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Jimin fece il suo ingresso all'interno dell'azienda per poi avviarsi verso l'ufficio del maggiore ma prima che potesse farlo, la segreteria fermò il suo cammino.

«Aveva un appuntamento con il signor Jeon? Se è sì, mi dispiace informarla ma credo che dovrà venire un altro giorno. Mi hanno informato del fatto che sta poco bene e non vuole ricevere nessuno» sorrise gentilmente la dipendente.

Il biondo contò fino a cinque pur di non roteare i suoi occhi e sbuffare fastidiosamente.

«Si, lo so ma è una questione familiare molto importante. Sono suo cugino» inventò al momento.

«Se è così vada pure. Non posso negarvi l'accesso visto la parentela!»

Il minore mostrò un sorriso e dopo un cordiale inchino, andò verso la porta della sua destinazione entrandovi con cautela.

All'interno di quel silenzioso studio si ascoltava soltanto la respirazione rilassata di Jungkook e si respirava la sua colonia. Questo, tuttavia, dormiva profondamente sul divano in pelle.

Si avvicinò lentamente e abbassandosi al livello del suo volto, iniziò a fissarlo con molta attenzione. Le sue labbra erano schiuse, proprio come nella foto, e un paio di occhiaie adornavano le sue palpebre inferiori. La sua solita giacca non c'era mentre la sua camicia era leggermente aperta sul davanti e le maniche arrotolate a metà braccio. Un altro particolare che notò poi, fu l'odore di alcol che proveniva dalla sua bocca.

Yoongi non scherzava nel messaggio. Il moro si era davvero ubriacato a lavoro.

E quando tentò di sfiorargli la guancia, Jungkook, percependo una presenza vicino a sé, sbarrò il suo sguardo. Jimin sussultò per quel gesto improvviso gettandosi istintivamente indietro.

Entrambi rimasero ad osservarsi con sorpresa.

«Che cazzo sei venuto a fare qui?» sussurrò il moro cercando di rimettersi in sesto, dopo quella dormita e quella mezza sbronza.

«Volevo soltanto vedere la tua faccia da culo ancora una volta» rispose l'altro prendendo posto al suo fianco.

«Ieri notte non avevi messo la parola 'fine' a ciò che avevamo, o mi sbaglio?» ironizzò sistemandosi di lato in modo da poterlo guardare direttamente.

Bello e odioso come sempre.

«Non ti sbagli... È solo che non mi è piaciuto il modo in cui te ne sei andato. Cosa ti ha fatto arrabbiare?» domandò.

«Le tue ultime parole mi hanno fatto brutalmente incazzare e il fatto che tu sia qui adesso, non fa altro che alterarmi maggiormente. Dici che io sono contraddittorio, quello strano ma tu non sei da meno. Hai detto basta eppure sei qui» sbottò facendo sbuffare pesantemente l'altro «E poi, cos'è che non ti è piaciuto? Volevi continuare a scopare?»

«E anche se fosse? Non credo che ti sarebbe dispiaciuto così tanto» contestò «E poi tu? Solo perché ti ho detto che c'è ne saremmo dimenticati, ti sei arrabbiato? Cos'è? Vuoi che diventi la tua fottutissima puttana personale? No, non avverrà mai questo perché amo la mia persona e mi rispetto»

Entrambi sospirarono nervosamente, stanchi di discutere e attaccarsi in continuazione. Non riuscivano a fare altro. Jungkook allungò poi le sue dita verso il viso del più piccolo che iniziò a carezzare lentamente.

«Mi fai incazzare malamente ma allo stesso tempo, mi fai impazzire. Com'è possibile? Credo siano i tuoi occhi azzurri ad ipnotizzarmi totalmente»

Il ragazzo idolatrato inevitabilmente arrossì, e il colore intenso delle sue guance fece ridere fragorosamente l'altro.

«Che cazzo ridi?» il rossore era scomparso e Jimin si trovava più che infastidito da quella sorta di scherno «Avrei voluto chiederti se avessi pranzato, ma adesso hai mandato tutto a puttane»

«Volevi pranzare con me? Wow, non me lo sarei mai aspettato» ghignò «Però l'idea è allettante» il minore roteò i suoi occhi.

«Uhm... Ho detto alla tua segretaria il fatto che io fossi tuo cugino quindi se dovessimo andare a mangiare, comportati in modo consono» informò con un piccolo sorriso. Il moro si alzò in piedi sistemando i suoi vestiti per poi guardarlo cinicamente.

«E secondo il tuo onesto parere, io pranzerò davanti ai miei dipendenti con te? Non esiste» sogghignò «Mi conosco e non voglio scandali, soprattutto se hai detto di essere mio cugino. Cazzo! Una relazione incestuosa proprio no!»

«In che senso 'scandali'?»

L'uomo scattò velocemente verso di lui sporgendo il suo viso verso quello di quest'ultimo.

«Nel senso che se voglio darti un fottuto bacio o una palpatina nel culo, lo faccio ma fuori di qui. Non vorrei mai che i miei dipendenti spargessero in giro voci insensate su di me o si vedessero autorizzati a fare certe cose qui» spiegò con un'indifferenza glaciale.

Jimin rimase male difronte quelle parole ma non lo diede a vedere, perché il suo orgoglio era cento volte più importante e imponente.

Rise lasciando trasparire tutto il suo sarcasmo per poi dirigersi verso il moro e affrontarlo nuovamente.

«Un uomo tutto ad un pezzo, eh?» iniziò a dire mentre faceva finta di togliere peli immaginari dalla sua giacca.

«Un uomo tutto ad un pezzo che corre dietro a colui che viene, da sempre, considerato la "puttana del The Hell", cioè il sottoscritto. Ed è questo che non vuoi far vedere, no? Non vuoi che la gente sappia o si accorga che vai completamente pazzo per uno che definiscono "puttana", con il quale non riesci a tenere a freno gli istinti e le mani lontane. Mi hai quasi pregato di scopare» affermò spigolosamente accostando poi la bocca vicino al suo orecchio «Hai paura di perdere la stima e la grandezza di cui godi? "Il grande magnate del commercio marittimo è soltanto una maschera, in realtà possiede un'anima volubile, priva di equilibrio e tendente ai vizi"» imitò con ironia un ipotetico titolo di giornale «Sarebbe una bella merda, no?»

«Poi...» fece una pausa «Onestamente non so neanche cosa io faccia qui. Ho sbagliato a venire. Continua pure a dormire o a fare ciò che ti pare» disse per ultimo, prima di uscire da quell'ufficio e lasciare un corvino totalmente furibondo.











—Ho bisogno di una briciola Jikook.
Jikookers during this quarantine:

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𝑪𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora