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19:30, Roma inizia ad accendersi mentre il sole scende indisturbato.
Le persiane totalmente aperte della finestra non ostacolano dall'entrare le tante sfumature di quel cielo mutevole mentre la finestra, socchiusa, lascia passare ancora una singola mosca. Questa, insistente, si avvicina alla lampada accesa sulla scrivania e ronzandovi e sbattendovi intorno, con i suoi rumori persistenti e ritmati riesce a svegliare Giuseppe dall'instabile sonno nel quale era caduto rientrato in camera.

Era esausto, non sapeva quando e se si sarebbe ripreso.
Sognava il passato e lo vedeva bene, i pochi sogni che aveva rimanevano sempre in lui ben vividi. Un sogno che forse era servito a ricordargli qualcosa di importante, qualche cosa che tendeva a dimenticare nella frenesia della vita romana. Decise che aveva bisogno di chiarezza e non poteva aspettare. Il mondo non sembrava volersi tranquillizzare per lasciargli cordialmente il tempo di chiarirsi, così questo tempo, ormai necessario, se lo ricavò da solo. Si alzò dal letto, chiuse le persiane e la finestra, spense la lampada, salutò con lo sguardo la mosca e scese alla sua auto.
Partì.

-

06:00, i rumori della città sono ormai lontani. A questi si sostituiscono suoni più familiari, di una familiarità primitiva ed infantile, quasi un regresso. 
Lo sportello della macchina si chiude meccanicamente in un suono sordo, seguito dal "click" della serratura elettronica. I passi lenti si muovono strusciando tra erba e sabbia, in un sentiero stretto, fino a che gli alberi non iniziano a sfoltirsi ed a lasciare gradualmente che l'orecchio sia assordato dalla poesia dell'acqua ed del vento insieme.

Quello della prima mattutina discesa al mare era un rito che Giuseppe compiva ogni anno in solitudine ma che mai aveva assunto tanta importanza. Dopo tutto ciò che aveva affrontato la sua vita era infatti stata sconvolta come non succedeva ormai da anni, forse come non succedeva ormai dal '81, la sua mente si trovava come allora in tormento. Era il momento per parlare finalmente con sé stesso, con Dio, per chiarire ciò che era stato insabbiato, per ridare un colore netto a tutti i grigi che lo annebbiavano.
Una domanda in particolare continuava a tormentarlo:
"E' così che si chiude il mio periodo aureo? Sarà ormai tempo di ritirarmi nell'immutabile noia della felicità o dovrei lasciare che la vita continui a scorrermi freneticamente addosso?"

Si sedette nella chiara sabbia, ancora fresca ed umida, sulla riva del mare.
L'aria fresca e salata gli riempiva i polmoni, il suono insistente delle onde lo assordava, la luce dei primi timidi raggi di sole dava vita nuova a tutto ciò che era morto nella notte, una vita nuova, rosea, insicura ma tranquilla. Questa realtà in quel preciso istante divenne eterna, la sua anima si riempì di essere ed a sua volta l'essere lo accolse in un abbraccio che durò un istante ed un'eternità.
Eccola la bellezza, finalmente dopo mesi.

Un'epifania.

LUI.Where stories live. Discover now