15. NON TI AMO PIÙ

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Le cure a cui è sottoposto Dario sono sempre più intense e forti, non sono molti i giorni in cui riesce a stare bene e io non ho il coraggio di chiedere a mio padre la verità. Ho una paura tremenda, ormai la mia vita ruota intorno a lui, agli asterischi sugli esami del sangue, a cosa e quanto mangi, ai suoi capelli, un tempo così folti, che non si decidono a ricrescere: io non ci do molto peso, ma Dario si, e il suo volto si fa sempre più spesso cupo e silenzioso, attraversato da chissà quali atroci paure e tremendi pensieri.

"Che succede amore?" Mi siedo sul letto accanto lui, oggi mi sembra particolarmente inquieto.
Mi prede le mani, le sue tremano, lo guardo dritto negli occhi e lui distoglie subito lo sguardo.
"Non ti amo più Ludovica" la sua voce è spenta, fredda, controllata, guarda un punto indefinito dietro di me.
"Che stai dicendo Dario?"Lo stupore traspare dalle mie parole, devo aver capito male.
"Non ti amo più Ludovica" lo ripete, il suo volto è una maschera impenetrabile.
"Perché mi dici questo? Non vado più bene per te?"stavolta ho sentito bene, mi sta davvero lasciando? Le mie insicurezze che si erano solo sopite durante la nostra storia, stanno tornando in un attimo, come mostri, come cavalli al galoppo, ad avvolgermi e stringermi.
"Non ti amo più Ludovica" lo ripete ancora guardandosi le mani, con la testa bassa, quasi nascosta tra le spalle.
"Dimmelo guardandomi negli occhi se davvero non mi ami più, oppure sfuggi come mio padre?" Gli alzo il viso, quasi con rabbia, se mi deve lasciare, deve farlo da uomo, e fare il paragone con mio padre so che ha fatto male a me quanto a lui
Volge lo sguardo verso di me. "Dai, se davvero non ami dimmelo"- quasi lo sfido.
Passano alcuni secondi lunghi come un intero inverno.
"Non ce la faccio più Ludo!" e crolla in un pianto a singhiozzo. Con la testa sulla mia spalla, continua a piangere, sento le sue lacrime bagnarmi la pelle e non l'ho mai visto così fragile come in questo momento, vulnerabile e indifeso.
"Va tutto bene amore, calmati, cerca di calmarti. Sono qui" vorrei tranquillizzarlo e lo accarezzo, come si fa con i bambini per scacciar via le loro paure. E' tra le mie braccia e mi sembra di poterlo spezzare anche solo se lo abbracciassi troppo stretto.
"Voglio che tu sia libera Ludo, libera da me, e da tutto questo schifo in cui ti ho trascinato. Vai via ti prego"mormora con voce rotta dal pianto.
"Non vado da nessuna parte Dario, il mio posto sei tu." Cerco di fargli capire che per me va tutto bene, non ha di che preoccuparsi.
"Ludo, non ho niente da darti, non possiamo andare al mare con gli altri, non posso portarti a Venezia come avevamo sognato, non riesco a stare in piedi senza vomitarti addosso, compri medicine per me invece che scarpe e borsette, da quanto tempo non vedi Sara? E da quanto non mangiamo una pizza fuori?" Parla velocemente, incazzato con quel male bastardo che ci sta privando della nostra normalità di ragazzi.
Lo faccio finire, ho capito che ha bisogno di sfogarsi, di buttare fuori tutta quella sua sofferenza, poi lo bacio.
"Ti amo Dario, amo te per come sei, amo te non il mare, amo te non Sara, Venezia o la pizza. TE, Dario Matassa, nessun altra cosa o persona più di te." Lo dico anch'io tra le lacrime, mi ha spaventata con le sue parole.

Ci guardiamo per un attimo in silenzio, un attimo utile a ricacciare via i nostri mostri, le nostre paure e le insicurezze, a ritrovarci nel posto più sicuro che conosciamo: gli occhi dell'altro.

Il lato destro del cuore || SpaceValley|| COMPLETAOnde histórias criam vida. Descubra agora