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Come poteva dimenticare il volto di colui che al riformatorio, gli aveva reso, per la maggior parte del tempo, la vita impossibile?

La faccia era più matura, più delineata e mascolina e anche il suo corpo lo era ma i suoi occhi erano gli stessi di tredici anni prima, quando all'età di dodici anni fu spedito in un centro rieducativo, perché i suoi genitori non volevano più averlo in casa, e fu là che incontrò il suo incubo.

Quel ragazzino, di soli quindici anni, era marcio dentro, già a quella età. Era pieno di odio, rancore e i suoi occhi, sempre arrossati per il poco sonno e per ciò che fumava, lo rendevano ancora più terrificante.

Non aveva tanti amici lì dentro perché nessuno voleva stargli vicino a causa del suo carattere aggressivo e proponente. Anzi ne possedeva soltanto uno, che conosceva da molto tempo prima, più bassino di statura ma era fatto della sua stessa pasta e forse, proprio per questo riuscivano ad andare così d'accordo.

In quel luogo, nessuno conosceva la sua storia e il motivo dei suoi comportamenti. Era irascibile e facilmente irritabile. Sfogava la sua rabbia che bruciava dentro se stesso sugli altri e non gli era mai importato la questione di poter fare male, con parole e gesti, a quest'ultimi.

Sembrava fosse cresciuto da solo in mezzo ad un deserto senza una goccia d'acqua. Arido di sentimenti e di un cuore caldo e benevolo.

Si poteva definire ignorante in materia di emozioni ma sapiente nelle sue contrapposizioni.

Seokjin era stato soltanto un'altra povera vittima del suo io complesso, che col tempo, una volta uscito da quel posto, era riuscito a placare, facendo di alcuni punti la propria forza.

«Come puoi unirti a questa feccia umana, eh? Come puoi?» domandò il ragazzo con il volto sconvolto e disgustato.

«Hyung non è successo niente, stai tranquillo!» replicò il minore non capendo il perché del suo comportamento.

Jungkook connesse immediatamente quel viso e quella reazione a quel ragazzino del riformatorio che aveva tormentato molteplici volte.

Non andava fiero del suo passato.
Quello era stato un periodo completamente oscuro e violento della sua vita, in cui ciò che sentiva era più amplificato e fuori controllo. Voleva sfogarsi ma lo aveva fatto nel peggiore dei modi, ferendo anche gli altri.

«Perché sei con questo bastardo e in questo stato?» continuò sentendo il proprio nervoso aumentare passo passo.

«Jin, non so cosa tu abbia ma non è affar tuo e non è successo ciò che immagini»

«Io non immagino nulla perché il pensiero di te con questa feccia mi farebbe soltanto vomitare, soltanto schifo. E ti avviso già, se ti vedo nuovamente insieme a lui, con me hai chiuso» sentenziò per poi andare via di corsa.

Jimin prese una maglia e dando un'ultima e seria occhiata al maggiore, seguì SeokJin.

Jungkook, che fino a quel momento non aveva spiccicato parola, si sedette sul bordo del letto e scompigliò con frustrazione i suoi capelli.

I suoi occhi divennero cupi e glaciali come il suo essere, che iniziò a rivivere quei momenti di assoluta violenza e ira.

Pareva imbattibile, inscalfibile e che niente e nessuno lo avrebbe fatto crollare ma esisteva un'arma che poteva distruggerlo con uno schiocco di dita, il suo passato.

(...)

«Jin! Jin! Che ti prende? Perché hai parlato in quel modo? Lo conosci?» chiese Jimin con frenesia quando raggiunse l'altro fuori al locale.

«Come potrei non conoscerlo? Anzi no, come potrei non riconoscere colui che ha reso la mia vita un inferno dentro quel tugurio?» sbottò il moro «Tu sai gran parte della mia storia. Sai che, prima di venire qui al The Hell, sono stato in riformatorio e lui era lì con me! Mi ha tormentato, picchiato e insultato fino a quando, non ha ottenuto ciò che voleva. Sono scappato da tutta quella merda, da lui e dal suo amico che non era altro che la sua identica fotocopia! Quel maledetto...»

Il biondo attaccò la sua schiena al muro per sostenersi. Era rimasto totalmente sconcertato da quelle informazioni. L'amico di cui parlava doveva essere per forza l'uomo dai capelli menta che usciva con Taehyung. Ne era sicuro, si notava palesemente la somiglianza caratteriale tra quei due.

«Non vedi quanto marcio sia quell'essere? Quanto sia ripugnante e spregevole? Ed io non sono l'unica vittima dei suoi maltrattamenti. Ha danneggiato tanti altri con le sue fottute azioni! I suoi occhi sono identici a quelli di quando lo conobbi. Vuoti, insensibili, cattivi e in più, a quel tempo, erano sempre arrossati per la merda che si fumava. È terrificante, un caso perso»

«Io... Non so che dire, non lo so proprio...» sussurrò Jimin con lo sguardo perso.

«Non c'è bisogno che tu dica nulla. Io ti ho già avvisato...»
«E ti consiglio di stargli lontano perché quel bastardo porterebbe soltanto miseria e distruzione alla tua vita. Ma, comunque, sei libero di scegliere ciò che ritieni sia giusto per te»

«È lui il suo amico?» domandò Jimin quando vide scendere da un'auto Taehyung e il menta «Min...»

«Yoongi. Min Yoongi...»

«Parla tu con Tae. Io vado a fare una passeggiata nei dintorni»

𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora