Capitolo 8

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Ricevetti un messaggio, mentre ero intenta a studiare.
La testa mi stava scoppiando, sentivo il sangue pulsare ogni secondo.
I miei occhi non ne potevano più di leggere, così acchiappai il cellulare, chiusi il libro e mi gettai sul letto infilando le gambe sotto il piumone.
Quando mi accorsi che al telefono era Brady sussultai e corrucciata osservai lo schermo.

Non c'è di che comunque, isterica...

Rimasi stupefatta. Lessi la frase almeno un centinaio di volte e per esserne certa accesi il cellulare un altro centinaio.
Era così complicato per lui dire "prego"?
Disinvolta, comunque, risposi cercando di essere più acida che mai.

Apprezzo il tuo sforzo, idiota.

Potresti anche essere meno acida. Visto che ho fatto uno sforzo io, fallo anche tu!

Non credo sia il caso.

Cambierai idea, prima o poi.

Mai.
Buonanotte Felton.

Buonanotte Stewart.

Spensi l'abat-jour e mi addormentai qualche minuto dopo.
Al mio risveglio la sveglia segnava le sette.
Fuori era ancora buio, probabilmente il sole, quella mattina, non sarebbe sorto.
Scostai le coperte e mi feci spazio per scendere dal letto.
Lentamente mi avviai verso il bagno.

Dopo una lunghissima doccia, mi vestii e scesi di sotto per far colazione.
Nate era disteso sul divano, aveva due scocche rosse sulle guance e gli occhi lucidi.
Feci finta di nulla e senza neanche degnarlo di uno sguardo corsi in cucina sedendomi accanto a mio padre che leggeva il suo solito giornale.
«Buongiorno.» dissi acchiappando un pancakes.
«Stamattina ti porto io, tuo fratello ha la febbre.» Mio padre mi diede un lieve sguardo e poi tornò a leggere.
«Vado con Kris, non è un problema.»
Mia madre, che era di spalle, si voltò di scatto incuriosita ed assottigliò lo sguardo, «Poi voglio conoscerla meglio questa ragazza, ho sentito parlare male della sua famiglia.» rifletté.
Sbuffai e sospirai lentamente, «Mamma non vuol dire nulla, lei è lei, la sua famiglia è la sua famiglia.» sbottai nervosa.
«Senti Emily, l'ultima cosa che voglio è che frequenti gente che fuma, che beve, che si droga e cose del genere. I suoi genitori non sono mai a casa, suo padre lavora sempre e sua madre non so neanche se esiste, non posso farti uscire con gente così. Capito?» Fece con nonchalance. Come se fossero state carine quelle parole. Tutto ciò che aveva appena detto avrebbe potuto tagliare in due quella ragazza, che magari aveva bisogno di entrambi i genitori, ma non poteva averli.
«Mamma ma ti stai sentendo? Ma ti rendi conto?» Alzai il tono di voce sgranando gli occhi.
Lei rimase come sbigottita, aprì la bocca e poi la richiuse.
«Mi è passata la fame.»

Uscii di casa senza salutare e quando vidi Kris salire in auto con i fratelli le corsi dietro agitando una mano. Quando s'accorsero di me, Brady uscì la testa dal finestrino sorridendo al suo solito.
«Non do passaggi alle acide.»
«Falla salire idiota.» la sorella le tirò un orecchio da dietro e a quel punto salii.

Arrivammo in poco tempo davanti a scuola. Brady parcheggiò al suo solito posto, facendo scostare la gente senza neanche chiederlo. Era come un dio lì dentro e tutto ciò mi sembrava così anormale da restarne quasi affascinata.
Lo salutavano tutti, lo stimavano e rispettavano senza esitazioni e le ragazze lo cercavano neanche fosse Gesù Cristo sceso in terra sotto forma di figo pazzesco.
Insomma, Brandon Felton regnava lì dentro e non c'era proprio nessun rimedio a tutto ciò.
Quando scesi dall'auto mi sentii così osservata ed imbarazzata che mi rifugiai dietro i fratelli che percorrevano le scale e poi il corridoio con molta tranquillità.
Kris, invece, mi teneva a braccetto e sorrideva tranquilla a tutti quelli che conosceva.
Era un po' strano, ma non mi dispiaceva.

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