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«So che hai tu ciò che cerco»

«E cos'è che avrei?» domandò giocosamente.

«Il mio bracciale e devi darmelo immediatamente perché altrimenti ti denuncio. Hai rubato, sembri perseguitarmi in ogni dove e anche pretendere cose in cambio di altre!» elencò con le sue dita.

«E dimmi...» iniziò, dopo una breve risata sarcastica «A chi darebbero ragione? A te, che sei un ballerino che lavora in un night club e guadagna sui cazzi eretti di chi ti guarda, o a me, che porto benefici al paese con la mia azienda? Rispondi sinceramente, Fallen Angel»

Un altro colpo basso che costrinse il biondo a sedersi su una delle sedie difronte la scrivania. Cominciò a fissare il pavimento sottostante aspettando che la sua voglia di scoppiare in lacrime terminasse. Non capiva come riuscisse ad essere così macabro e a toccarlo così in profondità, fino a ferirlo.

«Sono stato troppo brusco?» chiese con un ghigno insensibile «Scusa, stavo solo scherzando!»

«Puoi darmi il bracciale? È molto importante per me e ne ho bisogno» disse cercando di ignorare tutto il resto.

«Guardami quando lo dici» sentenziò e l'altro lo fece «Chi è questo K. SJ?»

«Tu devi stare nel tuo. Non ti dirò chi è perché non sei assolutamente nessuno per me» sbottò con il volto rosso dall'ira e con le mani che fremevano dal poter picchiare quell'uomo.

«Ti sei arrabbiato perché ho detto la realtà dei fatti? Se tu aprissi gli occhi, vedresti che ho ragione io. Non sei nessuna vittima di questo mondo crudele»

Il ballerino si mise in piedi e camminò verso quel corvino che vestiva con giacca e cravatta, come in ogni occasione.

Una volta lì davanti a lui, Jimin spostò di poco la sua sedia per poi sedersi in cima alle sue gambe.

Jungkook rimase leggermente confuso da quella mossa ma non gli importò più di tanto. La sensazione di tenerlo in quel modo era impagabile, piacevole e per questo, lo odiava. Riusciva ad offuscare la sua mente e a ridurre il suo autocontrollo in una polvere sottilissima pronta per essere spazzata via.

Le sue mani finirono automaticamente attorno la vita stretta del più piccolo, al quale sfilò via il giubbino in pelle che indossava. Addentrò le dita sotto la maglia di quest'ultimo percependo la sua pelle soffice e accaldata.

Jimin fissò con intensità i suoi occhi e sorrise internamente perché aveva compreso il fatto di poterlo tenere in pugno facilmente. Circondò il suo collo con le braccia e solo in seguito, si abbandonò a bollenti baci su quella zona, imbrattata di un profumo di alta qualità.

I sospiri affannati di Jungkook gli davano la certezza di aver vinto ma decise, comunque, di continuare.

La maggior parte del suo incavo era, ormai, decorata da vari segni rossastri, a causa dei baci accaniti e lascivi che l'altro gli stava offrendo. Il biondo giunse al suo mento, alle sue labbra che lambì pericolosamente e poi al suo orecchio, dove si soffermò. Jungkook, nel frattempo, proseguiva con il toccare la sua carne imperterrito, estasiato.

«Ho sentito poco fa...» sussurrò con voce seducente dopo aver morso il suo lobo «Che rimproveravi quella donna per come si presentava davanti a te, deduco il suo voler sedurti a te dia fastidio perché vuoi professionalità e serietà... Ma sei così fottutamente incoerente, Jungkookie» ridacchiò armoniosamente contro il suo collo «Tu volevi arrivare a questo, no? Volevi che io ti raggiungessi qui e poi fare ciò che imponi di non fare ai tuoi dipendenti? Perché, ovviamente, mi avresti chiesto qualcosa del genere per avere indietro ciò che mi hai rubato, no?» disse alzandosi dalle sue gambe.

L'eccitazione, che colmava l'organismo del maggiore, sparì di calpo. Adesso voleva soltanto vederlo fuori da quell'ufficio perché altrimenti sarebbe finita male e lui non sopportava perdere il controllo.

«Che razza di capo sei? Dovresti essere colui che da il buon esempio e invece...» ghignò mentre si riponeva il giubbino nero «Ora basta scherzare. Dammi il bracciale e la storia finisce qua»

Jungkook tirò indietro i suoi capelli e diede respiri profondi per cercare di restare con i nervi ben saldi. Sbloccò il cassetto e prese con sé il bracciale.

«Dovresti guardarti allo specchio così vedresti quanto fai ridere» disse ancora il biondo «Dammelo. Ci odiamo a vicenda ed è meglio finirla qui»

«No, non la finiremo. Il gioco è appena iniziato, Fallen Angel» sottolineò e nell'istante seguente, ruppe l'oggetto e le pietre che lo componevano, caddero rumorosamente sul pavimento.

Jimin si precipitò da lui cogliendolo dalla cravatta con forza.

«Dammi un motivo per non spaccarti la faccia in questo preciso istante» ringhiò minacciosamente.

«Dobbiamo ancora scopare» disse con un sorriso insinuante.

Il biondo tentò di fare il seguente passo ma l'altro fermò la sua mano, stringendola fermamente nella propria.

«Non provocarmi ancora perché finirà male» suggerì il moro «Tu hai voluto che io arrivassi a questo» Jimin si allontanò verso la porta.

«Crepa»

(...)

«Allora, che dici? Usciamo insieme domani sera?» domandò Yoongi con un sorriso smagliante e tipico dei suoi.

«Domani sera? Uhm... Abbiamo due sere libere a settimana per riposarci e domani dovrebbe essere una di quelle ma ti faccio, comunque, sapere» rispose Taehyung con nolachance.

«Ti lasci desiderare, eh? Tra un'ora pretendo un tuo messaggio con una risposta affermativa» scherzò il menta «Altrimenti verrò a prenderti con la forza» il ballerino si fece più vicino e con le dita disegnò piccoli cerchi sul suo petto.

«Decido io per me stesso, signor Min e se non mi andrà di uscire con te, io non uscirò ed ognuno rimarrà casa propria»

«Bene... Allora, verrò lì e mi farai uno show privato. Credo sia una meravigliosa idea!» insinuò il maggiore.

«Touchè!»

Taehyung si voltò mentre rideva e, in quel momento, vide arrivare Jimin con un'espressione a dir poco infuriata.

Erano andati insieme in azienda ma il grigio era rimasto ad aspettare all'ingresso e lì incontrò il menta, che gli spiegò cosa facesse in quel luogo e che era un sottocapo e migliore amico del magnate, di cui tutti parlavano in quel periodo.

«Oh, Jiminie. Che succede?» chiese con preoccupazione.

«Niente. Avrei voluto soltanto staccargli la testa e gettargliela nel cassonetto dell'immondizia ma solo dopo averla calpestata per bene sotto i miei piedi!» sbottò il biondo.

Yoongi lo riconobbe all'istante e capì anche a chi si stesse riferendo. Jungkook era figlio di puttana quando voleva, lo conosceva ormai.

«Ora andiamo così ti calmi e mi spieghi tutto, si?» il più basso annuì «Noi andiamo via... E, per favore, di' a quel bastardo, che hai come amico, di lasciare in pace Jimin perché ha rotto letteralmente i coglioni» affermò il grigio rivolgendosi a Yoongi che istintivamente rise.

𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora