8. STANZA 341B

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"Ti amo! Andrà tutto bene" E' ciò che riesco a dirgli.
Ha le flebo ad entrambe le braccia e non sembra molto cosciente, gli prendo la mano e lui me la stringe forte.
"Ti amo Ludo!" È un sussurro che arriva al mio orecchio come un grido.
"Signorina, di sopra sono pronti, dobbiamo andare." Uno dei medici mi fa allontanare.

Che cosa faccio adesso? Sono sola. Crollo in ginocchio, stringo la borsa a me e scoppio a piangere.
Un braccio si posa intorno alle mie spalle, mi accarezza la testa.
"Ludovica, alzati, sono arrivato, che succede?" una voce conosciuta finalmente.
"Ohhh Tonno, grazie di essere venuto" sono in lacrime, lo abbraccio stretto, mi aggrappo alle sue spalle e mi faccio letteralmente tirare su da lui. Mi fa sedere di nuovo su una di queste maledette sedie della sala d'aspetto, lui si siede accanto a me e inizio a spiegargli tutto.

È quasi mattina e l'attesa è enormemente lunga, sono riuscita ad avvisare i suoi genitori, che anche se sono separati, sono arrivati insieme. Ho pregato mia madre di non venire all'ospedale, mentre Sara è sveglia e mi manda messaggi in continuazione.
"I signori Matassa?"vedo in tutti noi il terrore, quando un'infermiera richiama l'attenzione di sua madre e suo padre. I genitori di Dario percorrono un breve corridoio con i passi appesantiti dalla tensione e dall'angoscia ed entrano in una stanza poco distante da noi.
Non mi resta che fissare quella porta bianca in attesa che si riapra: non riesco a star seduta, mi alzo, poi mi risiedo, mi mordo le labbra dalla tensione, non tolgo però gli occhi da quella maniglia.
La porta si apre, Antonella e Massimo hanno la faccia bianca, gli occhi sgranati, corro verso di loro, ci abbracciamo, loro sorreggono me e io sorreggo loro. Non serve che dicano niente, ho già capito, le notizie non sono buone. Guardo il medico che accompagna i genitori di Dario in cerca di risposte.
"La TAC ha evidenziato una massa anomala nel cervello, sospettiamo che si tratti di un tumore maligno."
La mia mente rifiuta di comprendere, cosa vogliono dire quelle parole? Ma è di Dario che sta parlando?  Sento le lacrime scendere sulle guance, sento le forze venire meno. Tonno mi sorregge, ma sembra un fantasma anche lui: gli occhi sbarrati e lo sguardo assente. Sento una voce dire che ci porteranno da Dario così percorriamo lunghi corridoi fin quando non arriviamo di fronte all'ennesima porta. Stanza 341B.

Possiamo entrare solo uno alla volta. Dopo la mamma, è entrato un minuto fa suo padre.
"Ludovica, vai tu con lui, mi ha chiesto di te." Suo padre si toglie la mascherina e mi aiuta ad indossare la mia.
Ho la mano sul pomello, ma esito. Sono pronta per aprire quella porta? A vedere Dario disteso su un letto di ospedale, sofferente e fragile? No, non sono pronta, ma ruoto il pomello e spingo in avanti, ha bisogno di me e questo è più importante.

Il lato destro del cuore || SpaceValley|| COMPLETAWhere stories live. Discover now