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18:00, l'aria è calda, l'atmosfera placida, il travertino emana calore, Roma si offusca.
Lui ed il silenzio; una mosca sfrega le sue zampe appoggiata sopra una cornice al muro, incosciente ed insignificante fino ad un momento fa ora inizia a muoversi in qua ed in là, emanando lievi rumori che iniziano ad infastidirlo. Così, mosso dal fastidio, si solleva e con i suoi ultimi restanti grammi di energia tenta di lanciarle addosso la sua giacca blu, rimanendovi sotto incastrata si dimena risuonando con il suo ronzio tra il silenzio della stanza, della città, fino a che non trova una via di fuga definitiva, esce dalla manica ed esce dall'ampia finestra, sotto il suo stanco e perso sguardo.

   Fase due / Fase tre 

Guardava quel soffitto bianco come lo aveva già guardato tante volte, più o meno profondamente, sempre dallo stesso punto di vista, ma mai questo era stato così vasto.
Dopo qualche minuto vuoto si alzò di scatto dal letto su cui era sdraiato supino, ed ancora con la sua camicia bianca e la sua cravatta blu uscì fuori sul balcone. Il sole aveva assunto un colore che poco si confaceva a quella città, ma vederlo così caldo ed afoso riflettersi sulle tegole rosse, sul punto di morire, cambiò la sua espressione che ora sembrava più rilassata ed inconsapevole, quasi come se per un istante si fosse dimenticato degli ultimi cinque mesi, degli ultimi trent'anni.
Si accese una sigaretta e con quella stessa espressione la fumò avidamente.
Lui che per due anni aveva sempre preso decisioni volte al bene di una nazione, oggi aveva invece deciso che un'intera nazione avrebbe dovuto aspettare e rinunciare così inconsapevolmente ad una serata di guadagni, abbracci, bellezza, amore per il suo fatuo e superficiale "bene".
Questo pensiero gli riempiva il petto d'orgoglio.

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Così Giuseppe Conte aveva parlato intorno alle 17:00 davanti agli esperti:
"Miei cari colleghi, sappiamo tutti quanto sia importante questa giornata, lo sarà per tutto il paese e lo sarà per noi che ininterrottamente abbiamo lavorato notte e giorno mettendo a repentaglio la nostra stessa salute. Per questo vi ringrazio dal profondo del mio cuore, vi ringrazio per avermi sostenuto, per avermi sopportato e per aver temporaneamente messo da parte il vostro ego per una giustizia più grande di ognuno di noi.
L'arresto totale del paese può considerarsi non più necessario, il decreto è pronto ed il video è stato registrato." Pensò un momento poi continuò: "Date ora la notizia sui social che questa sera alle ore 21:30 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sarei io, trasmetterà un importante messaggio alla nazione.
Ora quindi mi congedo, me ne torno a casa, ci vediamo domani mattina per monitorare la caotica ripresa della vita dei nostri cittadini."
Fecero tutti silenzio in quella stanza che era stata dominata dal suono di tastiere, mouse, penne, parole, fogli. Lui prese le sue cose, salutò personalmente i suoi colleghi e se ne andò. Loro muti non ebbero il coraggio di chiedere o di chiedersi la ragione di questa ulteriore attesa di quattro ore prima della pubblicazione del tanto atteso video, tutti accettarono inconsciamente la sua decisione, la decisione di un uomo che aveva proceduto fino a quel momento in modo razionale, lucido, autoritario ed umano, senza mai mostrare segno di debolezza. Lui si era guadagnato agli occhi dei loro subconsci da esperti il diritto e l'autorità di imprigionare per quattro preziose ore la vita di una nazione intera.

In quel assenziente silenzio si celava il compimento di un'ambizione vecchia e malata, sudata sino a l'ultima goccia di sudore, lavorata nel sangue di un solo uomo, sofferta nella solitudine di un peccatore.

LUI.Where stories live. Discover now