Mettere le cose in chiaro

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Di tutta risposta resto stesa sul letto come ormai facevo da infiniti giorni, apro gli occhi, mi guardo intorno come sempre, la tenda è ormai aperta sempre nella speranza di un suo arrivo, il telefono invece dal canto suo è ancora al mio fianco, i cuscini, invece, sono tutti sparsi per terra...

È ancora tutto un disastro, d'altronde come me, i miei sentimenti e la mia vita da quando lui è sparito nel nulla senza darmi una fottutissima motivazione.
Mia mamma nel frattempo continua a bussare ed io di risponderle non ne ho la benché minima voglia, lentamente però mi alzo o per meglio dire mi siedo al centro del materasso.
Vista da qui la mia camera è messa anche peggio.
Ci sono fogli di carta sparsi ovunque, fogli pieni di inchiostro che avrei voluto spedire, ma spedire a chi?
Ormai lui chi era?
Io chi ero?
E noi... noi chi?

Tre fottutti giorni che sono qui, nella mia camera, isolata dal mondo a chiedermi cosa gli sia successo o cosa io abbia fatto per meritarmi questo.

Niente promesse.

Ricordo solo questo ed è proprio quello che in realtà avrei dovuto e voluto dimenticare...

Improvvisamente mi arriva un messaggio, il telefono finalmente dopo interminabili giorni mi da segni di vita, non so cosa mi prende, ma il mio corpo e la mia anima riacquistano in men che non so dica vitalità.
Con uno scatto velocissimo prendo il telefono lo accendo e nulla, nulla come sempre!

'Batteria Scarica, Ricaricare Il Telefono'

È soltanto questo quello che lampeggia sullo schermo, solo questo e infiniti messaggi dai miei amici che continuavano a chiedermi come mi sentissi.
Ma cosa potevano saperne loro di come mi sentissi, dopotutto avevo detto a tutti che mi ero ammalata e che non potevo momentaneamente uscire di casa.
Certo momentaneamente, ma quanto sarebbe durato questo "momentaneamente" in realtà neanche io lo sapevo con certezza.

Con quella poca forza che avevo accendo il telefono, apro whatsapp e controllo il suo numero, nulla, nessuna risposta, nessuna visualizzazione e nessuna connessione, era sparito e con lui anche Anna lo era.

Improvvisamente mi arriva un messaggio da Celia.
"Ti prego Anna, basta è arrivato il momento di mettere le cose in chiaro!"
Non ci voleva proprio Celia, lei che col suo modo di fare a volte prepotente ora come ora non mi aiutavano per nulla.
Di tutta risposta visualizzo il messaggio e con nessuna voglia di farlo le rispondo.
"Ho la febbre, quando mi passa ne riparliamo"

Resto per pochi secondi a rileggere la stronzata che avevo scritto e poi spengo il telefono, "quando mi passa ne riparliamo"...
Certo che avevo sparato una cazzata enorme, quando mi passa, in realtà sarebbe dovuto essere un se mi passa che si sarebbe poi dovuto tramutare in un sonoro non mi passerà mai, quindi lasciami annegare nella tristezza che mi sta trascinando verso un burrone senza inizio e né fine.

D'improvviso il mio telefono inizia a squillare, mi sporgo un po' per poter vedere il nome sullo schermo ed era Celia, che con tutta l'insistenza di questo mondo, mi stava chiamando.
Cosa voleva da me!?
Perché le persone non capiscono mai il dolore altrui, cazzo?!

Di tutta risposta stacco la chiamata e mi ributto sul letto quasi come un cadavere senza vita.
Chiudo poi gli occhi e penso alla persona che mi ero promessa di non dimenticare, quella che finalmente mi aveva fatto capire cosa significa battere il cuore e togliere il respiro.

Bella persona di merda...

Improvvisamente le lacrime iniziano a scendere copiosamente e come di routine iniziano a bagnare ancora una volta le coperte che un tempo erano il mio conforto, ma che ora erano soltanto un contenitore di infinita solitudine e delusione.
I rumori intorno non ci sono più, tutto diventa silenzioso, il continuo battere la mano sulla porta da parte della mia mamma si silenzia e il mio respiro diventa quasi un tutt'uno con il battito del mio cuore.

Giorno 3 senza di te, 72esima ora senza di te...

Perché stavo tenendo il conto?
Per quanto ancora avrei dovuto tenerlo...?

Improvvisamente un rumore di vetro rotto mi riporta alla realtà, mi siedo subito sul letto e apro istintivamente gli occhi e come se fosse ormai normale mi asciugo le lacrime.
Bastano poi pochi secondi per mettere l'immagine che adesso mi trovavo di fronte a fuoco e la vedo, vedo la mia finestra distrutta.
Resto ferma sul letto, paralizzata dalla paura, qualcosa dentro di me mi stava dicendo che qualcosa probabilmente stava cambiando.
Improvvisamente un vento freddo mi accarezza il volto e quindi d'istinto chiudo gli occhi, questa sensazione mi era mancata, il vento di tutta risposta continua ad entrare prepotentemente nella mia camera e a scompigliarmi i capelli, a scombinarmi i pensieri e a far volare via le mie infinite lettere fuori dalla finestra.

Si, qualcosa stava cambiando.

Di tutta risposta inizio a respirare a pieni polmoni e un odore, il suo odore mi arriva dritto al cervello e in un modo prepotente fa risvegliare la piccola Anna che infondo non aveva ancora smesso di cercarlo.
Di tutta risposta apro gli occhi che adesso brillavano come piccole gemme e appena un foglio si poggia sulle mie gambe lo leggo e ripenso a tutto quello che stavo vivendo.

Improvvisamente mentre ero assorta nei miei pensieri sento una voce femminile pronunciare ininterrottamente il mio nome.
<<Anna, Anna ti prego dimmi che stai bene!>>
Di tutta risposta senza aspettare altro, appallottolo il foglio di carta che avevo tra le mani e non curandomi del freddo che ormai aveva invaso la mia cameretta, mi alzo e mi sporgo per poterla vedere.

Era Celia, forse era lei che avrebbe fatto cambiare le cose...

Di tutta risposta le sorrido tristemente e con un groppo alla gola le dico:<<Celia, sto bene non t->>
Non riesco a terminare la mia frase che la ragazza dagli occhiali mi blocca dicendo con voce stridula:<<Basta prendere tutti per il culo, scendi è arrivato il momento di affrontare la realtà!>>

Ed eccola di nuovo, cosa voleva realmente da me?

Di tutta risposta non so per quale motivo mi ritrovo ad annuire alle sue parole, qualcosa mi diceva che forse era davvero arrivato il momento di reagire.
Subito dopo aver annuito ininterrottamente entro dentro, mi abbasso per raccogliere qualche pezzetto di vetro, ma nel farlo mi taglio ed inizia copiosamente ad uscire il sangue.
Resto per pochi secondi ad ammire quel liquido rosso e poi appena vedo che stava iniziando a cadere sul pavimento mi alzo velocemente e mi dirigo verso il bagno.
Apro subito il rubinetto dal quale inizia ad uscire l'acqua e velocemente ci butto sotto la mano.
Resto per pochi minuti così, con la mano immersa nell'acqua e la testa immersa nei miei milioni di pensieri.

Dopo poco tolgo la mano da sotto l'acqua, chiudo il rubinetto e, prendendo il kit medico dal mobile, srotolo una fascia bianca e con cautela avvolgo la mano che non smetteva ancora di sanguinare.
Subito poi mi guardo in giro e decido cosa fare, darmi una mossa.
Quindi, subito mi avvicino all'armadio prendo un jeans chiaro, un maglione rosso a collo alto, dei calzini neri e subito poi corro in bagno a vestirmi.
Appena finisco mi guardo allo specchio,  velocemente metto l'eyeliner nero e poi mi pettino il giusto per non sembrare una pazza.

Appena finisco corro fuori dal bagno, velocemente indosso le mie amate fila, il mio giaccone nero lungo e infine prendo la sua sciarpa che velocemente piego e infilo in una delle due tasche del giaccone.

È vero, forse non era la scelta giusta questa, però, portare qualcosa che gli apparteneva mi faceva sentire a casa...

//Viaggio tra le montagne// Shawn Froste, Inazuma ElevenWhere stories live. Discover now