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Fumava,
veniva soffocato nel silenzio cittadino dall'afa e dalla nicotina, dall'orgoglio e dall'autocompiacimento, dalla disperazione e dalle preghiere di perdono che risuonavano nella sua testa. Padre Pio.

"Quanto devono sembrare insignificanti tutti questi miei sovrumani sforzi agli occhi di Dio ma quanto importanti sono invece alla vanità che acceca i miei occhi" pensava, mentendo in modo così evidente quanto ridicolo a lui stesso, ed a Dio.
Neanche la sua vanità era mai bastata ad accecarlo, aveva sempre agito e peccato con volontà ferrea, nonostante questo gli svuotasse il cuore ogni volta di più. Peccava senza superbia e senza orgoglio, questi ne erano solo inconsistenti conseguenze, peccava per peccare. Tra i sillogismi di una razionalità ferrea che incontrastati avevano da sempre guidato la sua etica e la sua morale infatti aveva al contempo quest'unica irrazionale contraddizione, che come un parassita silenzioso continuava a dispiegarsi senza opposizioni o volontà risolutive, una contraddizione fin troppo umana.
Troppo umana perché non semplicemente umana, ma umanamente conscia, quindi eccessiva.

"Quanto dovrò ancora soffrire per questa giustizia che ho avuto la sfortuna di vedere così chiaramente? E quanto invece dovrò godere per controbilanciare?" questo se lo chiedeva onestamente e con un briciolo di pietà nei suoi stessi confronti.
La Giustizia, sua vocazione diceva, dato che aveva da sempre avuto una visione bicromatica della realtà: c'era il bianco e c'era il nero e nient'altro. Ma questa visione poco si confaceva alla vita reale, nella quale tentava e ritentava instancabilmente di immergersi per sentirsene finalmente parte. Tentava e ritentava instancabilmente di mischiare quei due colori e di crearne dei nuovi, colorando però solo frazioni del suo tempo, di grigio come la diplomazia di un'opinione relativa o di una mezza verità, di blu come la superficiale bellezza di un quadro sterile in un soggiorno troppo ampio per una sola persona, di arancione come il tramonto visto attraverso il fumo di una sigaretta, di verde come "La Bomba" ad un volume eccessivo tra una folla di infelici che si dimena, o di rosso come le passioni senza seguito ma anche come la dissolutezza di Roma, che ha una sfumatura più scura. Il bianco ed il nero tornavano poi quando lentamente questi colori si sbiadivano nel silenzio.

"E se avessi già sofferto ciò che c'era da soffrire e fosse oramai giunto il momento che ho così a lungo rimandato?" si chiedeva poi terrorizzato.
Lui credeva infatti che ogni cosa avesse un suo periodo aureo, temporalmente limitato, seguito necessariamente da incessante disfacimento ed imbarazzo. Così aveva deciso da tempo che la fine di quel periodo aureo nella sua esperienza di vita avrebbe coinciso con la sua uscita di scena definitiva, verso l'eterna tranquillità di un animo lieto ed immutabile. Sapeva come essere felice ma ne aveva paura, aveva paura dell'eterna noia che questa implicava. Ogni giorno quindi rispetto a felicità e pienezza d'animo lui sceglieva tristezza e solitudine perché necessarie alla vita reale, ma forse proprio la sua vita oggi era terminata.

Spense la sua sigaretta e rientrò.

LUI.Where stories live. Discover now