ma avevo un brutto presentimento.

Indossavo ancora il pigiamone giallo, quando la finestra della vetrata si spalancó.
Cacciai un urlo e mi gettai per terra.
Sapevo bene che era lui, e forse era proprio per questo che avevo urlato.
"Cosa stai facendo!" urlai io ad Hawks
Lui atterró vicino a me e cercó di aiutarmi ad alzarmi: "Pensavo di farti un piacere. Mi hanno detto che stavi male e ho pensato di fare un salto a vedere come stavi"
Mi allontanai da lui facendo finta di tossire: "Sto male" "Lo so, ma cos'hai?" domandó lui avvicinandosi
Provai ancora a cacciarlo sventolando le mani davanti a me "Il raffreddore, stammi lontano, potrei attaccartelo"

Entrai in bagno e mi chiusi dentro, aspettando che se ne andasse.
Invece si appoggió alla porta e continuó a parlare: "Sai, ho ripensato a ieri sera. Quello che ti ha detto il cespuglio... Pensi che sia vero?"
Non risposi.
Mi sciacquai la faccia cercando di rendermi presentabile.
"Chi tace acconsente, sai?" continuai a non rispondere. Mi lavai in fretta i denti e mi spruzzai il deodorante.
Hawks tamburelló le dita contro la porta, poi ci appoggió la fronte restando in silenzio.

Io mi avvicinai alla porta e ascoltai se se ne fosse andato.
No, lo sentivo davanti a me.
"Non ci credo" risposi poi, sospettando che lui potesse rimanerci male.
Girai la chiave e uscii dal bagno.
"Ma non capisco come mai uno come Kamui Woods abbia detto queste cose su di te"
Hawks si era allontanato appena in tempo dalla porta, ora se ne stava seduto su una poltrona.
"L'ho detto perché. È geloso" "Per Mountain Lady" finii io.
Lui alzó le spalle e si guardó intorno.
"Ma se non provi nulla perché ci provavi con lei?" domandai io, forse troppo insistente.
Hawks mi fissó pensieroso per qualche secondo. Si alzó e si diresse verso di me.
Il mio cuore cominció a battere piú forte.
"Non sembra che tu abbia il raffreddore"

Ero riuscita a cacciarlo via solo dopo diversi tentativi, ma nonostante la mia testardaggine, lui aveva deciso che mi avrebbe portato la cena in stanza.
Certo, non feci troppa resistenza.
Chi non vorrebbe essere "coccolata" da uno come lui?

Diamine
Scossi la testa e chiusi gli occhi. Non poteva andare avanti cosí.
Non potevo prendermi una cotta per lui.
Hawks era l'eroe numero due, non si sarebbe abbassato al mio livello. E sicuramente non avrebbe voluto farsi vedere in giro con una come me.
Feci scorrere lo sguardo lungo la stanza finché i miei occhi si posarono sullo specchio.
Rimasi ferma a fissarmi.

"Aargh!"
Mi slanciai sul letto e mi coprii il viso con un cuscino.
Per prima cosa dovevo capire cosa e chi avrebbe incontrato l'eroe al parchetto sulla sedicesima.
Certo, non doveva essere un mio problema.
Non volevo assolutamente intromettermi negli affari di Hawks, ma avevo la sensazione che stesse per succedere qualcosa di grosso.
Di grosso e di brutto.
E ovviamente non mi sarei preoccupata piú di tanto se nel tono di Hawks non ci fosse stata cosí tanta rabbia.

Feci un piano.
Gli avrei chiesto di restare in stanza con me, a cenare a guardare un film.
Ovviamente c'era il problema dell'ora dell'appuntamento.
Non potevo tenerlo nella mia camera fino alle due di notte, sarebbe stato strano. Imbarazzante.
Lui stesso avrebbe potuto pensare male, oddio, no!
Nonono.
Assolutamente no.

Avrei messo su un film noioso e lento e lui si sarebbe addormentato qui, io l'avrei lasciato dormire e la mattina dopo avrei assistito alla sua reazione.
Se questo misterioso appuntamento era cosí importante si sarebbe infuriato, altrimenti no.
Ovviamente poteva rifiutare la proposta del film, e allora mi sarei dovuta vestire in fretta e furia ed andare al parchetto, senza essere vista magari.

Accettó l'offerta.
Piú o meno.
"A me va benissimo, ma sappi che ad una certa devo proprio volare via"
Cercai di sembrare parecchio dispiaciuta, sperando che cambiasse idea e non mi facesse uscire a mezzanotte.
Lui mi sorrise soddisfatto e si chinó su di me: "Perché sei cosí dispiaciuta? Ci tenevi cosí tanto a farmi restare qui la notte?"
Omiodio

Divampai in un battibaleno e cercai inutilmente di non balbettare: "C-cosa? Non è questo che intendevo. Insomma, fai quello che vuoi. N-non mi cambia nulla"
Mi voltai in fretta cercando disperatamente qualcosa da fare.
"Beh posso farti compagnia fino a mezzanotte, anche un oretta in piú se vuoi" rispose lui.
Sentivo i suoi occhi neri fissi su di me, ed ebbi perfino la sensazione che mi stesse sfiorando.
Omiodioomiodio
Cominciai a sistemare il letto freneticamente.
Che diavolo mi ero messa in testa. Mio dio che scema!

"Haha! Sai una cosa? Mi sa che mi sta salendo la febbre" farfugliai io cercando di persuaderlo "Oh si si, assolutamente. Mi sento cosí stanca, ho la febbre sicuro"
Hawks mi giró lentamente e mi guardó sornione.
Respirai profondamente, cercando di tenere sotto controllo il Quirk, che spesso si "accendeva" da solo quando provavo forti emozioni.

L'eroe socchiuse gli occhi studiandomi: "Mi sembra che tu stia benissimo" "ho la febbre" abbassai lo sguardo imbarazzata.
Lui alzó una mano e l'appoggió delicatamente sulla mia fronte.
Rimase a fissarmi intensamente, a pochi centimetri da me.
"A me non sembra" sussurró piano.
Inclinó la testa di lato e dalla fronte, la sua mano, passó lungo il mio zigomo, per finire con il tenere il mio viso sotto il mento.

Sentivo solo il suono del mio cuore battere rumorosamente nella stanza.
Intravidi nel riflesso delle sue pupille un leggero luccichino.
Batteva cosí forte che per un attimo pensai che potesse sentirlo anche lui.
Omiodioomiodioomiodio

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Non é mercoledí
D:
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WINGS ON FIRE [Hawks x Reader]Where stories live. Discover now