Capitolo 4

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Un locale. Un casino mai visto prima. Gente ubriaca fradicia e due amiche che ballano di fronte a te come se non gli importasse di nulla e nessuno.
Era già passato un mese da quando mi ero trasferita. Sam ed Hanna erano diventate praticamente indispensabili, camminavamo sempre insieme e sapevo già di poter contare su entrambe, nonostante i loro caratteri completamente opposti e variabili di giornata in giornata.
Quella sera, ad esempio, erano scatenate, spensierate e completamente immuni ad ogni tipo di preoccupazione.

Io, però, preferivo rimanere seduta a godermi un Lucas che mi evitava e parlottava con una ragazza e un Brandon che se la spassava con qualsiasi ragazza lo sfiorasse.
Erano davvero uno spettacolo quei due. Così opposti, ma così stronzi.
In fondo avevo sbagliato a comportarmi in quella maniera con Lucas, ma questo non gli dava il diritto di rivolgermi occhiate omicide ogni qualvolta incontrasse il mio sguardo.
Sembrava come se volesse mangiarmi.
Mi ero promessa di stare lontano dai ragazzi, non volevo affezionarmi insomma, ma mi infastidiva parecchio il fatto che un'altra potesse parlargli ed io no.
Così, molto spontaneamente, abbandonai la mia birra al tavolo e avanzai velocemente verso le ragazze. Seguii a tempo la musica mentre entrambe sembravano perplesse, ma contente di vedermi in pista.
Entrambe, però, si accorsero delle mie occhiate e a chi erano rivolte.
«Lo sapevo!» Hanna portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sbuffando.
«Va a parlargli.» Propose l'altra.
Guardai entrambe. «Non so se sia una buona idea. È impegnato.»
In pochi secondi mi ritrovai spintonata contro la folla, quasi sarei caduta a causa dei tacchi vertiginosi. Persi l'equilibrio e involontariamente m'aggrappai alle spalle muscolose di un ragazzo che stava di spalle.
Quando si voltò e riconobbi Brandon alzai gli occhi sospirando.
Puzzava di Jack Daniel's maledettamente, aveva gli occhi rossi ed era sicuramente ubriaco.
«Acidona!» La sua voce si confuse fra le urla della folla, ma riuscii a capire ciò che avesse insinuato.
Lo spinsi. «Fammi passare.»
«Vedi? Lo sei.»
«Ok, tu sei ubriaco e io con certa gente non ci parlo, quindi fammi spazio.» Brontolai.
Posò le sue calde mani sui mie fianchi muovendo lentamente il bacino ed attirandomi a sé, come se non si stesse controllando. Cercai di distaccarmi in tutti i modi, ma era impossibile.
Poi quando alle nostre spalle passò Lucas ed io lo riconobbi, mi dimenai facendogli mollare la presa.
Lo rincorsi fino a fuori, per poi acchiapparlo da un polso.

L'aria era gelida fuori.
«Emily.»
«Mi dispiace per come mi sono comportata. Davvero, non era mia intenzione...è solo che sono passate solo poche settimane ed io mi ero promessa di stare alla larga dai guai, e nei guai includevo ovviamente anche una persona come te. Quindi pensavo di non farmi travolgere da...»
Non mi lasciò finire. Con entrambe le mani mi attirò a sé, premendo le sue labbra contro le mie.

Il bacio di Lucas non mi aveva sconvolta più di tanto. Avevo bevuto parecchio, probabilmente non ero in me, ma non ero certa di voler frequentare lui. Non ero sicura che mi piacesse abbastanza.
Il suono della sveglia mi tormentò l'orecchio fin quando non mi decisi seriamente ad alzarmi dal letto. Le lenzuola di flanella erano così calde che non riuscivo ad abbandonarle tanto facilmente.
Andando in bagno osservai la mia immagine riflessa sullo specchio, avevo il trucco ancora sbavato. La notte scorsa ero talmente assonnata e stanca che non avevo avuto neanche la forza di struccarmi.
Sembravo uno zombie di prima categoria, ma tutto ciò non mi impedì di fare una doccia calda e rilassante. Uscita dal bagno avvolsi la tovaglia intorno al mio corpo, strizzai i capelli e mi sedetti  sulla poltroncina proprio di fronte al finestrone che dava sul balcone.

Era una giornata nuvolosa, il sole neanche si vedeva. La mia attenzione fu attirata da Brandon che, con solo un'asciugamano avvolta intorno alla vita, vagava per la stanza. Osservai ogni suo movimento come fossi incantata. I suoi muscoli ben scolpiti, le sue spalle larghe, i suoi addominali, quella V che lasciava a desiderare... sembrava proprio il fisico perfetto.
Era tutto al suo posto, a parte il cervello.
Non so perché fossi così stupida da farmi incantare da così poco, ma era maledettamente sexy, in ogni movimento, ogni atteggiamento. Era frustrante ammetterlo, sì.
Quando mi accorsi che lui mi fissava divertito, mi concentrai e distolsi lo sguardo.
Tornai subito dopo a guardarlo e lui stava facendo lo stesso mostrando un sorriso sghembo.
Emily, quello è il ragazzo sbagliato. Sbagliato in tutti i sensi. Non guardarlo, non cercare il suo sguardo, non farlo. Ci cadresti come una pera secca.
Per quanto ci provassi ad ascoltare il mio subconscio era tremendamente impossibile, ma mi alzai dalla poltrona tornando in bagno.
Asciugai i capelli, alzandoli in una coda alta e indossai una maglia larga e un leggings grigio. Scesi le scale velocemente osservando mia madre che preparava le uova strapazzate.
«'Giorno mami.» Le posai un bacio sulle labbra stupendola.
«'Giorno tesoro, non è da te questa felicità mattutina. E poi dove stai andando conciata così?» Notò il mio look sportivo accigliata.
Bevvi il caffè tutto d'un sorso e sorrisi a mia madre «Vado a correre se non è un problema.»
«Sei strana.»
«Mamma è tutto apposto, non crearti monologhi mentali adesso. Ci vediamo fra un quarto d'ora.» Aprii la porta indossando le cuffie alle orecchie.
«A proposito, stanotte a che ora sei tornata?»
Non feci in tempo a rispondere.

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