20. Jack

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Due minuti, poi andiamo.

Le sue parole echeggiano tra il vento frizzante della primavera e la luce aurea della sera. Mi sciolgo tra le sue braccia, nel suo respiro, sotto il suo tocco dolce e amaro. La sua pelle profuma, i suoi occhi brillano. Le sue labbra si fanno sempre più vicine.

Lascio che anche le mie avanzino verso di lui. Assaporo già il nostro contatto, la nostra unione tanto attesa. E quando la morbidezza della sua bocca inizia a premere sulla mia, brividi incessanti mi stuzzicano il cuore, lo stomaco, la pancia. E ne desidero ancora e ancora...

«Oh, cavoli!» Balzo seduta sul letto, credo proprio di avere urlato. Ho il fiatone e il cuore a mille. Mi alzo di scatto, ma un giramento di testa mi obbliga ad appoggiarmi all'armadio.

Troppo veloce. Ti sei alzata troppo veloce.

Mi riprendo nel giro di pochi secondi e corro in bagno. Mi sciacquo il viso con acqua ghiacciata, tremo un po' per il freddo e fisso il mio riflesso, lasciando gocciolare il mio viso.

«Sono sogni da fare, questi?» dico a una me ancora mezza addormentata. Ancora immersa nel sogno che stava facendo.

«Te lo dico io, non sono sogni da fare! Assolutamente no!»

Afferro con foga un asciugamano e mi asciugo la faccia, lasciando qualche residuo di trucco nero sulla stoffa bianca.

«Hai perso la testa, dannazione!»

Sospiro quasi ferocemente, mi metto le mani nei capelli e giro in tondo per il piccolo bagno.

«Tutto bene, tesoro?»

Sento la voce di mia madre al di là della porta, e qualche colpo sordo al legno che ci separa.

«Sì, sì, adesso esco» borbotto.

Dopo essermi lavata i denti e nuovamente la faccia, e aver pettinato con impazienza i miei capelli – che paiono essere sempre più castani, invece che schiarirsi grazie al sole – raggiungo mia madre in cucina.

Mi versa del caffè nella mia tazza preferita e mi lancia qualche occhiata strana, ma si trattiene dal farmi domande. Per fortuna. Non sono proprio in vena di trovare risposte.

Non ho più visto Cristian, dopo quel momento di intimità lasciato freddamente in sospeso. Non ho osato scrivergli, non è da noi.

No, Kas. Nessun "noi". Non vi scrivete perché lui è solo il tuo tutor. E non siete altro.

Ad ogni modo, sembra essere sparito dalla circolazione. Non è più venuto al lavoro, e mi chiedo come faccia a fare sempre quello che vuole in redazione. Anche Matteo l'ha visto poco nell'ultima settimana, informazioni che Lucia mi dà costantemente, visto che, almeno con lei, sono stata sincera, raccontandole ciò che è successo.

Non so cosa mi irriti di più.

Il fatto che Cristian sparisca spesso e volentieri, e sia anche bravo nel farlo.

Il fatto che abbiamo prontamente interrotto quel momento.

Il fatto che continuo a sognarlo da quando è successo. Anzi, che continuo a sognare di andare oltre, da quando è successo.

O semplicemente il fatto che mi sto comportando come una stupida, continuando a mentire al mio ragazzo che, tra l'altro, ancora non mi ha perdonata per avergli involontariamente mandato l'audio in cui Cristian mi chiama "angelo", per poi non farmi più sentire per il resto della giornata.

Nemmeno a casa le cose sembrano andare per il verso giusto. I miei genitori continuano a litigare, e non fanno più niente per nasconderlo. E io, inquieta come sono, ho bisogno di sapere che cosa succederà ora.

BISCOTTI AL CACAOWhere stories live. Discover now