Capitolo 5

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_Anna pov's_

Mi sveglio come ogni mattina, ormai sono due mesi che mi trovo qui a New York; la cura per la mia malattia sta procedendo, ma non sembrano esserci miglioramenti ed ogni giorno che passa mi sento un po' più debole; questa mattina ho preparato la colazione per Aron, nel frattempo lui è cresciuto un po' e tra poco dovrò comprargli un'altra cuccia; dopo aver finito di mangiare prendo il guinzaglio ed usciamo di casa per andare alla visita in ospedale, saliamo su un taxi e ci dirigiamo alla struttura.
Arrivati sul posto pago l'autista ed entriamo in ospedale; Aron, non appena vede Tom, gli corre incontro per cercare un po di carezze ed il mio amico si accuccia per accontentarlo:

  "Hey Anna! Come stai?"
  "Sempre peggio Tom, mi sveglio stanca ed ogni tanto al mattino vomito."
  "Dai entra... Vediamo che ti dice il dottor Wilson."

Entro nella stanza ed Aron si siede a terra vicino a me e mi mette una zampa sulla mia mano destra, questo cane sembra capire i miei stati d'animo ed ogni giorno che passa lo ringrazio mentalmente per la sua presenza; pochi secondi dopo entra il dottor Wilson e mi saluta con un sorriso per poi chiedermi della cura, gli spiego brevemente quello che sta succedendo e dopo aver finito mi guarda ed esclama:

  "Sembra non funzionare questa terapia..."
  "Non è la prima volta dottore, glielo garantisco." Dico per rassicurarlo.
  "Io le proporrei un'altra terapia, ma è sperimentale anche questa... Io non voglio darle false speranze Signorina Miller, ma forse possiamo fare qualcosa per fermare questa malattia." Mi dice Wilson.
  "Lo so dottore ed è per questo che accetto la nuova terapia che vuole propormi."
  "Benissimo."

Mi fa firmare i dovuti documenti e dopo aver concluso tutto prendo le medicine e faccio per uscire, quando la sua voce mi ferma facendomi voltare:

  "Sa signorina: lei è la prima ragazza che incontro, in tutta la mia carriera da medico, con una grinta ed una forza tale da sopportare tutto questo." Mi dice sorridendo.
  "Non è il primo che me lo dice dottore, ma la ringrazio per le sue parole." Esclamo.
  "Riuscirà a guarire." Dice convinto.
  "Grazie." Dico sorridendo.

Esco dalla struttura con Aron che tira il guinzaglio facendomi ridere; raggiunta la spiaggia libero il mio cicciolo e prendo un bastone, lo lancio ed Aron corre a prenderlo per poi portarmelo; passo il pomeriggio così: tra le onde del mare, la sabbia e l'abbaiare del mio cane, quando una voce familiare mi cattura l'attenzione:

  "Che ci fai qui tutta sola?" Esclama Robert.
  "Non sono sola." Dico indicando Aron.
  "Giusto." Esclama sorridendo.

Si siede accanto a me e rimane in silenzio contemplando il paesaggio che ci circonda; il vento accarezza i miei capelli, chiudo gli occhi assaporando l'aria salmastra e poco dopo sento Robert esclamare:

  "Sai mio figlio non fa altro che parlare di te, vorrebbe rivederti."
  "Mi fa piacere, ammetto che anche a me manca il suo sorriso e la sua euforia vulcanica."
  "Si, è un bambino esplosivo; sai mi racconta sempre di quando gli hai cantato Twinkle Twinkle little star."
 
Lo guardo e dal suo sguardo capisco che vuole chiedermi qualcosa, ma non sa come fare; mi volto nella sua direzione e con un sorriso esclamo:

  "Avanti, cosa devi chiedermi?"
  "Beh, non voglio chiederti nulla in particolare, vorrei conosceri meglio ecco tutto." Esclama.
  "Non c'è molto da conoscere su di me: sono una normale ragazza a cui piace vivere alla giornata ed ama la musica."

Mi sorride e nel mentre accarezza Aron; rimaniamo a chiacchierare a lungo fino a che il sole non tramonta lasciando spazio al buio della notte con le sue stelle.
Mi alzo e con un cenno della mano saluto Robert ed una volta arrivata a casa preparo la cena; una volta finito di mangiare prendo la mia chitarra ed inizio a cantare Human di Christina Perri; La mia chitarra emette suoni delicati e con l'aiuto delle mia dita segue il ritmo della mia voce.
Dopo aver riposto la mia chitarra, mi limito ad osservare Aron che gioca, fino a che non sento il campanello suonare; corro ad aprire e vedo Chris Evans e Chris Hemsworth alla porta:

  "Ciao." Esclamo sorridente.
  "Disturbiamo?" Chiede Hemsworth.
  "Oh no, entrate."

Non appena chiudo la porta Aron viene ad accoglierli con gioia; li faccio accomodare in salotto, mentre prendo delle birre dal frigo e delle patatine.

  "Hai una bella casa." Escalma Hemsworth.
  "Grazie." Esclamo porgendogli la birra.

Dopo aver messo tutto sul tavolino in legno li guardo incuriosita e, dopo avergli chiesto cosa li portava qui da me a quest'ora, mi spiegano che vogliono organizzare una festa a sorpresa per Robert: il suo compleanno è già passato, ma volevano farglielo festeggiare per bene.

  "Che cosa dolce." Esclamo io sorridendo.
  "Pensavamo di invitarti e di chiederti se ti andrebbe di cantare." Dice Evans.
  "Assolutamente sì."
  "Che velocità!" Dice ridendo Hemsworth.
 
Ridiamo tutti e tre e rimaniamo a parlare per ore sull'organizzazione del compleanno a sorpresa; durante la conversazione rimango attenta mentre loro espongono le loro idee, quando sento il suono della sveglia sul telefono: devo prendere le mie medicine.
Apro un mobiletto della cucina e prendo le tre pastiglie prescritte dal dottore questa mattina e, dopo essermi riempita un bicchiere d'acqua, le butto giù in una volta sola; i due attori mi guardano perplessi, così decido di raccontare la mia storia:

  "Conosco quelle facce, avanti sparate." Dico sorridendo.
  "Come mai prendi delle medicine?" Chiede Hemsworth.
  "Perché sono malata, ma non mi piace dirlo: preferisco vivere alla giornata ed godermi ogni giorno della mia vita."
  "E di cosa sei malata?..." Chiede Evans.
  "Cancro, è uno stadio intermedio e sto provando molte terapie per poterlo curare."

Li vedo guardarmi con tristezza, così mi sento in dovere di spiegargli che sono anni che ci convivo e che non mi spaventa, perché voglio vivermi la vita come tutti gli altri; i due uomini, dopo avermi ascoltata, mi sorridono ed insieme riprendiamo il discorso della festa a sorpresa, fino a che non si fa davvero tardi: sono le 2:00AM.

  "Guarda che ore si sono fatte! Scusaci davvero..." Dice Evans mentre si mette le scarpe.
  "Oh no, tranquilli: un po' di compagnia è ben accetta." Dico.

Mi salutano e dopo aver ricambiato e chiuso la porta mi dirigo in camera seguita da Aron; metto il pigiama e mi corico nel letto e subito dopo inizio a dormire.

Scritto nel destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora