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Song for the chapter:

Looking for Mercy - Madonna.

Mai avrei pensato di provare così tanta paura come adesso.

La paura quando colpisce, ti mette al tappeto facendoti patire tutti i dolori possibili e immaginabili. La puoi sperimentare innumerevoli volte, ma ogni volta è come la prima volta: dolorosa fino a sentirti il cuore aperto a metà. Questo è ciò che provo quando vengo impossessata dalla paura.

Lo stridolio dei topi accompagna quello della campanella che continua a suonare fino allo sfinimento, inondando i miei deboli timpani. Continuo a muovermi freneticamente, con il cuore in gola.

"Brandon, perché suona la campanella?" Domando, pur sapendo la risposta. Lo so bene come le mie tasche il motivo, ma non voglio ammetterlo a me stessa.

"Vorrei non fosse vero, ma credo che le che celle si siano aperte, e che..", prende un respiro, trovando a dire quello che vorremmo entrambi che non sia vero, ".. i pazienti siano in grado di uscire."

Strano gli occhi così tanto da temere che cadano dalle orbite. Com'è potuto succede? L'elettricità è sempre tenuta sotto controllo dai specialisti. Vorrei tanto che sia uno scherzo. Tengo la mia mano stretta al braccio di Brandon, per paura di perderlo di vista. Senza di lui, qui sotto, mi sarei già seppellita viva assieme ai topi.

"Bella, dobbiamo salire. Non possiamo stare qui."

"Cosa?!" Quasi strillo. " Pensi che salire sia l'opzione migliore? Io consiglio di rimanere qui finché non torna tutto normale." Sento i respiri di Brandon diventare sempre più pesanti.

"Tu pensi davvero che schioccando le dita tutto si sistemerà? Io sono una guardia e non posso permettere a dei luridi criminali e psicopatici di danneggiare o uscire da questo posto." Rimango immobile, assorbendo le sue parole.

"Se vuoi tu rimani qui, ma io salgo. Il mio dovere mi chiama." Afferma, per poi lasciare la mia stretta e dirigersi verso l'uscita.

Il mio orgoglio mi consiglia di rimanere qui e dimostrargli che avevo ragione; ma come ho detto prima, non sopravviverei neanche nei miei sogni qui senza di lui.

Lentamente, seguo i suoi passi verso l'inferno sopra di noi. Man mano che ci avviciniamo al piano principale, le urla infestano i nostri timpani sempre di più. Sento il sudore volermi dalla fronte fino ad arrivare al collo,e le mie labbra secche e pallide tremare all'impazzata.

"Mi raccomando, sii prudente. Usa le tecniche che abbiamo imparato al corso e non mantieni il controllo di te stessa, chiaro?" Tranquillo, quello l'ho già perso.

"Sì, chiaro." Mormoro.

Continuando a camminare dietro di lui, l'immagine di James mi appare nella mente. Me lo dipingo come l'ho visto l'ultima volta: debole, pallido come un cadavere, con lo sguardo verso il basso, assetato e.. Chiudo gli occhi, cercando di eliminarlo dalla mia testa. Solo al pensiero di lui i quella condizione, vengo immersa da brividi inspiegabili.

"Ci siamo." La voce di Brandon mi riporta alla realtà. " Sei pronta?"

Poso lo sguardo su di lui. "No."

"Nemmeno io. Andiamo."

Non appena giriamo l'angolo, una folla strillante si presenta davanti a noi, pietrificandoci. Tutti i pazienti sono sparsi nei corridoi, urlando e sbraitando all'impazzata, colpendo e distruggendo ogni parte dell'edificio. Strappano documenti, telefoni, sbattono le sedie riducendole in mille pezzi, graffiano i muri e, come se non bastasse, cercano ogni modo irrompere negli uffici personali.

"Brandon, Bella! Eccovi, vi abbiamo cercati per ore!" Una Allyson spaventata ci si presenta davanti, con in mano un..

"Allyson, perché diamine hai una matita in mano?" Le chiedo.

Sofferma lo sguardo sulla matita che tiene stretta e impuntata in avanti, come se fosse una spada. "In casi come questi bisogna pur sempre difendersi con qualcosa, no?"

"Con una matita?" Brandon ed io chiediamo contemporaneamente.

"Ugh! Invece di preoccuparmi della mia matita, venite ad aiutarci! E poi, almeno io ce l'ho un'ar-". Si blocca non appena Brano tira fuori dal fianco destro una pistola elettrica.

"Dicevi?" Il sarcasmo di Brandon prende Allyson alla sprovvista. "Forza, mettiamoci al lavoro."

Brandon si dirige a passi grandi e rapidi verso la folla, con noi dietro. "Ma lo hai visto? Dicevi? Bah."

"Ammettilo. Ti ha messa al tappeto."

"Per favore." Afferma, prima di seguire Brandon verso la folla scatenata.

Decidiamo di dividerci, visto l'incontrollabile casino. Io mi reco verso il corridoio con alcune guardie, Allyson va al piano superiore, e Brandon all'entrata, essendo il luogo più affollato.

Non ho mai realizzato quanti pazienti qui dentro fino ad adesso. Dentro le proprie stanze sembravano essere minuscole e contabili creature, ma si sono rivelati essere un nido di api. Mi incammino a passi rapidi lungo il corridoio con dietro Travis, Joe, Coel e Mike che perlustrano le stanze e ogni angolo di esse.

Non sono mai riuscita ad avere un rapporto di amicizia con loro. Sono sempre stati insieme e alquanto riservati con tutti. Molti li chiamano fratelli gemelli, per le loro somiglianze fisiche: occhi marroni, capelli castani, stessa altezza e stessa muscolatura. Ma anche perché sembrano inseparabili; dove va uno, vanno anche gli altri.

Il corridoio sembra essere vuoto, privo di alcuna anima viva. L'unico rumore udibile è il suono delle nostre scarpe a contatto con il pavimento lucido e le grida disperate, ormai lontane, dei pazienti all'ingresso. Questo posto è terrificante con i pazienti dentro, ma senza di loro sembra un luogo abbandonato e dimenticato da tutti.

"Bella! Qui!" La voce di Coel mi distrae dai miei profondi pensieri.

Mi fermo e mi volto indietro, e li vedo indaffarati ad aprire una porta chiusa. Un paziente è rimasto destro? Incuriosita, mi reco subito da loro.

"Come mai è chiusa? Tutte le altre stanze sono aperte a causa della mancanza di corrente." Affermo.

"È quello che vogliamo scoprire." Risponde Joe, con un tono affaticato.

"Quello che mi preoccupa di più è il perché non si apre." Afferma di seguito Travis.

Vedendo che con le buone maniere la porta non cede, decidono di usare quelle cattive. "Bella, ti conviene indietreggiare."

Mi sposto il più lontano possibile, finché non sono con le spalle contro il muro. Il rimbombo dei loro corpi a contatto con la porta mi fanno sobbalzare. Per distrarmi, decido di tapparmi le orecchie con le mani e di perlustrare il muro davanti, immaginando del più e del meno su di esso.

Viaggio con lo sguardo sulle crepe grigie immaginandomi dei fulmini che colpiscono il cielo bianco e, in questo caso, oscurandola. Mi sposto più verso sinistra e mi ritrovo una parte della porta di acciaio, arrugginita e, ormai, nera come il carbone. Mi chiedo se hanno mai pensato di cambiarle. Senza volerlo, alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti tre numeri: 111.

Impiego alcuni secondi a capire perché questi numeri rimbombano nella mia testa cercando di fare emergere degli indizi, e all'improvviso mi sento come colpita da uno di quei fulmini che ho immaginato poco fa.

"James.."

"Cosa?" Chiedono all'univoco, ancora indaffarati a smontare la porta con i propri corpi.

Non ho il tempo di pronunciare un'altra parola, che un rumore simile ad una bomba proviene dalla porta e le guardie si recano dentro come razzi. Vorrei dirigermi dentro la stanza e vedere, o meglio, capire perché James è rimasto chiuso dentro, ma le mie gambe sembrano paralizzate.

Un silenzio tombale in onda le mie orecchie e inizio a temere che le guardie si siano evaporate. La voce confusa e spaventata di Travis rompe il silenzio, pronunciando quelle parole incredulo, "non c'è nessuno."

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 06, 2020 ⏰

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