- Capitolo Diciotto -

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Il sentiero continuava a salire, sempre più ripido, e i viaggiatori erano stanchi

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Il sentiero continuava a salire, sempre più ripido, e i viaggiatori erano stanchi.

Aera non poteva fare a meno di osservare meravigliata la natura che la circondava; il suo sguardo era alla ricerca di fiori selvatici che andavano dal rosso più sgargiante al viola e al lilla più leggeri.

In realtà i suoi erano solo vani tentativi di distrarsi dal senso di colpa che provava ogni volta che davanti a sé vedeva solo tre dei quattro Ideev che avevano intrapreso quel viaggio insieme a lei e Reyns; si riteneva la responsabile della morte di Gatto.

A un certo punto, quando il gatto adottato da Ridd, stanco di stare al passo dei primi della fila, le venne incontro miagolando, non poté evitare di rivolgere il pensiero all'uomo che era stato ucciso solo per averla protetta.

«Quindi è morto perché non ha detto a Kired dove mi trovavo?» chiese, apparentemente a nessuno, prendendo in braccio il gattino e accarezzandolo mentre il felino faceva le fusa.

Forse l'aveva chiesto proprio a lui, ma non si aspettava una risposta. Il gatto prese a giocherellare con le due treccine di Aera, e la ragazza sorrise, pensando che forse avrebbe dovuto prendere esempio da quel gattino, e tentare di distrarsi, invece.

Capì però ben presto che non ci sarebbe riuscita. Non questa volta.

Anche se il soggetto della frase mancava, Reyns comprese comunque a che cosa Aera si stesse riferendo – forse perché ci stava pensando lui stesso – e le rispose, tentando di tranquillizzarla.

«Non è colpa tua, e in un certo senso nemmeno di Kired e il suo compagno. Tutto ciò che sta accadendo è a causa di Vyde e di chi lo appoggia. Lo hai detto tu stessa, ricordi?»

«Sì...» mormorò Aera, sconsolata nell'udire le stesse parole che tempo prima erano uscite dalle sue stesse labbra.

«Ebbene, lo credo anch'io, ma gli ordini di Vyde sono questi: ogni ragazza che abbia all'incirca la nostra età e che indossi dei gioielli provenienti dall'Oriente deve essere portata alla fortezza del Lord, il quale saprebbe riconoscere la principessa. Almeno, questo è quello che dicono. Il fatto che noi due ci stiamo dirigendo verso il Lago Rosso di nostra spontanea volontà dovrebbe inoltre essere abbastanza perché Vyde riconosca che la tua identità non coincide affatto con quella della principessa Orientale. Ma dopotutto non importa. Quella di noi due che entriamo dalla porta del suo studio sarà l'ultima immagine che i suoi occhi cattureranno.»

Aera colse la sfumatura di qualcosa di malvagio nel sorriso che Reyns le riservò, quando terminò di parlare – sembrava addirittura eccitato all'idea di uccidere. Anche lei stessa era convinta che fosse per una giusta causa, ma l'omicidio di Vyde restava comunque un omicidio.

Era dunque in quel suo sorriso che aveva radice la sensazione che Aera aveva avuto il giorno in cui si erano incontrati, quando le era sembrato che Reyns avesse dovuto soffrire così tanto a causa degli Ideev che aveva accettato senza pensarci due volte di partire insieme a lei per andare a morire? Era in quel preciso momento che il dolore si era tramutato in odio, in rabbia, e successivamente in bisogno di reagire?

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