Capitolo 23

909 20 0
                                    




La valigia era pronta, finalmente. Mamma mi aveva fatto metter di tutto e avevo fatto una fatica enorme a chiuderla. Mi ci sedetti sopra per l'ultima volta e dopo tanto uscii di casa sana e salva, ma un po' stanca.
Erano soltanto le quattro del mattino. New York albeggiava lentamente e uno spiraglio di luce compariva dal cielo. Roma mi attendeva.
Caricai il bagaglio in auto, mentre mio padre e Nate sistemavano la valigia di mio fratello.
Indossai le cuffiette e m'intrufolai sul sedile posteriore, ancora in dormiveglia.
Mamma ancora urlava dalla porta di casa, mentre io mi ero quasi addormentata accovacciata contro il finestrino.
Quando arrivammo davanti scuola, i pullman erano già colmi di gente e migliaia di genitori salutavano i propri figli con una serie di raccomandazioni anche sconvolgenti.
Notai le ragazze poco più in là, presi la valigia fra le mani e la trascinai raggiungendole, mentre mio padre ci salutava contento.
«Pensavamo non arrivassi più!» Kris sembrò euforica e io mi domandavo come facesse ad essere così iperattiva di prima mattina.
L'unica ammattata era Sam. Sembrò pallida in viso e con gli occhi piedi di sonno arretrato.
Mi avvicinai lenta e l'abbracciai. Senza dire nulla lei ricambiò.
Salimmo sul pullman e notai subito la fila dietro occupata dal solito gruppetto. Sorrisi a Brady e lui ricambiò con un lieve cenno di mano. Marcus, invece, non perse occasione per farsi notare.
«Stewart! Te stavamo cercando.» Sbraitò agitando un braccio.
Sorrisi forzatamente e presi posto poco più avanti di loro, accanto a Kris.
«Stewart!» Esclamò nuovamente Marcus al mio fianco. Si fece spazio nel sedile e si posizionò al mio fianco. «Tu e Felton scoperete vero?» A quella domanda sussultai sgranando gli occhi e venni persuasa dalla figura di Lucas che entrava nel pullman.
Sorrisi e lo salutai, mentre lui fece lo stesso, seguito da una ragazza bionda. Corrugai la fronte osservandola, ma poi tornai a Marcus che continuava a parlottare veloce ed intollerante.
«Adams perché non smammi?» Kris cercò di stare calma e lo spintonò più volte senza riuscire a scrollarmelo di dosso.
«Okay, tu e Felton scoperete. Afferrato il messaggio.» Ghignò mettendosi in piedi. In quel preciso istante partimmo e lui per poco non cadde all'indietro. Si aggrappò al sedile accennando un'espressione di terrore, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
«Pensa a sederti invece, prima che a Roma ci arrivi sulla sedia a rotelle.» Commentò antipatica Hanna che stava esattamente di fronte a noi.
«Apatica del cazzo chiudi quel becco che spara pompe a tutta forza!» A quell'affermazione sgranai gli occhi, mentre Kris scoppiò a ridere con gusto ammiccando a Marcus.
«Vuoi spaccata la faccia ora o più tardi?» Nate si mise in piedi con tono autoritario e si posizionò di fronte a Marcus. Perché dovevano sempre trovare una scusa per litigare?
Marcus non perse un attimo per spingerlo, mentre Brady si mise in mezzo.
«C'è qualche problema?» Osservò mio fratello minaccioso e in quell'istante pregai Dio affinché non volassero sberle o pugni da una parte all'altra. Insomma, eravamo appena partiti!
«Qui gli unici problemi li avete voi!» Esclamò Nate.
«Per favore...» sussurrai, ma nessuno mi diede conto.
«La tua fidanzata non si sa difendere visto che è la prima che attacca gli altri?» Chiese assottigliando lo sguardo Brady.
Nate rimase in silenzio.
«Bravo, siediti e non rompere il cazzo, perché potrei benissimo smerdarti davanti all'intera scuola.» Gli sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.
Nate sembrò quasi come obbedire e si mise a sedere. La cosa mi parve alquanto strana, tanto che scrutai Brady continuamente nella speranza di avere una qualche risposta.

Arrivammo in aeroporto e dopo aver fatto il check-in c'imbarcammo.
Il mio posto fu esattamente al fianco di Brady, mentre di fronte a me sedevano Tom, Kris e Rick. Tutto ciò sembrò strano. Kris era così seria e rigida durante il volo che faceva solo morire dal ridere.
Io, invece, cercai di esser più tranquilla che mai.
In fondo, al mio fianco, avevo solo il ragazzo di cui ero innamorata.
«Sei scomoda? Vuoi una spalla?» Nel momento esatto in cui le mie palpebre si stavano per chiudere sussultai avvertendo il vocione di Brady.
Lo guardai e alzai le spalle. Senza esitare poggiai la testa al suo braccio muscoloso e pochi minuti dopo collassai in un sonno profondo.

Ostacoli del cuore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora