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Estate 2030
Un mondo inimmaginabilmente diverso continua a trascinarsi sulle spalle dei vizi che gli appartengono immutati dal giorno del peccato originale.

Politico infelicemente pensionato.
Questa era l'immagine che gli appariva allo specchio.
Avrebbe voluto vedersi come Mastroianni ne "La Dolce Vita" ma non era altrettanto bello.
Ritornava alle 06:30 a casa nel solito appartamento romano, ancora un po' instabile dal festino della sera prima, dopo una rapida doccia calda fece un ultimo tiro per poi stendersi a letto.
Olivia sveglia, stesa accanto a lui, lo guardava come si guarda un figlio raffreddato, gli accarezzò il viso e gli baciò la fronte. Lui, infelice, sorrise e chiuse gli occhi.

-

Aprì gli occhi irrequieto. Si trovava a capo di una lunga tavola. Guardò l'orologio, erano le 10:30 del mattino, aveva davanti a sé una spremuta d'arancia, un bagel, un uovo fritto. Evidentemente si trovava in uno di quei brunch borghesi, estivi, pretenziosi, da camicia bianca un po' sbottonata e mocassino.
A malapena riuscì a realizzare cosa stesse succedendo quando fu chiamato a partecipare ad una superficiale conversazione.
"Allora Giuseppe, hai sentito l'ultimo suo intervento al tg1? Che ne pensi?"
"Beh che vuoi pensare, per come va il mondo, per quello che ho visto, c'è poco da pensare"
Tra le accennate risate e i commenti impulsivi ordinarono un altro giro di bevute per tutti.
Giuseppe intanto ancora un po' confuso si guardava intorno, mantenendo però un sorriso sicuro. Il posto lo conosceva bene, su quell'attico romano poco turistico, sotto una tenda che lasciava penetrare l'intensa e calda luce del sole riflessa dai coppi e dal travertino delle balaustre. Le persone pure le conosceva bene, vecchi e nuovi inaffidabili amici. C'era poco da essere confuso, mancava solo Olivia, il che ancora un po' lo destabilizzava.
Iniziò a sentirsi debole, chiamato in qua e in là, da uno e dall'altro, un morso di questo un sorso di quello. In questa debolezza il mondo cominciava a farsi meno nitido quando realizzò un dolore intenso, delle fitte di bruciore acuto provenienti dagli avanbracci e dalle ginocchia, abbassò lo sguardo e sentì il sangue caldissimo scorrergli sulle cosce e sui polpacci. Delle leggere garze coprivano vene tagliate più volte. Non appena le vide sorrise, amplificò il dolore nella sua mente sino a saturarla nella pienezza della sofferenza fisica e finalmente tutto fu chiaro, debole ma deciso alzò sguardo verso la tavolata che continuava a ridere e scherzare fino a che non gli chiusero completamente gli occhi.

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Si risvegliò, solo nel letto.
Un altro sogno dimenticato gli lasciò una sensazione senza nome ma intensa.
Non aveva più sveglie né appuntamenti ormai. Il segreto lui lo aveva capito tempo fa ed era proprio questo, lasciava scorrere il tempo senza costrizioni, senza il lontano ticchettio delle lancette di un orologio, così il tempo pareva eterno. Eccola l'immortalità.
Guardò il soffitto vuoto per qualche minuto, forse per qualche ora, entrò ormai al crepuscolo Olivia in vestaglia da notte, la stessa che aveva tenuto tutto il giorno in casa, si spogliò e si stese a letto dove insieme si accesero una sigaretta.
Non aveva messo su un chilo, Olivia, era perfetta com'era sempre stata. Percorreva il suo corpo con lo sguardo appagato, la luce proveniente dalla finestra lo rendeva liscio come un marmo ben levigato permetteva di intravedervi tutte le forme più essenziali. Il collo che accennava qualche ruga, il seno appena rifatto per essere mantenuto sodo, il ventre piatto, le gambe... L'accarezzava dolcemente come quando si videro nudi e reali per la prima volta.
Olivia lo amava come allora, ed era felice.
Lui l'amava e come allora era infelice.

LUI.Where stories live. Discover now