- Capitolo Sei -

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Reyns era ben equipaggiato, per quanto riguardava le armi: possedeva un arco lungo e un pugnale, oltre a una faretra contenente almeno venticinque frecce

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Reyns era ben equipaggiato, per quanto riguardava le armi: possedeva un arco lungo e un pugnale, oltre a una faretra contenente almeno venticinque frecce. Aera invece poteva contare soltanto sul pugnale regalatole da Neal.

La notte era calata, fredda, ma non gelida. La grotta li teneva riparati dal vento che spirava nella valle. I fili d'erba e le chiome degli alberi di Wass ondeggiavano dolcemente. L'aria li accarezzava piano, come un'enorme mano invisibile sul mantello verdognolo di una bestia magica.

I colori scuri e freddi facevano riposare i loro occhi stanchi, e le stelle che luccicavano in cielo davano loro consolazione.

Sapendo che non sarebbero riusciti a dormire, e non potendo neppure accendere un fuoco perché gli Ideev avrebbero potuto trovarli, i due giovani parlarono del loro passato.

Reyns raccontò che il suo clan, Lokeef, aveva base all'estremo est della Valle Verde, e che il capo se l'era presa comoda, pensando che gli Ideev non sarebbero riusciti ad attraversare gli strapiombi che separavano la loro base dal resto della Valle Verde.

C'era solo un sistema di ponti e di funi che permetteva il passaggio da una parte all'altra, ed erano solo i membri del clan a rendere possibile il collegamento.

L'unica spiegazione a ciò che era accaduto quella notte era che alcuni Ideev fossero riusciti a infiltrarsi nel clan, quindi all'insaputa degli altri avessero teso le corde e il ponte fosse stato assicurato dagli Ideev a ovest e dai traditori a est.

In questo modo gli Ideev avevano attraversato, e fatto strage del clan. Solo quattro o cinque membri di Lokeef erano riusciti ad attraversare il ponte – anche se a provarci erano stati una dozzina – poi almeno due di loro erano stati colpiti dagli arcieri Ideev, ma Reyns non poteva dirlo per certo, perché l'unica cosa che aveva fatto era stata correre, correre a perdifiato verso ovest.

«Così eccomi qui» concluse, alzando le spalle.

Non c'era emozione, nella sua voce. Né tristezza, né sollievo. Era come se avesse già accettato l'accaduto, e al contempo non avesse ancora elaborato ciò che era successo.

Il solo pensiero di analizzare più a fondo quei ricordi doveva essere troppo, per lui.

«Immagino che ci siano diverse storie simili alle nostre. Essere gli unici superstiti di un clan sembra essere un fardello molto pesante da portarsi sulle spalle, tanto più è stata scarsa la probabilità di salvarsi. Quando penso che forse, là fuori, c'è un bambino tutto solo, l'unico a essere uscito vivo da una battaglia tra gli Ideev e un clan magari anche più numeroso dei nostri due messi insieme!»

«C'è molto più coraggio nel restare soli che nell'accettare di unirsi agli altri» rifletté Reyns. «E questo vale anche per quanto riguarda la vita e la morte.»

Aera annuì, sentendosi d'un tratto curiosa di sapere quanto la sua storia fosse simile a quella del ragazzo, che appariva tanto forte, coraggioso e saggio. Immaginò che nel suo passato dovessero comparire più di un ricordo di un grande dolore.

Il Viaggio per la LibertàWhere stories live. Discover now